Rassegna stampa formazione e catechesi

Eucaristia dono o diritto?

Eucarestia mistero della fedeUno dei pericoli del soggettivismo e della virtualizzazione della fede - in cui è possibile incorre in questi tempi - è quello del fai-da-te-in-streaming della Fede che rinchiude, ingannando, in una sorta di solipsismo del Cammino ecclesiale.

La Chiesa è particolarmente attenta, in questo, sin dai tempi della Clarius Explendescit  a cui rimandiamo e il richiamo recente del Santo Padre si inserisce in questa materna cura della Chiesa e in questo stare attenti:
"..
La Chiesa, i sacramenti, il popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. E questa è la familiarità degli apostoli: non gnostica, non viralizzata, non egoistica per ognuno di loro, ma una familiarità concreta, nel popolo... "

Dunque, mai cosificare i doni di Dio, verso cui siamo sempre in debito. L’Eucarestia è il “dono dei doni” di Dio, su cui ogni nostra preparazione, pur avendone i caratteri adeguati di oggettività indicati dalla Chiesa, sono sempre insufficienti. Non c’è dunque per il fedele un Diritto all’Eucarestia ma il desiderio dell’Eucarestia. Un desiderio che è autentico se appartiene al sé e al noi, e se qui porta e conduce il sé e il noi. Non c'è, nella Chiesa, nessun atto liturgico come privato. Persino la preghiera personale è atto eccelesiale. Sia che avvenga nella propria stanza fisica o del cuore o in una grotta tra i monti, da eremiti. Questo desiderio, tale desiderio, diventa sempre più ben preparato se si immette, cresce e si sviluppa nel “Desiderio desiderato” di Cristo.

«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi…»
(Lc. 22, 15)

Con desiderio ho desiderato
Ἐπιθυμίᾳ ἐπεθύμησα

Questo Desiderio (di Cristo) non solo ritma l'esistenza ma disciplina il nostro essere discepoli e il nostro convertirci perenne a Lui, sole che sempre sorge. Per noi, dove in modo mirabile Egli Desidera fortemente l'incontro personale e l'incontro con "noi" nel contempo..

«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi…»

In altro piano distinto, lo Stato, che si fonda su principi personalistici nella sua dimensione giusnaturalista riconosce il “diritto esistenziale” (sempre nei medesimi principi e non nei capricci soggettivistici) per un concetto ben più ampio di Salute legando eventuale danno al concetto di “danno arrecato all’esistenza”. La persona dev’essere tutelata dallo Stato non solo nel principio sano di Libertà Religiosa (artt. 3, 8, 19 della Costituzione) ma non deve subire dallo Stato un Danno Morale proprio in virtù dei fondamenti personalistici riconosciuti dalla Costituzione stessa (artt. 2, 3, 4).

Occorre infine considerare che gli eccessi del considerare la “salute” in senso restrittivo e solamente biologico comporta una sorta di somatolatria.

Ad esempio è bene ricordare ciò che citiamo spesso erratamente nella famosa definizione di Giovenale.

«Orandum est ut sit mens sana in corpore sano» (Sat., x, 356) – Giovenale

Bisogna pregare affinché ci sia una mente sana in un corpo sano”.

Quindi nel depauperare la frase dell'Orandum est.. si ottiene il contrario di quello che voleva dire Giovenale ottenendo la deformazione che è alla base del narcisismo "somatolatra" - per dirla alla Romano Amerio - così diffuso nei giorni nostri in miriade di correnti igieniste, salutiste, esteticistiche.

Attenzione dunque al salutismo e al culto del corpo che si configura come una delle tante moderne idolatrie. Assieme all’ossessione dello “star bene” a cui, per mancanza di gerarchia, si sottopone ogni priorità più profonda.

L’ossessione dello “star bene”, infatti sposta l’asse dalla cautela, al bene di sé e degli altri (doveroso), la sana paura (necessaria), verso il terrore e comportamenti manichei e stigmatizzanti verso chiunque non rispetti quelle che poi diventano nostre ossessioni. L'isteria sposta l'asse dalla cautela del rispetto, di sé e dei fratelli, verso le ossessioni.
Magari giustificate in maniera razionalistica.
Facilmente, per comodità psichica ed immaturità psico-spirituale affibbiamo come un marchio, la “lettera scarlatta” a chiunque non segue le nostre personali ossessioni o anche quando, le medesime ossessioni, sono create, sostenute da una visione distorta dello Stato inculcata coartatamente, in maniera ideologica, nei propri cittadini, alimentando il caos e la crescita nei disvalori o, ancor peggio nel disordine gerarchico dei medesimi principi e valori inerenti la Salute intesa in senso integrale, come invece Costituzione riconosce.
L'isteria, allora, oltre che essere personale, diventa virus di massa, sempre a caccia dell'untore, spezzando ogni appartenenza umana e snaturando il Bene Comune.
C'è un male, invisibile, ci deve essere un untore.
È la prigione del terrore. E come ogni terrore, paralizza.
La paura porta, se sana, al rispetto ed alla cautela e a garantire il Bene integrale. Il terrore porta alla psicosi e a paralizzare l'uomo, le relazioni, il tessuto sociale, sanamente inteso.

Lo Stato dunque, per essere tale, deve garantire, il più adeguatamente possibile, il "Bene Integrale" della persona nelle sue dimensioni essenziali ed esistenziali.
E, per quanto riguarda la riflessione in oggetto, il Bene Integrale delle persone, cittadini della Comunità Cristiana, fosse anche ridotta a strenua minoranza. È suo dovere.

PiEffe

Iscriviti alla Newsletter

Iscriviti alla mailing list di cristiano cattolico. Conforme al Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n.196, per la tutela delle persone e e il rispetto del trattamento di dati personali, in ogni momento è possibile modificare o cancellare i dati presenti nel nostro archivio. Vedi pagina per la privacy per i dettagli.
Per cancellarsi usare la stessa mail usata al momento dell'iscrizione.