Rassegna stampa etica

Eluana, ora è il Piemonte ad aprire alla sentenza

Non è finita. E non è bastato l'atto di indirizzo del ministro Sacconi, il dietrofront della clinica friulana, il no dei medici dell'Emilia Romagna, il nuovo vigoroso appello lanciato ieri dall'arcivescovo di Bologna Caffara. Oggi è arrivata una nuova dichiarazione di «disponibilità» all'esecuzione della sentenza sulla donna lecchese in stato vegetativo. Stavolta dal Piemonte. La presidente della Regione, Mercedes Bresso, si è detta infatti disposta ad accogliere Eluana in una struttura pubblica. «A noi non è stato chiesto niente e non ci offriamo, però se ci viene richiesto per noi non ci sono problemi», ha affermato. «Se ci viene richiesto, noi siamo disposti. Ovviamente in strutture pubbliche - ha aggiunto Bresso - perché quelle private sono sotto scacco del ministro».

«Il tema resta lo stesso. Io avevo già detto - ha continuato la Bresso - che noi eravamo pronti a rispettare la legge perchè riteniamo che si debba rispettare la legge e chi in questo caso ha la tutela, la patria  potestà».   «A noi - ha proseguito il presidente del Piemonte a Bruxelles a margine di un incontro con il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso - non è stato chiesto nulla e quindi non è che c'è una competizione in cui ci offriamo, però se ci viene richiesto per noi non ci sono problemi». «È giusto essere preoccupati che non si arrivi ad uccidere le persone che non servono più. Ma in questo caso - ha sottolineato Bresso - c'è stato un lungo iter. C'è una decisione del Tribunale che ha valutato tutte le ragioni di questa situazione». «Se quindi ci viene richiesto - ha concluso - noi siamo disposti. Una risposta dovrà venire dalle strutture pubbliche».

Non si è fatta attendere la risposta dell'arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto:  «Se Eluana Englaro venisse accolta in una qualunque struttura sanitaria piemontese al fine di toglierle l'alimentazione e l'idratazione», si tratterebbe di «un chiaro intervento di eutanasia». «Garantire l'alimentazione e l'idratazione ad una persona malata anche in condizioni particolarmente gravi come nel caso di Eluana Englaro - ha aggiunto il cardinale - non significa fare accanimento terapeutico perchè non si tratta di cure mediche ma semplicemente di dare cibo e bevanda ad una persona perchè possa vivere».

© Avvenire

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