Il dono di Scienza nello Spirito Santo
Il dono di Scienza dello Spirito Santo
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- Creato: 21 Settembre 2007
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* Introduzione
* Nella Sacra Scrittura
* Nel nuovo Testamento
* Il dono di Scienza e i pastori della Chiesa
* Il dono di Scienza e la guida spirituale
Il dono di Scienza è legato strettamente ai doni che abbiamo trattato del Timor di Dio e della Pietà, così come è legato strettamente a quelli che tratteremo, in modo particolare al dono della Sapienza.
Il legame con il dono del Timor di Dio e con il dono della Pietà è chiaro in quanto il dono di Scienza consente di "vedere", nella luce di Dio, il mistero e il piano salvifico e di adozione filiale della Trinità nei nostri confronti.
E' pertanto un dono mistico di chiarezza interiore che dona successivamente chiarezza e luce sia sullo scrutare il piano di Dio (Intelletto), sia nell'assaporarlo (Sapienza) sia nel procedere con discernimento su scelte secondo il cuore di Dio.
E' il dono dell'intimità di tutto l'essere che davanti alla Maestà gloriosa della Paternità di Dio, vede prima ancora di sapere. Anzi prima ancora del vedere è il dono stesso del mistero di Dio, nascosto nei secoli in Cristo, rivelato agli occhi "del cuore" alla creatura.
Non è tuttavia dono per iniziati, non è dono esoterico, ma è dono messo nel cuore di ciascun uomo con il Battesimo.
Più la creatura sviluppa e custodisce il dono del Timor di Dio e della Pietà più il dono di Scienza appare chiaro e luminoso al suo cuore. Più è umile e più vede, coglie e contempla.
Tuttavia va anche detto che il dono di Scienza è anche presente in forma preternaturale in ogni uomo e ogni donna per il fatto stesso di essere al mondo.
Il dono di Scienza nel cuore di ogni uomo ha permesso, anche tra non battezzati e addirittura anche ad atei "sinceri ed onesti" il cogliere e il vedere il mistero di Dio come funzione previa di conversione e talvolta come dono profetico.
L'avvento del peccato nel mondo ha oscurato via via questa sensibilità spirituale di vedere e di cogliere il dono di Scienza. La dove è più forte il peccato, il razionalismo, il materialismo, l'obnubilamento delle passioni, il dono di Scienza non viene colto; anzi la creatura si indurisce e si preclude la capacità di essere "nel dono di Scienza" ed è, invece, paralizzata nelle proprie idolatrie.
Non c'è dunque dono più importante per "vedere" Dio, il mondo, la storia, la creazione, le situazioni microscopiche e macroscopiche con gli occhi di Dio, del dono di Scienza.
Il dono di Scienza, inoltre, come vedremo, è dono Cristologico e Cristocentrico.
Cristo infatti è non solo Sapienza di Dio ma è la Scienza.
E' Lui l'oggetto, l'Alfa e l'Omega, per cui tutto è stato fatto, tutto sussiste e tutto viene creato (gignomai) continuamenrte. Ogni scienza umana ha senso in Cristo e per Cristo da cui proviene e a cui ritorna.
Chi vede Cristo, vede la Scienza; cioè il mistero e il piano di Dio nascosto nei secoli in Cristo.
Chi ha e coltiva il dono di Scienza vede, dunque, realmente, se stesso, in quanto si vede in Cristo.
Antico testamento
La Scienza di Dio ci illumina per vivere, come è scritto:
"Il Signore conduce il giusto per le vie rette, e per assicurare i suoi passi gli ha dato la Scienza dei Santi" (Sap 10,10). "Il Signore, cui appartiene la sacra scienza..." (2Mac. 6,30)
Così infatti è avvenuto per Abramo, padre nella fede.
Abramo segue la parola del Signore e opera tutta una serie di rinunce, tagli e distacchi che lo portano sempre più ad avere fiducia in Dio.
Maturato questo rapporto nel Timor di Dio egli cresce in Pietà con il Suo Dio e incomincia a vedere il "piano di Dio" : "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza" (Gn. 15, 5). Qui probabilmente Abramo fa esperienza del dono di Scienza dello Spirito; cioè vede con gli occhi di Dio il mistero nascosto nei secoli in Cristo. Vi è testimonianza dello stesso Gesù che ai suoi interlocutori disse: "Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò" (Gv. 8,56). Dunque Gesù stesso si fa testimone del dono di Scienza ricevuto da Abramo come pregustazione dell'avvento messianico e della pienezza di questa promessa in Cristo.
Chi ha avuto la grazia di vedere il cielo stellato di quelle terre sa bene come esso è ricco di un manto stellato incalcolabile. Segno di una posterità ed una fecondità senza pari. Qui il dono di Scienza indica anche la sua intima natura vocazionale e feconda.
Il dono di scienza è chiamata che vede per una fecondità. Qui, se vogliamo, si fonda anche il consiglio evangelico della castità che è valido per tutti, per vergini e per coniugati, anche se si esprime in maniera diversa. Chi "vede" rinuncia volentieri per un bene più grande. Rinuncia all'esercizio disordinato della sessualità, oppure rinuncia totalmente ad esprimere la propria sessualità nella coniugalità matrimoniale per orientare tutte le sue energie affettive "per il Regno". Come Gesù.
Il dono della scienza aiuta Abramo a vedere e ne fa un partner più consapevole a cammino con l'Altissimo.
Anche nella prova delle prove, il Sacrificio di Isacco, Abramo si appresta al sacrificio del figlio unico, del figlio della promessa proprio perché illuminato fiduciosamente del dono di scienza che gli fa cogliere la non-contraddizione della richiesta di Dio.
Lo afferma la lettera agli Ebrei dicendo: "Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti" (Eb. 11, 19).
Non staremo qui ad esaminare come, probabilmente, questa fu una richiesta che Dio fece attraverso la conceptio religiosa dell'epoca che chiedeva il sacrifcio del proprio figlio ad una divinità e di come Dio non solo prova Abramo ma lo ri-educa al fatto che Egli non chiede omicidi perché è il Dio della vita, quello che infatti conta è che Abramo è padre nella fede ed è uomo "di Scienza" nello Spirito: egli vede la realtà come essa è agli occhi di Dio.
Il peccato originale (Gn. 3) si pone, all'origine dell'umanità, come fatto che tocca proprio il dono di Scienza. Non c'è dono di Scienza se non c'è fiducia. La fiducia infatti pone il nostro essere allineato con lo sguardo unico dell'esistenza, cioè quello del creatore. Il maligno, satana, ha sfruttato il desiderio buono del conoscere dapauperandolo della fiducia e ponendo l'uomo in una condizione di non-allineamento con gli occhi di Dio. Pertanto l'operazione del maligno, che continua tutt'ora, è proprio quella di distogliere dal reale proponendo cose buone e appetibili senza la previa fiducia in Dio e quindi l'ordine voluto da Dio (intrinseco nelle cose stesse, buone e appetibili) e distorcendo totalmente il dono del conoscere, anzi impedendone la luminosità chiarificatrice.
Non debba stupire questa azione di satana. Egli fu il primo che rifiutò il dono di Scienza. Secondo un'accreditata tradizione che nasce dal cuore biblico cristocentrico, satana si ribellò a Dio intravvedendo il piano di ricapitolazione della creazione in Cristo e la centralità dell'incarnazione. Qui il dono di Scienza privato della fiducia e dell'amore si è cristallizzato in una condizione di totale avversità e in un disordine contagioso verso le creature. Dalla caduta dell'angelo portatore di luce si collega la caduta dei progenitori.
Da questo momento in poi, infatti, il dono della conoscenza, staccato dal dono di Scienza, diventa, talvolta, incapacità dell'uomo di conoscere la realtà.
Magari l'uomo coglie l'aspetto meccanico e strumentale dei fatti e degli eventi ma li dissocia totalmente dallo sguardo del creatore.
Il "come" della scienza privato del "perché" del dono di Scienza diventa, talvolta, veicolo di miti prometeici o faustiani di carattere scientista e positivista e spesso, come visto recentemente, di redivivi miti eugenetici.
Il peccato originale in sostanza ha dissociato la ragione dalle capacità affettive e mistiche dell'uomo che ne sono invece complementari; pertanto la ragione pur essendo un veicolo di comprensione oggettiva e di dialogo diventa, nel suo disordine, talvolta, incapace di "ragionare" bene perdendo di vista il suo orizzonte eterno per cui è stata generata e rimane facilmente ancorata e veicolata a passioni disordinate che he fanno il preambolo e ne determinano le conclusioni. Non è dunque corrotta la ragione (come sosteneva Lutero) ma può essere corrotta la capacità di ragionare bene. Anzi più l'uomo si allontana dalla sua innocenza cercando giustificazioni nel peccato più si indurisce, si disordina e si caoticizza la sua capacità di ragionare. Viene toccata per così dire non la sua immagine (ragione) ma la somiglianza (ragionamento) portando talvolta l'uomo stesso non solo contro Dio ma contro l'uomo (si ricordi come Adamo ed Eva scaricachino l'uno contro la'ltro la responsabilità delle loro scelte colpevoli).
Tutte le ideologie disumane sorte nel corso della storia dal razionalismo al nichilismo, dal nazionalismo al comunismo, dal pauperismo al capitalismo sono segno del tentativo dell'uomo di creare scienza senza il dono della Scienza nello Spirito. Di salvarsi senza in realtà mai realmente conoscersi e fuggendo a se stessi e al fratello. Ciò non toglie che una retta coscienza (quella che compie la volontà di Dio pur non conoscendolo) può, anche inconsapevolemente, "ragionare bene".
Il dono di Scienza si pone qui come correttivo basilare a questo disordine. Il dono di Scienza dunque aiuta la ragione a ragionare bene e a svolgere il suo compito mistico. Ecco il richiamo costante del Santo Padre a trovare nella ragione basi di dialogo, perché qui si restituisce alla ragione la capacità di rivelare l'uomo all'uomo e il suo destino eterno in Dio. La ragione è in se stessa via mistica al dialogo e al cammino verso Dio purchè venga perseguita con onestà di metodo e nel rispetto della sua natura limitata e aperta al trascendente. Il trascendente, infatti, è il presupposto ineludibile per la ragione di comprendere se stessa e di farsi veicolo previo alla conoscenza dell'uomo in Dio. La ragione dunque, se è tale, è sempre concreta e reale e dunque è via mistica e non esoterica, ma donata ad ogni uomo. Il dono di Scienza potenzia questa facoltà naturale donandole il correttivo e l'ampliamento di orizzonte per cui essa è stata data all'uomo restituendone la finalità di conoscere Dio e dunque anche se stessi. Ecco perché non vi è distanza tra scienza e fede, entrambe cooperano, nel dono dello Spirito di Scienza, a conoscere il mistero nascosto nei secoli in Cristo.
Il dono di Scienza, come intravisto, è dunque un dono Mistico. Lo vediamo chiaramente nella visione vocazionale di Isaia: "Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti" (Is. 6,5). Qui il dono di Scienza non solo fa vedere all'uomo il piano di Dio, ma fa vedere l'uomo all'uomo. Cioè diventa dono ineludibile per una corretta autocoscienza. Tuttavia mostra l'uomo all'uomo nella misericordia di Dio: "Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua iniquità
e il tuo peccato è espiato" (Is. 5,7) Il dono di Scienza non rivela all'uomo il suo stato se non nella misericordia e nell'amore di Dio. Tutto il contrario della tentazione di satana ai progenitori che pone il vedere nella sfiducia e nelle radici del senso di colpa.
E, proprio in questa consapevolezza amorosa, il dono di Scienza diventa vocazione e mandato: "Và e riferisci a questo popolo..." (Is. 6,9). Il dono di scienza, dunque, è un dono mistico per la missione.
Abbiamo compreso che il dono di Scienza coincide, nella sua espressione piena, con la persona del Verbo fatto carne, Gesù Cristo. Egli è il dono di Scienza e contemplare la Sua persona e il progetto che ne deriva è frutto dello stesso dono di Scienza che lo Spirito Santo elargisce nel battesimo e che attende di crescere e di essere coltivato nel nostro cammino.
Pertanto il dono di Scienza è dono di contemplazione, è dono mistico. Qui il credente trova la sua più intima natura: contemplare, adorare, lodare. Attività angelica per eccellenza ma che, con l'avvento del Cristo, diventa dono e capacità anche dell'uomo.
In effetti i primi "stimolatori" del dono di Scienza sono stati proprio gli angeli e in particolar modo gli Arcangeli. L'attività angelica è molto ricca già nell'antico testamento ma diventa particolarmente pregnante nell'inizio del Vangelo.
Non possiamo dunque non soffermare lo sguardo su Maria ed in particolar modo su quel capolavoro di tenerezza, di intimità e di sponsalità che è l'annunciazione. Proprio qui si conprende che la prima Scienziata del nuovo testamento è Lei, la Madre, Maria di Nazareth.
Lei che diventa depositaria e collaboratrice del dono di Scienza che è Gesù, Suo figlio e nostro Signore. Tuttavia questa capacità "scientifica" di Maria non sarebbe stata possibile se Ella, prima ancora, con una assidua collaborazione alla Grazia, non avesse coltivato il dono della contemplazione, dell'adorazione e della lode. Maria non è solo la Scienziata ma è colei che ha sempre voluto esserlo. Fissando lo sguardo su Dio, Padre e provvidente, ha collaborato e permesso il dono di Dio tra gli uomini. Solo per umiltà e non certo per incapacità Maria chiede tuttavia alla'Angelo come è possibile che Ella possa concepire un figlio visto che Dio stesso, nella coltivazione del dono di Scienza, gli ha fornito la vocazione alla verginità. L'Arcangelo fornisce qui il senso profondo della sua missione sia di annunciatore che di "stimolatore" del dono di Scienza. "nulla è impossibile a Dio!" (Lc. 1,37) Ecco che Maria, "allenata" nella Scienza, vede completamente il disegno di Dio è sceglie dicendo "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc. 1,38). Ma potremmo anche tradurre "avvenga di me quello che abbiamo visto!".
Molte dunque le considerazioni a questo proposito. Innanzitutto la consapevolezza del ruolo di scienziata di Maria; come colei che coltiva la Scienza e dona la Scienza. Capacità divina, certamente, ma anche assidua e disciplinata volontà umana. Se non ci fosse stata questa capacità scientifica, ripetiamo, Maria non sarebbe arrivata a questo momento. In secondo luogo l'importanza dell'aiuto Angelico come un sussidio all'essere scienziati, cioè alla capacità costante di contemplare Dio e le cose di Dio in Cristo. L'invocazione degli angeli e degli arcangeli è dunque necessaria proprio in questo: stimolare il dono di Scienza che Dio ha messo nel nostro cuore con il Battesimo; vedere dunque tutta la realtà con gli occhi di Cristo, Scienza di Dio.
La capacità scientifica di Maria si esprime ancora meravigliosamente, sempre nel Vangelo di Luca, con l'esultanza del Magnificat. Maria, rapita ben oltre il terzo Cielo, vede che "grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il Suo nome!" (Lc. 1, 46ss). Maria dunque con il si! alla Scienza, dell'annunciazione, vede sempre di più e meglio ciò che la parola timidamente cerca di narrare e la lode verbale riproduce limitatamente. II Magnificat è dunque la lode di ciò che il "Cuore" vede compiutamente. La contemplazione nella Scienza porta alla Lode, all'Esultanza, alla danza di tutto l'essere, al canto, al giubilo. La Scienza però porta anche a vedere Dio che agisce. La mistica non può per natura propria non essere concreta, legata ai fatti, alla storia e alle scelte. Il dono di Scienza è dunque un dono che è anche storico, profetico, attuale. Il cristiano dunque, se vuole essere veramente Scienziato, non può non essere mistico, nel senso profondo che il Vangelo narra.
In un certo qual modo il dono di Scienza si esprime anche politicamente, in quanto nella visione di Dio cerca di attuare e proporre tutte quelle scelte che possono attualizzare meglio il Regno di Dio e il bene dell'uomo.
La verità sull'uomo, dunque, non è slegata dalla Verità su Cristo.
Il dono di Scienza, è capacità previa che consente di operare scelte adeguate gradite a Dio e feconde per l'uomo. Come Maria.
Accanto alla Vergine, prima e somma scienziata, si pone l'uomo giusto: Giuseppe. Proprio il fatto di essere giusto, cioè timorato di Dio, consente a Giuseppe di essere il primo scienziato del nuovo testamento.
Grazie al dono di Scienza Giuseppe viene "avvisato" di ciò che è successo a Maria e di come dovrà comportarsi immediatamente e successivamente nella custodia della sua famiglia.
Possiamo senza dubbio dire che grazie alle predisposizioni mistiche dell'uomo giusto, Dio fa vedere a Giuseppe come essere marito e padre.
Tramite il dono di Scienza illumina Giuseppe nel vedere ciò che l'intelletto non coglie, se non velatamente, ma che il cuore spera e desidera. Proprio per questo Giuseppe è non solo il custode della Sacra Famiglia ma la figura speculare a cui si deve richiamare ogni marito e ogni papà. L'uomo giusto che coltiva il dono di Scienza nella sua casa: cioè la capacità di vedere i fatti con gli occhi di Dio.
Qui nasce e si compie la vocazione di ogni marito e di ogni papà.
Il frutto di questi due poveri di cuore e ripieni di Scienza è proprio la Scienza stessa: Gesù!
Egli è 'Alfa e l'Omega; Egli è il dono di Scienza e la Scienza stessa che illumina ogni uomo; Egli crea e sostiene ogni cosa con la potenza della Sua Parola.
E' scandaloso per il nostro essere carnali: Dio che tutto crea e sostiene nel Suo Amore abbia scelto una via così povera, nascosta, dimessa per manifestare tutta la luce della Sua Scienza.
E' la via di Dio; le luci, i colori, la festa, pur importanti e necessarie, lasciano il posto alle fondamenta della via nello Spirito: il Silenzio, l'Adorazione, la lode. Qui la Scienza si manifesta con tutta la Sua Luce.
Non nel rumore, non nello sfarzo, non nel clamore, ma nel Silenzio dell'incarnazione e del Golgota risplende al massimo il dono di Scienza.
Il dono di Scienza e i pastori della Chiesa
Il dono di Scienza dello Spirito è presente sia in forma preternaturale nella "costituzione" della persona in quanto abilita la creatura a "vedere" Dio e tale costitutività è inscritta dell'essere "immagine". Nel contempo il dono di Scienza è un dono particolarissimo dello Spirito che "presupponendo" la natura di cui abbiamo or ora parlato la amplifica, la trasfigura e la rende capace realmente di vedere Dio, la Sua azione e permette la cristificazione dell'uomo.
Infine, come abbiamo detto, il dono di Scienza in realtà è appunto Cristo, vero uomo e vero Dio, presente nel "pensiero di Dio" nell'eternità, per mezzo del quale tutto è stato fatto e tutto sussiste in Lui. Tutto prende senso in Lui. Tutto è in vista di Lui.
La capacità di vedere Dio è dunque un dono di ciascun uomo ma nello stesso tempo è un dono che alcuni, posti alla guida del popolo di Dio, per volere di Cristo, hanno sviluppato in maniera particolare. La capacità di vedere e cristificare il popolo è voluta da Cristo proprio nei pastori, nel collegio degli apostoli e in particolare in Pietro.
In quella parola "Tu sei Pietro" e nella parola "va e conferma i tuoi fratelli" si pone il fondamento del dono di Scienza presente nel sacerdozio ordinato.
La capacità di vedere Dio e le cose di Dio per conformazione personale a Cristo in virtù del dono ricevuto e nella collaboarzioen a questo dono.
Tuttavia la capacità di "vedere" nella Scienza è intrinseca al sacramento dell'ordine e non tanto alla disciplina spirituale del sacerdote.
Infatti la capacità di vedere nella Scienza appartiene al sacerdote indipendentemente se egli è no meritevole; se egli è o no peccatore, se egli è o no santo.
Ciò non toglie che il sacerdote che umanamente coltiva nella grazia il dono di Scienza ed è fedele alla sua consacrazione possa aderire meglio alla luce di Dio.
Certamente dipende dal contesto. I doni di Dio non sono magici e la collaborazione alla grazia è indispensabile per "slegarli" e renderli vivi. Tuttavia ci sono dei contesti sacramentali ex opere operato in cui la grazia della luce della Scienza si può manifestare con potenza anche se il sacerdote non risponde fedelmente alla sua grazia ed è infedele sotto tanti aspetti.
Mistero dell'umiltà di Dio che si manifesta dove noi non pensiamo.
Spesso il ricevere un consiglio illuminato non è tanto dovuto alla santità del sacerdote quanto alla fede del discepolo che umilmente crede, con San Francesco, al mistero altissimo che passa attraverso le mani del sacerdote. Spesso infatti è l'umiltà del discepolo e la sua fede che "slega", perché riconosce la dignità di chi ha davanti, il dono di scienza del presbitero.
Per tale motivo il laico, inteso come semplice fedele, è chiamato ad obbedire e a rispettare sempre i sacerdoti, qualunque miseria abbiano commesso; perché in essi, nella fede, il fedele vede il Figlio di Dio e non il peccato e i difetti, più o meno palesi. Intendiamo obbedienza e rispetto evidentemente solo per le cose che riguardano Dio. Questa obbedienza e rispetto è gerarchico e via via presente dai fedeli ai presbiteri, dai presbiteri al vescovo, dai vescovi al Papa.
Non è una gerarchia di ordine umano ma di ordine divino che si regge sulla fede e sull'umiltà. Ed è la fede del più piccolo che "aiuta" il più in alto in grado a essere ciò che è.
Uno dei mali dei nostri tempi, viziati di narcisismo, di protagonismo è proprio non comprendere che la Chiesa non è una democrazia. La Chiesa non è un'agora dove ognuno è profeta anarchicamente senza conferma del pastore. Sia taluni che si dichiarano conservatori che altri che sembrano progressisti, altri ancora che si ritengono "carismatici" non "entrano" nella porta stretta di una sana ecclesiologia.
Quella dell'umiltà e della Scienza che offre volentieri sull'altare del sacrificio i propri carismi, le proprie intuizioni, i propri ragionamenti. Con la scusa del "pur obbedendo..." alcuni conservano il male della propria coscienza per fare autonomia o peggio muro contro i pastori e talvolta contro il papa.
Costoro sono degli omicidi verso se stessi, la loro vera e profonda coscienza e verso i fratelli che hanno accanto. Il vero dissenso, quello fecondo e fruttuoso, è quello che è pronto a sacrificare il "proprio Isacco" per piacere a Cristo e che quindi riconosce, radicalmente, che solo Dio guida la storia, anche e nonostante le miserie di ciascuno di noi.
Per tal motivo tutti dobbiamo pregare costantemente per i sacerdoti e chiedere per loro (e per noi, cioè a nostro vantaggio tramite loro) il dono di Scienza.
La Scienza fa vedere, intuire, co-intuire al pastore dove portare il gregge di Cristo e consente al pastore di evitare che il gregge si faccia male, o sia sbranato dai lupi.
Consente al pastore di non cercare la popolarità ma l'adesione piena a Cristo di se medesimo e delle pecore a lui affidate.
Il fedele laico, in tal senso, è responsabile nell'amore e nella fede, dei suoi pastori e deve difenderli sempre come un bene prezioso che Cristo gli ha affidato. Perché essi soli donano l'Eucarestia ed essi soli aiutano nel dono di Scienza la Scienza dei fedeli. Qui il laico impara ad essere laico, perché richiamato nella Scienza, da ordine alla realtà creata e la amministra nella Scienza.
Non importa se questa realtà è di natura politica, sociale, se sono bollette, tasse, guidare la macchina, lavarsi i denti, giocare o lavorare. Ogni realtà è chiamata ad essere illuminata dalla Scienza che è Cristo.
Certamente questo, cioè ogni ambito del reale, va argomentato, ma qui è più un dono dell'intelletto e della sapienza di cui parleremo.
Ma soprattutto va prima "visto" nel dono di Scienza.
Il dono di Scienza pertanto è quella illuminazione, intuizione e co-intuizione che c'è prima di ogni ragionamento e che aiuta a vedere la realtà quale essa è con gli occhi di Cristo in Dio. Scoprire il dono di scienza e alimentarlo è compito dei pastori. Vedere la raltà mondana con gli occhi di Cristo è compito dei fedeli in sinergia obbediente ed umile con i sacerdoti, vescovi e il Santo Padre. Questo se si conosce Cristo e lo si ama... altrimenti non si sta servendo Lui ma qualcun'altro che non è Scienza ma invidia e disordine. Anzi spesso è solo vanità.
Il dono di Scienza e la guida spirituale
Il dono di scienza è il dono fondamentale per la guida spirituale. Va incessantemente richiesto sia per il direttore che per il diretto. E' il dono che precede quello del consiglio.
Il dono di Scienza, infatti, sta alla base di ciò che è da credere e cio che non è degno di fede. E' tramite questo dono che si conoscono i moti del cuore.
Tramite il dono di Scienza vediamo le creature alla luce di Dio.
Nel dono di Scienza valutiamo i doni e le cose secondo la sapienza di Dio.
Nel dono di Scienza si attua il discernimento tra bene e male, vero e falso, e la condotta da attuare.
E' tramite questo dono che il direttore aiuta il diretto a cogliere i moti dello Spirito di Dio, le azioni di Dio nella propria storia personale e a decidere di conseguenza.
Il dono di Scienza è dunque fondamentale per tutti coloro che hanno un ruolo educativo. Genitori, professori, insegnanti, predicatori, Parroci, guide spirituali, Superiori religiosi, Vescovi.
Tramite questo dono i genitori "vedono" ciò che è bene per i loro figli alla luce di Dio.
Così anche i padri spirituali.
Aiutano i "rilassati", confutano il "tormento" degli scrupolosi, rimproverano nella giusta occasione, aiutano a cogliere il bello, il vero e la gioia nelle situazioni.
Tale dono dello Spirito è alla base di un uso sano delle scienze umane di conoscenza dell'uomo e di conoscenza di sé come la psicologia.
Non c'è psicologia sana senza il dono di Scienza.
San Lorenzo Giustiniani parlava di tre forme di ignoranza su cui ordinariamente viviamo:
nescientia veri et falsi
nescientia boni et mali
nescentia commodi et noxii
in aiuto al fugare di queste nebbie del falso, del male e del nocivo e cogliere il vero, il buono e l'utile vengono in aiuto i doni dell'Intelletto, della Sapienza, del Consiglio e della Fortezza.
Tuttavia se il dono di Scienza è "assopito" in vano gli altri doni colgono spunto per essere attivi.
Per tal motivo il dono di Scienza va richiesto incessantemente per tutti color che hanno un ruolo di responsabilità educativa, spirituale e sociale.
La beatitudine che più è consona al dono di Scienza è quella proclamata da Gesù nel vangelo di Matteo: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt. 5,8). Infatti questa beatitudine, che coincide con la castità (innanzitutto del cuore) consente di "vedere" meglio Dio. Per tale motivo c'è un legame strettissimo tra la castità e il dono di Scienza. Proprio per tal motivo il dono della castità è proprio di ogni battezzato e non solo di alcuni; anche se, evidentemente, ogni scelta vocazionale attuerà la castità in forma diversa.
Non è da confondere la castità con l'ingenuità. Non sempre queste due vanno assieme. Talvolta l'ingenuo è anche "sprovvisto" del dono di Scienza e pertanto non "vede" che dietro la sua apparente inegnuità c'è non solo ignoranza ma anche qualche nube di difetto o peccato invisibile ai più ma che non ha nulla a che vedere con la castità ma con una larvale lussuria dell'anima che tocca le corde dell'auto-stima.
Il discernimento di queste situazioni fallaci come di molte altre è proprio un effetto del dono di Scienza.
Soprattutto nel direttore che, essendo fuori da noi, ci aiuta a vedere ciò che neghiamo a noi stessi, magari per una vita intera, magari chiamandolo virtù.
Un breve trattato della Direzione Spirituale l'abbiamo svolto qui.
In ultimo, frutto del dono di Scienza è la fede. E proprio dalla predisposizione preternaturale del dono di Scienza che nasce la fede. Siamo infatti capaci di Dio e di vederlo. Il dono della Scienza donato con il battesimo rende non solo possibile la fede ma la sua incessante crescita anche attraverso le "notti dello Spirito" che vivono alcuni uomini e donne di Dio in cui Dio è totalmente oscuro e la vita di fede diventa totalmente "insapore", anzi appare talvolta anche amarissima. Eppure dietro questo fiele terribile (ben più terribile di ogni ateismo - perché è il silenzio di Dio e tutto ciò che ne deriva per l'anima) il dono di Scienza rafforza quella intuizione prima della bontà e della fedeltà di Dio. Solo che lo fa senza sapore e colore e nella più totale oscurità, dentro e fuori l'anima.
Ancora il dono di Scienza è legato strettissimamente alla gioia.
E' infatti il dono della visione di Dio per quanto possibile ora. La visione interiore, chiara e luminosa o oscura, come dicevamo poc'anzi, è comunque frutto di gioia radicale nel cuore del discepolo di Cristo.
La direzione spirituale, personale e comunitaria, è frutto del dono di Scienza e vive nel dono di Scienza.