
L’assunzione della Beata Vergine Maria al Cielo è una necessità della ragione.
Quella ragione che necessita la proporzionalità tra gloria e beatitudine per adempiere sé stessa.
San Bonaventura infatti nel suo trattato “De Assumptione” citato dalla "Munificentissimus Deus" ricorda:
“.. la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l'anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l'anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione”. (De Assumptione B. Mariae Virginis, Sermo I, Sermo III)
Ebbene questa ragione è non solo "destino" della Beata Vergine Madre ma tale ragione è legata al nostro destino personale e comunitario,
intimamente legato anche attraverso di Lei, per lo stesso volere di Cristo (Gv. 19,26).
Fu Maria ripiena di Spirito Santo, dello Spirito del "noi" in quella primigenia Chiesa nell'incontro con Elisabetta e con il figlio Giovanni nel suo seno che la fa esclamare "Tutte le generazioni mi chiameranno beata!" (Lc. 1,48).
Parla umilmente di sé e parla profeticamente di noi, di ciascuno di noi.
Se Cristo affida a Pietro la missione di pascere e confermare, come ricorda San Giovanni Paolo II:
"“Confermare i fratelli” e “pascere le pecore” costituiscono congiuntamente la missione di Pietro: si direbbe il proprium del suo ministero universale. Come afferma il Concilio Vaticano I, la costante tradizione della Chiesa ha giustamente ritenuto che il primato apostolico di Pietro “comprende pure la suprema potestà di magistero” (cf. Denz.-S. 3065). Sia il primato che la potestà di magistero sono conferiti direttamente da Gesù a Pietro come persona singolare, anche se ambedue le prerogative sono ordinate alla Chiesa, senza però derivare dalla Chiesa, ma solo da Cristo. Il primato è dato a Pietro (cf. Mt 16, 18) come - l’espressione è di Agostino - “totius Ecclesiae figuram gerenti” (Epist., 53,1.2), ossia in quanto egli personalmente rappresenta la Chiesa intera; e il compito e potere di magistero gli è conferito come fede confermata perché sia confermante per tutti i “fratelli” (cf. Lc 22, 31 s). Ma tutto è nella Chiesa e per la Chiesa, di cui Pietro è fondamento, clavigero e pastore nella sua struttura visibile, in nome e per mandato di Cristo." (Udienza generale 9 dicembre 1992)
Prima ancora la Trinità Santissima affida a Maria la missione della beatitudine come culmine della ragione, del senso e della totale esperienza dell'umano.
Se Cristo ci ha preparato un posto (Gv. 14,2), Maria ne anticipa e potenzia la promessa con la sua stessa carne e la sua beatitudine.
Se Pietro è pietra nella Pietra, Maria è assunta nell'Asceso.
Per Pietro il "potere" è servizio, per Maria il "potere" è polarizzazione beata, che loda e ascende nell'Asceso e grazie all'Asceso.
Figura della Chiesa.
Così è della santità di ciascuno.
Siamo infatti pensati ed amati per il Cielo.
La santità accolta, coltivata e perseguita, non solo respira il Cielo per sé,
oh, no, non basta né è pensabile come atto solitario,
ma porta molti, mistericamente, ad essere assunti verso la nostra vera casa.
Perché la polarizzazione di uno, uno solo verso l'Asceso, capo del corpo,
porta inevitabilmente, per principio dei vasi comunicanti nello Spirito Santo,
ad essere tratti ed attratti nell'Eternità di Dio.
Non ci si chieda, dunque, la ragione dell'essere Assunta al Cielo di Maria
ci si chieda piuttosto, per ragione, come l'Immacolata, la sempre Ancella, la Beata di Dio,
sia potuta stare tutto quel tempo sulla terra.
Paolo Cilia