Rassegna stampa formazione e catechesi
“Orandum est ut Desiderium desideretur”, perché il Desiderio sia desiderato ancora di più di quanto non sia già
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- Creato: 30 Aprile 2020
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Una cara amica di Paul, dopo l'intervento di stamane, ci dona un riverbero di riflessioni personali cariche di Grazia maturate in questo periodo:
Carissimo Paul,
le tue riflessioni sulle cose di Dio sono per me sempre motivo di meditazione e approfondimento. La tua ultima su “Eucaristia dono o diritto?” mi ha stimolato a raccogliere i pensieri che in queste settimane di “clausura” forzata e di inevitabile digiuno si sono andati via via stratificando. Il grido di dolore di tanti amici per la sospensione della Santa Messa in presenza lo abbiamo sentito ogni giorno sui social e tanti si sono ingegnati di dire la loro. È un dolore che non mi sento di sminuire né di stigmatizzare.
Tu chiedi se l’Eucaristia sia un dono o un diritto e – lo capisco – vuoi provocare una riflessione che ci aiuti a fare pulizia nelle nostre intenzioni.
L’Homo oeconomicus che abbiamo dentro, questo nanetto self-made, ci ha insegnato a combattere con le armi della ragione nel cercare la massima soddisfazione e ci siamo così tanto abituati a lui che anche in questa circostanza vorremmo fare, fare, fare per… possedere.
Chi segue le tue catechesi sa che però qui entriamo in una provincia dove il fare dell’uomo non ha gioco (o quasi) perché stiamo parlando di un’opera tutta divina, di un ergon tou Theou.
Ho l’impressione che il nostro nanetto oeconomicus debba imparare a considerare proprio questa grandezza e onnipotenza di Dio, a pensarlo in grande, osando anche dei voli di fantasia arditi.
Allora, tra me e me, in queste settimane pensavo che la S. Messa non manca affatto perché viene celebrata in tutto il mondo anche se io non vi assisto. E già questo un po’ mi consola: non stiamo vivendo un Venerdì Santo lungo mesi, il mistero della Passione, Morte e Risurrezione continua a perpetuarsi, c’è, È.
D’accordo, si dirà, ma È con noi?
Sempre continuando a pensare in grande, secondo me sì.
Se è vero che il Signore ha potestà sul tempo e sullo spazio, potrei chiedergli di farmi partecipare veramente alla S. Messa che viene celebrata oggi in un qualsiasi punto della terra.
Anzi, volendo proprio strafare, a ogni Messa celebrata e da celebrarsi.
Insomma, altro che streaming! Gesù Cristo – scriveva Pio XI nell’Enciclica Quas primas con cui è stata istituita la festa di Cristo Re – è Re delle menti, delle volontà e dei cuori, e io riconosco che questo desiderio lo ha seminato lui nel mio cuore col suo desiderare.
Qui, accanto alla onnipotenza e signoria, conviene pensare a un altro magnifico mistero: l’innegabile debolezza di Dio nei confronti della creatura, la sua incredibile arrendevolezza di fronte al nostro desiderio di Lui. Un desiderio capace di trascinarlo sulla terra, qui, nella mia stanza, in questo frammento di storia.
Mi chiedo allora se questo tempo di digiuno non sia da immaginare come una grande catechesi di Dio per noi, un tempo per riscoprire la sua onnipotenza e la sua debolezza verso il nostro desiderio.
Chiosando la citazione che fai di Giovenale, quasi a rispondere alla domanda iniziale, ho pensato che “Orandum est ut Donum donetur”, bisogna pregare perché il Dono venga donato, a noi stessi e a quei fratelli che ne sentono più acuta la mancanza.
E quindi “orandum est ut Desiderium desideretur”, perché il Desiderio sia desiderato ancora di più di quanto non sia già.
Infine, “orandum est ut panis frangatur”, perché in assenza del Pane, ognuno spezzi se stesso come pane per gli altri.
Patriza Gregori