Rassegna stampa formazione e catechesi
Eucaristia dono o diritto?
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- Creato: 30 Aprile 2020
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Uno dei pericoli del soggettivismo e della virtualizzazione della fede - in cui è possibile incorre in questi tempi - è quello del fai-da-te-in-streaming della Fede che rinchiude, ingannando, in una sorta di solipsismo del Cammino ecclesiale.
La Chiesa è particolarmente attenta, in questo, sin dai tempi della Clarius Explendescit a cui rimandiamo e il richiamo recente del Santo Padre si inserisce in questa materna cura della Chiesa e in questo stare attenti:
".. La Chiesa, i sacramenti, il popolo di Dio sono concreti. È vero che in questo momento dobbiamo fare questa familiarità con il Signore in questo modo, ma per uscire dal tunnel, non per rimanerci. E questa è la familiarità degli apostoli: non gnostica, non viralizzata, non egoistica per ognuno di loro, ma una familiarità concreta, nel popolo... "
Dunque, mai cosificare i doni di Dio, verso cui siamo sempre in debito. L’Eucarestia è il “dono dei doni” di Dio, su cui ogni nostra preparazione, pur avendone i caratteri adeguati di oggettività indicati dalla Chiesa, sono sempre insufficienti. Non c’è dunque per il fedele un Diritto all’Eucarestia ma il desiderio dell’Eucarestia. Un desiderio che è autentico se appartiene al sé e al noi, e se qui porta e conduce il sé e il noi. Non c'è, nella Chiesa, nessun atto liturgico come privato. Persino la preghiera personale è atto eccelesiale. Sia che avvenga nella propria stanza fisica o del cuore o in una grotta tra i monti, da eremiti. Questo desiderio, tale desiderio, diventa sempre più ben preparato se si immette, cresce e si sviluppa nel “Desiderio desiderato” di Cristo.
Con desiderio ho desiderato
Ἐπιθυμίᾳ ἐπεθύμησα
Questo Desiderio (di Cristo) non solo ritma l'esistenza ma disciplina il nostro essere discepoli e il nostro convertirci perenne a Lui, sole che sempre sorge. Per noi, dove in modo mirabile Egli Desidera fortemente l'incontro personale e l'incontro con "noi" nel contempo..
In altro piano distinto, lo Stato, che si fonda su principi personalistici nella sua dimensione giusnaturalista riconosce il “diritto esistenziale” (sempre nei medesimi principi e non nei capricci soggettivistici) per un concetto ben più ampio di Salute legando eventuale danno al concetto di “danno arrecato all’esistenza”. La persona dev’essere tutelata dallo Stato non solo nel principio sano di Libertà Religiosa (artt. 3, 8, 19 della Costituzione) ma non deve subire dallo Stato un Danno Morale proprio in virtù dei fondamenti personalistici riconosciuti dalla Costituzione stessa (artt. 2, 3, 4).
Occorre infine considerare che gli eccessi del considerare la “salute” in senso restrittivo e solamente biologico comporta una sorta di somatolatria.
Ad esempio è bene ricordare ciò che citiamo spesso erratamente nella famosa definizione di Giovenale.
Bisogna pregare affinché ci sia una mente sana in un corpo sano”.
Assieme all’ossessione dello “star bene” a cui, per mancanza di gerarchia, si sottopone ogni priorità più profonda.