The Economist, quo vadis?

the economistCerto che leggere su The Economist che l'atteggiamento del Santo Padre su Alfie Evans è stato "deplorevole" (regretted) è certamente significativo non solo della levatura etica del "giornale" ma anche dell'humus etico inglese su questa vicenda mosso dall'Inghilterra "che conta". Poveri inglesi che si devono sorbire certe macchiette e certa stampa.
Ma tant'è, sarebbe come leggere un editoriale con suggerimenti sulla castità da una pornostar.
Quale credibilità può avere un giornale del genere e il pensiero che vi sta dietro?

Un giornale che già in sé stesso tradisce il termine vero dell'economia come può dare giudizi morali sul comportamento del Santo Padre nella situazione di Alfie Evans e dei suoi genitori?

Capiamo che l'aria che tira in Inghilterra è quella di difendere a tutti i costi il sistema del "Best Interest" ma la figuraccia (e fosse solo quella) che una certa Inghilterra, il suo NHS e il suo sistema giudiziario sta facendo davanti al mondo intero è semplicemente quella di una immoralità strutturata e ben difesa da una collusione a 360 gradi che calpesta il Diritto positivo, la Morale Naturale e tutte le conquiste di autocoscienza, etiche e mediche, che l'uomo ha maturato dopo millenni di civiltà, dopo i grandi totalitarismi e, soprattutto, grazie al Cristianesimo.

Come dire, chi è deplorevole, guardi sé stesso, e sarebbe già un buon inizio.


Paul Freeman

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