LO STUPORE DAVANTI ALLA PERSONA SALVA DA OGNI VIOLENZA

woman and man sun bigPaolo Cilia

Per ogni uccisione di una donna da parte di un uomo, che chiamiamo per sintesi pericolosa “femminicidio”, inizia il teatrino dell’auto-assolvimento e del senso di colpa. Sia l’auto-assolvimento, degli opinionisti (puntatori seriali del ditino del carrozzone ideologico), sia il senso di colpa di alcuni che, in quanto uomini, si sentono dal principio sbagliati e carnefici. Ma entrambi, l’auto-assolvimento e il senso di colpa, sono intimamente legati. Ed entrambi non centrano il bersaglio. È l’ideologia sociale che si alimenta del suo nulla.
Il problema è la mancanza di “coscienza di colpa” e questa sì che investe tutti, ma proprio tutti, ciascuno di noi. E non in alcuni momenti, ma sempre.
E qual è la colpa? La colpa è che non si cresce nel rispetto sacrale della Persona. Non sei “fallato” se nasci uomo o donna ma sei un danno, per te e per gli altri, per il Bene, se non riconosci la sacralità della Persona.

E quando parliamo sia di Persona che della sua sacralità non possiamo che essere in debito, anche culturalmente, del Vangelo di Cristo.
La pericope paolina ai Galati:
“Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.”
(Gal. 3,28)
non richiama come afferma qualche deficiente (perché tale è, cioè uno che deficie) nell’indifferenziazione sessuale di genere ma proprio nel suo contrario nel ricondurre la differenza nell’armonia e nel rispetto profondo in quanto Persona, cioè dono unico, relazionale e comunionale, scaturito da Dio in Cristo.
La nostra civiltà, perché sia tale, si fonda qui, altrove si perde, si avvita sul proprio ombelico, sulle proprie voglie malate, sull’avidità e sulla cosificazione; l’altro è una cosa, io sono una cosa, l’altro è uno scarto, io sono uno scarto; e si procede di nulla in nulla, di scarto in scarto.
E la colpa non è di una visione patriarcale ma dell’ideologia che trasforma l’umano in un oggetto, uno scarto, un bisogno, perché la visione patriarcale e matriarcale (purtroppo oggi accarezzata, patinata e “pompata”) sono affini nel generare mostri e nell’amplificare il danno alla Persona, ad ogni Persona.

Ma per chi ha il dono della fede non è così:
“Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.”
(Gal. 3,26-27)
Pertanto i fatti terribili di questi giorni non hanno drammaticamente solo una vittima e un carnefice ma anche un monito di dove stiamo andando, se ci autoassolviamo o ci crogioliamo nel senso di colpa, se stiamo operando dei distrattori mentali gravi, dei distrattori culturali.
Questo sono le ideologie, dei distrattori. Certamente patinati, accarezzati, in quanto parte della stessa malattia comune.
Siamo dei fuggitivi sistematici e seriali del e dal Bene.

Se invece ci aiutiamo a crescere nella coscienza che la Persona è un dono inviolabile e che niente, né lo Stato, né i bisogni indotti e costruiti, né le passioni, né i bisogni legittimi, nemmeno i bisogni naturali hanno “diritto di cittadinanza” se non a partire dall’inviolabile rispetto profondo di ciascuno, di ciascuna Persona... bene, se non ci ricentriamo qui, siamo ingolfati nel chiasso dei nostri “gas di scarico”.

La castità, invece, come frutto dello Spirito, eleva, custodisce sé e l’altro in quanto Persona. Ed è per tutti e noi, che abbiamo il dono del discepolato di Cristo, abbiamo una immensa responsabilità, quella di portare lo sguardo casto ed innamorato di Cristo nel mondo.

Se per Dio vali, eccome se vali, tu proprio tu nella tua unicità e nel “noi”, tutto cambia ed ogni giorno è un’occasione per amare meglio e di più, per donare, non sottrarre. Per custodire non per rubare, per nobilitare non cosificare.

Tu sei Mosè davanti al roveto che brucia senza consumarsi, questa è infatti la Persona, come dono immarcescibile ed inenarrabile del Fuoco divino, e qui ti devi togliere i calzari ai piedi;
tu uomo, tu donna, e provare rispetto e stupore.

Tutto il Bene rinasce da qui e qui si fonda sullo stupore e sulla gratitudine.