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Desatellizzazione e Cielo, alla scuola dell'Assunta

ASSUNTA POUSSINdi Paolo Cilia

Il Principio della Desatellizzazione è importante.

Anzi fondamentale.

È principio psico-spirituale che segue tre movimenti, sempre inerenti al bene. Riconoscere il bene, gustarlo e perseguirlo.

Esso è insito nel bisogno di identità di cui più volte abbiamo trattato.

È dunque movimento che appartiene alla creatura in quanto tale.

Leggiamo infatti nel Genesi, inerente alla vocazione primaria e naturale: “.. l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.” (Gn. 2,24)

Tale movimento ripercorre, in maniera creaturale, l'adesione delle processioni Trinitarie ad intra e l'agire extatico della Santissima Trinità, ad-extra.
Noi siamo fatti ad Immagine e Somiglianza di Dio, pertanto siamo abilitati, per quanto possibile, a compiere questo movimento del Bene nel Bene, per il Bene.

Dopo il peccato tale movimento non può non essere accompagnato anche da una decisione della volontà accompagnata dalla disciplina nella Grazia.
Dio stesso, infatti, viene incontro a questa nostra debolezza avviando questo movimento di riconoscimento del bene e verso il bene:

“Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra cervìce..” (Dt. 10,16)

E, più recentemente, san Paolo nell’epistola ai cristiani di Roma, epistola Battesimale: “E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi,
colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne;
poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
”
(Rm. 8,11-13)

Se la grazia efficace era legata alla scelta, alla volontà ed alla Parola fedele e attuante (Dabar), nel Vecchio Testamento, con il mistero Pasquale, l’ascensione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo, con la grazia battesimale, dunque, non solo la creatura ha la cancellazione del peccato di origine ma anche la grazia santificante per compiere, dal di dentro, per debito e spinta, nello Spirito Santo, il principio di Desatellizzazione.
Cioè il riconoscimento del bene, il suo gustare e il suo perseguimento.
Nel vangelo di Matteo al capitolo 14 abbiamo infatti che Cristo stesso è artefice di questo moto:
"subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva - Καὶ εὐθέως ⸀ἠνάγκασεν τοὺς μαθητὰς ἐμβῆναι ⸀εἰς πλοῖον καὶ προάγειν αὐτὸν εἰς τὸ πέραν", è Cristo infatti che spinge, e suscita la desatellizzazione, la trascendenza, la crescita a cui occorre rispondere con la nostra libertà.

Questa spinta nello Spirito non elimina di certo la fatica, anzi, la include come strumento necessario e risposta adeguata al fiume di Grazia concesso.

Neanche il Santo Battesimo elimina la ferita, dopo il peccato di origine, ma mette in atto, più compiutamente, la grazia santificante dell’uscita fuori da sé tipica della Desatellizzazione.
Immettendo a pieno diritto nella figliolanza nel Figlio, ad opera dello Spirito Santo, la grazia battesimale, sana, spinge, attira, predispone, accompagna.
Unisce unicamente a Dio e spinge a vivere, per quanto possibile, nella propria esistenza, il "moto" di Dio.
Purché, tale Grazia, sia coltivata e custodita, con la nostra umana lotta, nel conservarla, gustarla e farla crescere secondo Dio.

In certo qual modo il Battesimo è Desatellizzazione perché è vera rinascita dall'alto. Nascita alla vita vera.

Per esigenze di sintesi non possiamo dilungarci ma la Desatellizzazione, dunque, è quell'evento e quel principio, necessario e vocazionale, per il cammino di santità e di trascendenza.
Esso si unisce al Mistero nascosto nei secoli eterni (Ef. 1,1ss) e rivelato in Cristo. Tutto parte dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo e tutto a Lui ritorna, mistericamente, per il Figlio e nello Spirito Santo.

Non solo perché riconosce, gusta e spinge al bene sempre oltre sé, ma perché aiuta la persona ad inquadrare correttamente i due binari vocazionali possibili come "viator" su questa terra.
Quello al matrimonio o quello alla consacrazione vergine.

Ora noi viviamo un tempo fortemente centrato sul sé, e poiché non è chiamato dal contesto educativo, sia familiare che sociale, che di humus vero e proprio, alla Desatellizzazione, cioè, ripetiamo, alla ri-conoscenza del Bene, al suo stesso "retto" gustare ed alla spinta verso di esso, produce quello che potremmo chiamare una sorta di “omeostasi vocazionale”.

L’uomo e la donna si fermano qui e cessano di umanizzarsi; infatti solo chi si trascende nel principio della desatellizzazione si umanizza realmente.

Magari danno anche “il proprio corpo per essere bruciato” (1Cor. 13,3), con grandi ideali e con grande risonanza mediatica, ma in realtà, un po’ per situazioni (di cui evidentemente non vi è colpa responsabile), un po’ per accidia spirituale, un po’ perché i contesti educativi non sono e-ducativi, cioè non spingono fuori dal sé per la pienezza del sé, la persona si trova ingolfata vocazionalmente.
In perenne “zitellaggio” magari, talvolta, coperto dall’accidia dei molti impegni qualificati mondanamente e, addirittura, in alcuni casi, anche ingolfata dai tanti impegni per il Regno.

Sia ben chiaro, per tutti esiste una parola vocazionale e desatellizzante e, soprattutto, la dimensione alla verginità fornisce uno spettro così ampio di prospettive e di attualizzazioni che non necessariamente uno si debba coniugare per essere “desatellizzato”.

Tuttavia la povertà e-ducativa in cui siamo immersi, che non attua mai una profonda verità di sé alla luce di Dio, comporta la creazione di destini infelici, dissipati, non desatellizzati, legati; talvolta incatenati, spesso "incartati". Come Caino volti su di sé (Gen. 4,5). Dobbiamo stare molto attenti in questo, dentro e fuori di noi. Perché talvolta tale omeostasi esistenziale viene legittimata, giustificata, creando correnti fallaci che cercano umano e mondano consenso ma la persona e il gruppo che gli dona consenso, più o meno ampio, è in realtà un insieme di fratelli e di sorelle che ha cessato veramente di uscire fuori da sé, di crescere, di cristificarsi, di umanizzarsi. Anzi piega e tenta di piegare il volere di Cristo ai propri limiti e capricci, non andando mai "nell'altra riva".

Le funzioni autentiche di un leader o di una guida, ad esempio, non devono mai essere scevre dall’interesse vocazionale del singolo.
La causa non è più importante del destino di un singolo.
Perché il Regno comincia da quella piccola porzione di territorio che è la persona. Altrimenti non solo rendiamo una persona radicalmente infelice, dipendente, e cosificabile, ma abbiamo nella comunità una bomba ambulante di zizzania.

Infatti chi non ha compiuto in sé quei passi minimali, vocazionali e desatellizzanti, è una vera e propria bomba comunitaria, pronta ad esplodere.
Mendicante com’è di stima, di impegni, di far bella figura davanti al leader o al proprio ego consacrato ad altare, semplicemente per vanagloria inconscia.
Dipendente dall'acquisire un nome (Gn. 11,4). Dipendente dall'essere e presentarsi come figura libera, alternativa, fuori dagli schemi.

Molto discernimento è necessario per le figure di guida, specie i futuri sacerdoti. Discernimento che non finisce mai.

Lo so che dicendo questo parliamo di atteggiamenti grossolani ma spesso questi atteggiamenti sono inconsci, profondi; radicati.
Nascosti se non evidenziabili da un cammino sistematico e solido di Direzione Spirituale.
La Direzione Spirituale, autentica e sistematica, è uno dei grandi assenti educativi dei nostri tempi.
Ma il discernimento e la capacità di discernere non si acquista al discount del sacro e delle mode. Occorre silenzio ed ascolto. Discepolato. Obbedienza. Metodo. Entrare nella logica del Dio del Terzo Giorno.

In questo, i social, i giornali e i mezzi di comunicazione, purtroppo, non aiutano.
Perché invece di far emergere il vero lo coprono con un account, con una vetrina, con un "progressismo" o con un "reazionario", con una porzione non desatellizzante di territorio virtuale.
Creando fazioni, divisioni, intemperanze, falsi profili, nichilismo, ribellione, rabbia.

Tutto viene cosificato nell’altare del sé malato; satellizzato alla propria malattia. Tutto, nei social e nel contesto comunicativo mediatico, viene "emozionalizzato" e talvolta "pontificato". Con la deriva di movimenti settari.

La femminilizzazione del nostro contesto e la "de-virilizzazione", contribuiscono a questo modo falsato. E non vi è né femminile, né maschile, ma evidenti caricature e deformazioni.

Ripeto, dunque, che il problema vocazionale e della Desatellizzazione è il problema dei problemi di ogni contesto comunitario da non bypassare.

Nel contempo le agenzie educative, di qualunque ordine e grado, che non riconoscono questo necessario evento e principio e lavorano, come si dice oggi, per pura moda, per “attrazione” e non affiancano a questa pur legittima “fascinazione”, disciplina e risposta sincera alla grazia santificante (circoncisione del cuore, debito nello Spirito, ecc..), sono complici della morte delle persone.
Conosco decine di fratelli e sorelle, super impegnati in parrocchia e/o movimenti, che non sono mai sbocciati.
Anzi, cosificate nella “pastorale delle caselle”.

Anche sacerdoti che, con cattivo discernimento, vengono ingolfati dai propri vescovi in situazioni destrutturanti, ingolfanti, con grave rischio di alimentazione malata del sé e cadute nei confronti della castità e della vita affettiva. Che ne sono l’epilogo.

Ma la cosa più grave è che le agenzie educative non alimentano il desiderio vero ed il compito autentico della Desatellizzazione: il Cielo.

Sì, la Vita Eterna, il gorgogliare di questa (1) è il compito principale di un educatore. Persino di uno non cristiano, ma onesto.

Un padre ed una madre non desatellizzano da sé il giovane e dai legami della vita e basta ma essi aiutano ad “alzare lo sguardo” (Gn. 4,6) e puntare al Cielo; alla Vita Eterna.
Questo è il destino della Persona.

Una madre, un padre, tra l‘altro quest’ultimo in modo specifico per il suo ruolo di taglio (cadàsh, taglio del cordone ombelicale, da cui cadòsh, santo, separato) devono poter immettere il gusto del Cielo ai propri figli.
Del taglio per il radicalmente nuovo e vivificante.

Ma può qualcuno immettere per induzione, per disciplina, per nostalgia, il gusto del Cielo se egli stesso non ne fa esperienza con cura e con arte?

Può uno e-ducare vocazionalmente se prima non ha chiarito le proprie falle vocazionali dentro di sé; se non ha ordinato le proprie “entropie spirituali”?

Questo, tra l’altro, è uno dei veri e propri drammi, dei punti dolenti della Chiesa oggi.
I documenti, in questo, pur importanti, non salvano.

Solo il Sacro, rettamente coltivato, come "Ergon tou Theou" (opera di Dio), può porre in essere i movimenti “desatellizzanti” e portarli a compimento secondo natura propria.

Il concilio Vaticano II lo ricorda ab initio, parlando della Sacra Liturgia come "Culmen et Fons".

Oh, la Vergine, la sempre ancella, che festeggiamo come Assunta, è la creatura più desatellizzata mai apparsa sulla terra.

Non ci stupisca che Lei sia stata Assunta in Cielo ma che Lei, la “desatellizzata”, la “vocata”, colei che aveva così ben impresso il volto del Padre,
per quanto possibile ad una creatura,

sia rimasta in terra tutto quel tempo.

A Lei ricorriamo per ogni Desatellizzazione.

Per ogni morte cruenta, nello Spirito, di ciò che ci avviluppa su noi stessi e, soprattutto per ogni desiderio del Cielo,
per ogni gorgoglio che attende la sua vocazionale diffusione dal giardino del cuore e per il bene nostro, di chi abbiamo accanto e della Chiesa.

1 - Dalla «Lettera ai Romani» di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
(Capp. 4, 1-2; 6, 1 - 8, 3; Funk, 1, 217-223)

vd

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L'Assunzione di Maria è una necessità della ragione


 

 

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