Rassegna stampa formazione e catechesi

Abusi tra giustizia e misericordia

Tiberio d Assisi Madonna del Soccorso 1510 Complesso Museale San Francesco Montefalco PerugiaP. Pietro Messa, ofm

Sia giustizia – come avviene per ogni delitto – prima di tutto per chi è stato vittima di abusi di qualsiasi tipo. Quindi basta occultamenti sotto la scusa della benevolenza – forse anche della misericordia, ma probabilmente usare tale termine sarebbe dire troppo – che oramai è sinonimo di complicità.

Ma giustizia anche per coloro che sono accusati: fino a prova contraria ogni avviso di garanzia oppure indagine non significa colpabilità fino a quando il processo non è concluso. Ogni accusa va vagliata mediante regolari processi: molestie ad un minore non è uguale a una pacca fuori luogo, mobbing non è lo stesso di una violenza sessuale. È vero che il momento è molto critico e che in tempo di guerra è in vigore la legge marziale ma va sempre salvaguardata la giustizia e i diritti umani. Se si apre un’inchiesta colui che inquisisce, ossia l’inquisitore, fino a prova contraria deve raccogliere le prove e poi verificare il tutto con tanto di accusa e difesa. Sarebbe un grande fallimento se nel futuro iniziasse qualche processo di beatificazione per persone che soffrirono ingiustamente a motivo di false accuse di abuso da parte di grandi inquisitori, come purtroppo avvenuto nella prima metà del Novecento per le accuse di modernismo. 

E giustizia anche per i giornalisti: che abbiano accesso alle fonti senza omertà ma nel caso – non aleatorio in quanto già avvenuto in tempi recenti – della diffusione di notizie e accuse false siano chiamati a rendere ragione e a pagarne economicamente e penalmente i danni. 

Benedetto XVI nella lettera ai cattolici dell’Irlanda del 19 marzo 2010 disse: “Solo esaminando con attenzione i molti elementi che diedero origine alla presente crisi è possibile intraprendere una chiara diagnosi delle sue cause e trovare rimedi efficaci”. Quindi ogni cosa va documentata ed esaminata con attenzione come avviene in ogni processo giudiziario degno di tale nome per coloro che difendono i diritti delle persone. Il direttore editoriale del dicastero vaticano per la comunicazione, Andrea Tornielli, il 26 gennaio 2022 a proposito del “rapporto sugli abusi nella diocesi di Monaco” ha affermato che non è un’inchiesta giudiziaria né tantomeno una sentenza definitiva”. Nasce spontanea allora in cosa consista tale rapporto e altri simili e a cosa mirano se non sono inchieste giudiziarie, anche se – sperando almeno con una seria e documentata indagine come avviene per le vere e proprie inchieste giudiziarie – un giudizio lo danno. E poi se non sono sentenze definitive perché non attendere che l’indagine sia conclusa. Più che legittima la domanda – chiedere è sempre lecito – a che pro tali dossier se, appunto, non sono né un’inchiesta giudiziaria né tantomeno una sentenza definitiva. 

Certo rimane sospesa anche in questo caso la domanda del nesso tra giustizia e misericordia già emersa nel giubileo straordinario del 2015-2016; ma forse la risposta non c’è essendo un caso di quell’opposizione polare a cui Romano Guardini dedicò uno scritto mirabile.

 

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Don Mario Sensi ha illustrato mirabilmente come l’immagine della Madonna del soccorso – quale quella raffigurata da Tiberio d’Assisi (1510) e ora custodita nel Complesso Museale San Francesco, Montefalco (PG) – che con un bastone difende un bambino dall'aggressione del diavolo sia un manifesto contro gli abusi sessuali.



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