Alla cortese attenzione del Direttore dell'Osservatore Romano - "Charlie e Gesù"

family Charlie

Gentile direttore e gentile redazione buongiorno.
Ho letto, come sempre faccio, il vostro ultimo numero con data di oggi, domenica 9 luglio 2017.
In particolare ho letto con attenzione il piccolo editoriale "Charlie e Gesù"
rilanciato, prontamente, anche dall'ANSA

http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2017/07/07/charlie-protocollo-terapia-puo-funzionare_94048abd-f335-4f90-89cf-4c10034f7ab2.html
Questa lettura sapienziale, comunque necessaria, sulla vicenda di Charlie e della sua famiglia, ha gravi difetti e ci stupiamo che l'Osservatore si accodi a non centrare il punto.
In particolare quando si afferma: "Invece Gesù "aspetterebbe che si faccia silenzio" per "ritrovare nel silenzio il mistero della vita".", si dice, sul silenzio, certamente una cosa vera, ma incompleta.
Il silenzio è fondamentale, ma il silenzio è il mezzo e viene affiancato ad una parola di discernimento da Gesù:
"Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra", dopo che, tra l’altro, viene fatta una domanda. Reiterata.
E la domanda, in questa vicenda di Charlie, viene fatta alla Chiesa, sia istituzionale che di tutti i fedeli.
È la situazione che la pone.
Gesù dunque prepara con il silenzio al discernimento interponendo una parola chiara di giudizio, per fare luce.
Tra i "mercificatori" del tempo di Gesù, tra coloro che avrebbero lanciato pietre alla donna non c'era di certo un pubblico eterogeneo ma anche chi, mosso dal "mainstream" del politicamente corretto, era pronto a lapidare. Sentendosi a posto, giustificato.
La donna, come Charlie e, non dimentichiamolo, come la sua famiglia, non ha voce.
Ha avuto solo la voce di chi, in maniera mediatica, ha colto la loro domanda, il loro andare all'essenziale, come la donna tra la polvere e pronta ad essere lapidata.
Gesù non è stato in silenzio per il silenzio, ma ha fatto il silenzio ed ha fatto e portato ad un discernimento.
Egli si è posto con una Parola tra chi voleva lanciare pietre, a diverso titolo, tra chi guardava senza fare nulla e nel cuore della donna.
Cioè ha posto in essere la Verità nella Carità.
Ha dato ai mercificatori, alla folla del mainstream, ai moralisti, agli ideologi, l'occasione per fare il silenzio.
Egli non è stato in silenzio perché la Verità venisse fuori da sola, ma Egli l'ha annunciata: "Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra".
Ora, certo, Gesù parla e può parlare nel cuore dell'uomo.
La retta coscienza, la coscienza onesta, meta ineludibile, però, è un guadagno lungo e faticoso da cercare con arte.
Nel contempo la Chiesa ha il dovere di annunciare sempre una parola opportuna ed inopportuna.

Sicuramente il fiume di persone che hanno colto la voce di Charlie e della sua famiglia, non sono Gesù.
E nei modi e nei toni possono talvolta trascendere e trasformare ideologicamente una battaglia che va comunque fatta, con mezzi e costanza adeguate.
Ma è anche il rischio e il limite dei generi letterari che, però, Gesù nel Vangelo ha fatto suoi.

Solo chi non osa non sbaglia.
Gesù non sta in silenzio, ripeto, Egli fa il silenzio che discerne.
In sostanza la lettura sapienziale che fornite sull'episodio dell'adultera, rischia di essere ambigua e di rafforzare strategie e comportamenti inadeguati da chi detiene in mano il potere dell'informazione e legislativo. Per avallare una prepotenza nei confronti di chi viene scaraventato a terra, nella polvere. E questo, cari amici, non è cristiano. Si vela di cristiano ma, come ogni "eresia", o moda, assolutizza una parte. Se ragionassimo per pericope evangeliche potremmo portare chiaramente l'episodio di Gesù al tempio che non tace e fa chiarezza sul fatto che a casa del Padre non si ruba. Né consensi, né equilibrismi.

E la casa del Padre, in tal caso è anche Charlie e la sua famiglia.
Come vedete, se parcellizziamo il Vangelo e non andiamo al nocciolo della sapienza gli episodi possono essere letti in maniera diversa.
Ma tornando al bellissimo episodio dell'adultera quello che difetta nella vostra lettura è un buonismo ed un buon-intenzionismo di fondo che traspare e che rischia di mettere nel calderone tutti.

La situazione di Charlie e, ripeto, della sua famiglia, i medici, i giudici della suprema corte, il best interest, i giornalisti, i sostenitori della causa di Charlie e della sua famiglia. Questo sembra porre il commentatore e il giornale in una posizione che dimentica il "giudizio" di Cristo per arrivare ad un fecondo silenzio.

Ed invece mette nel contenitore del silenzio tutti, affinché non ci sia alcun giudizio.

Qui ci sono due fatti essenziali: un bambino sta per essere ucciso per legge ed una famiglia vede calpestato il suo diritto e il suo legame con il proprio figlio.
Ritengo "l'operazione calderone" del commento da voi proposto,  modaiola e grave.

Modaiola perché non ascolta il cuore delle parole del Santo Padre ma si ammanta di un'epochè che non aiuta a trascendere né verso il bene in sé né verso il bene comune. Ed è vanità.
Grave perché il non giudicare, chiaramente, in questa situazione, è già un giudizio, anzi una pietra grave che viene lanciata verso Charlie e la sua famiglia, con il comodo peccato di accidia omissiva.
Dobbiamo dunque sostenere "battaglie"?

Sì, magari, anzi, certamente, rettificando via via modalità e purificando le intenzionalità, ma mantenendo, nel contempo, nettezza nei contenuti e nei giudizi della situazione.
Poi ognuno le farà secondo carisma, vocazione e situazione. E nessuno chiede all'Osservatore Romano di fare la parte militante dei laici e dei politici.
Il discernimento è un'arte e non è certo a buon mercato. Ma non necessita solo del silenzio ma della chiarezza di intuizione e di visione.

Mi stupisco, inoltre, di come in questi giorni non sia mai stato centrato il punto sul vero vulnus della situazione che è il Best interest e la grave offesa alla ragione e al buon senso che è stata fatta negando alla famiglia il suo diritto nella relazione vitale con Charlie. Solo il Santo Padre e Mons. Paglia lo hanno ricordato, riponendo al centro il legame, forte e pesato, dei genitori di Charlie. Questo punto non è stato adeguatamente trattato e mi sembra che abbiate fatto in merito un silenzio omissivo di cui non c'era bisogno.
Nessun accenno da parte vostra alla differenza della dimensione "suppletiva" con quella "sostitutiva" operata, di principio, dal Best interest nei confronti della famiglia.

Guardate, cari amici e fratelli, che nella nostra Italia, con meravigliose leggi, forse le più belle del mondo, questo accade costantemente verso il fiume delle famiglie con disabilità da parte delle Istituzioni. Quanto spazio alla riflessione utile per combattere "la cultura dello scarto" sistematica da parte delle istituzioni. Chi ama le istituzioni, le critica perché possano fare al meglio il loro mestiere con criteri che giudicano tutti.

Il silenzio che avvolge tutti non è profetico e dona man forte agli abusi.

In ultimo mi stupisco di come non abbiate dato spazio alla voce importante del Card. Sgreccia e invece avete dato spazio ad una altro editoriale a firma Lucetta Scaraffia dove parlando di situazioni drammatiche, nel contempo, viene sostenuto che il caso di Charlie non è un caso di possibile eutanasia: "Mentre da più parti ci si è mobilitati per impedire o quanto meno allontanare il momento della morte del piccolo Charlie Gard, caso tragico ma lontano dall’eutanasia".

Cari amici non vorrei che con questo editoriale sul “silenzio” avete legittimato una vostra politica editoriale di silenzio, spiritualizzandola, che, come vi dicevo, non è di certo il silenzio di Gesù e a cui porta Gesù, ma un silenzio omissivo che non lancia pietre ma neanche frena chi le sta per lanciare e che, soprattutto, non fa risuonare la parola del giudizio di Cristo sulla situazione con chiarezza: un bambino sta per essere ucciso e il legame con i genitori è depauperato per legge.
Dopo la parola di Gesù, i lapidatori hanno deposto la loro pietra, a cominciare dai più anziani. E questo è già un gesto che denota un discernimento.

Mentre non sappiamo che fine hanno fatto quelli che stavano solo a guardare, in silenzio.
Da voi mi aspettavo di più, con equilibrio e con temperanza. Forza!

Grazie dell'attenzione.

Paolo Cilia



Rilanciato su La Croce Quotidiano dell'11 luglio 2017

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