Con l’approvazione del documento sinodale abbiamo assistito ad alcune evidenze che non è bene tacere. Le elenchiamo con cinque constatazioni e domande ed alcune brevi riflessioni.
1 - Questo Documento Finale della Terza Assemblea Sinodale approvato con 28 voti a sfavore su oltre 800, è carico di errori catechistici, antropologici e metafisici. Come tra l’altro un nostro collaboratore ha sottolineato (si veda qui) su uno specifico e delicato punto. Un pot-pourri di ecclesialese e clericalese che mischia pericolosamente e drammaticamente il piano delle buone intenzioni (che certamente non sono in alcun modo in discussione) e il piano delle bad-practice, deformato da immanentismo ed anche dalle eresie che si vuole debellare, cioè gnosticismo, pelagianesimo, semi-pelagianesimo. Ma di questo ne faremo analisi dettagliata in altra riflessione.
2 – La presenza dei delegati ha stimolato la Parresia Kerygmatica di cui l’umanità (sia di chi riceve sia di chi annuncia) ha sempre bisogno?
3 – La Sinodalità, che di per sé ha senso solo se vissuta nello Spirito Santo, altrimenti è esercizio narcisistico e storicistico che deforma l’ascolto dello Spirito per leggere, adeguatamente e correttamente, i “segni dei tempi”, ha vissuto giornate intense di digiuno, silenzio e di adorazione propedeutiche ad ogni riflessione nello Spirito Santo? Oppure è stata principalmente presente la dimensione di riflessioni, meditazioni e di salotto pilotato, da conduzioni decise e deformate, del relativismo etico ed antropologico?
4 – Il trionfalismo che ha caricato emotivamente i partecipanti di queste giornate in che misura nasce dall’io protagonista o da ciò che lo Spirito dice alle Chiese? Dalla necessità di conversione o dal protagonismo politico? In certi momenti non sembrava leggere la gioia che scaturisce dallo stare in Cristo e grazie a Cristo ma l’euforia tipica di Gen. 11; il “darsi un nome”, che è la tentazione originale di sempre. Euforia ego-centrata e confermata da dinamiche psicologiche e sociologiche e non pneumatiche. Rafforzare un tossico, di ogni ordine e grado, nelle sue scelte, fornendo a lui la droga è il modo peggiore di amare e quanto di più lontano dalla Conversione. Conversione che è effetto dell’annuncio carico di Amore, di Vero e della prossimità di e in Cristo.
5 – Senza voler buttar via il “bambino con l’acqua sporca” (e qui l’acqua sporca e inquinata non manca) è evidente che c’è anche del buono in ogni “convenire” e in ogni desiderata, ma la CEI non deve farsi commuovere dai numeri ma deve saper ascoltare realmente tutte le voci vitali della Chiesa e non le selezioni delle selezioni presenti (e magari acquiescenti), altrimenti “se la suona e se la canta” facendosi una bella iniezione di trionfalismo divisorio carico di quel manicheismo che il papato di Leone XIV vuole proprio debellare e che frantuma il popolo di Dio nella confusione e distrae dal dono presente che abbiamo ricevuto.
È stato un errore assai grave di questi ultimi anni quello di spingere ad una Chiesa in uscita quando la Chiesa non sapeva chi era portando fuori “nel mondo” le sue isterie e le sue deficienze e non il Vangelo di Cristo. La scarsa formazione (proprio delle basi grammaticali del catecumenato e della soteriologia) che dimentica la metànoia, la metafisica e l’antropologia che scaturisce dal Vangelo, non genera, come superficialmente si pensava, una Chiesa incidentata ma meglio che ammuffita, ma una Chiesa cancerogena che nutre il mondano nella sua mondanità per i soliti 30 denari ed impantana l'uomo nel suo brago (2Pt. 2,20) e nei suoi nichilismi.
Lì dove questo non è stato dimenticato, nell'orizzonte del catecumenato (ben diverso dalla catechesi), sia in Italia che all'estero, le comunità sono realmente rifiorite con la gioia che scaturisce dall'essere amati e salvati in Cristo. Perché Gesù non lesina i miracoli nelle asperità e nei semplici sine-glossa.
La CEI stia severamente attenta perché gioca con il fuoco e rischia di alimentare le divisioni, anche drammatiche e poi difficilmente sanabili, su alcuni temi sensibili su cui, tra l’altro, alcuni Vescovi sono in forte confusione, mischiando il piano delle buone intenzionalità (certamente presenti) con pastorali deformate ed immanentistiche. Ma di questo tratteremo nel dettaglio, con analisi chiara ed evidente, sempre nel rispetto e nell’appartenenza in altro dedicato servizio.
Lo diciamo con tutto l’amore possibile, la CEI, la Presidenza e la vice-Presidenza CEI hanno fortemente bisogno di recuperare un sussulto di dignità kerygmatica. Altrimenti calpestano il dono ricevuto di essere "successori degli apostoli". E noi per appartenenza a Cristo, ai nostri pastori e ad ogni fratello e sorella della Chiesa, e per rispetto di noi stessi, faremo, con parresia, il servizio di farne memento.
Paul e Salvatore
per l’Associazione Culturale Cattolica Zammerù Maskil www.ilcattolico.it