Se non fossi tuo mio Cristo, mi sentirei creatura finita
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- Creato: 09 Marzo 2015
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“Quid enim tam tuum quam tu?
et quid tam non tuum quam tu, si alicuius est quod es?”
(Sant'Agostino, In Evangelium Ioannis Tractatus Centum Viginti Quatuor,Tractatus 29, 3)
“Chi sei Tu,
o dolcissimo Iddio mio?
Che sono io,
vilissimo vermine
e disutile servo tuo?” (Attribuita a San Francesco in Actus beati Francisci et sociorum eius)
"Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita.
Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole … e di quanto la terra fruttifica.
Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho piu’ di loro? Nulla, se non Dio.
Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita." (San Gregorio Nazianzeno)
Che cos’è la nostra coscienza ed auto-coscienza se non appartiene a chi la definisce?
Per questo il peccato ha come effetto il perdersi, il non amarsi, il non conoscersi,
perché viene reciso – in una forma più o meno grave – il legame che ci costituisce.
Legame che ci dona il nome,
ciò che siamo,
il senso,
il presente, il passato e il futuro.
Egli dona un compimento alla tua sete. La significa, la svela, la compie.
Ci dona a noi stessi. Per appartenere e donare appartenenza, in Lui.
Per questo il peccato, originale ed individuale, è il rovescio della Buona Novella.. che Gesù è il Salvatore di tutti gli uomini e rivelatore del Padre. (CCC 389)
Risuona dunque ontologica,
fondante e compiuta, più che operativa,
l’affermazione del Signore “Senza di me non potete far nulla.” (Gv. 15,5)
A questo serve il dono del tempo, a ricordare che nell’appartenenza a Cristo Gesù, si gioca tutto.
PiEffe
Fonte: Facebook