 "il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore" (2Re 5,17).
"il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore" (2Re 5,17).
Tra i vari mali che affliggono la nostra vita c'è l'incapacità di fare memoria.
La memoria, per l'uomo della Bibbia, non è un semplice "ricordo" ma un ri-presentare, anche agli occhi del cuore, le meraviglie che Dio ha compiuto e compie nella nostra vita.
Poiché gli eventi di grazia sono "l'eternità che entra nella storia" ogni volta che ne facciamo memoria permettiamo, in un certo senso, a Dio di rendere la Sua parola ancora una volta salvifica e potente. Perché Dio, da perfetto pedagogo e da sommo amante, "chiede" a noi una risposta nel continuo "Shemà" esistenziale.
Questo è tanto più vero per i sacramenti in cui, ex opere operato, la grazia irrompe con una presenza di pienezza dell'essere.
Dire - È- nell'Eucarestia, "questo È il mio corpo, È il mio sangue" non significa solo memoria ma potenza e presenza dell'essere di Dio ora, Gesù morto e Risorto, totalmente presente nel suo vero corpo e nel suo vero sangue trasfigurato. Vera umanità piena e piena divinità.
Così per gli altri sacramenti in cui è sempre Cristo Gesù risorto che opera.
In modo similare ciò avviene con la memoria personale. Un fatto, un evento di particolare grazia nella nostra vita si può ri-presentare con tutta la sua gioia e la sua meraviglia nel tempo. Ed ogni "fare memoria" ci rinnova da capo. Ci purifica. Ci Cristifica. Ci consente di vedere oltre la cortina che affatica il nostro presente, ci aiuta a prendere il largo sulla Sua Parola.
Pertanto ricordare non è accessorio ma è piuttosto fondamentale. Vuol dire puntare sempre (e talvolta farsi violenza in questo) lo sguardo verso Gesù, autore e perfezionatore della fede. D'altronde a questo serve e va educata la volontà al fissare lo sguardo dove comincia e si compie.
Anche noi dobbiamo sempre portare con noi "la terra" del miracolo e della grazia in cui Dio ci si è rivelato, personalmente e assieme.
La fedeltà nostra infatti si fonda sul fatto e la certezza che Dio è fedele. Il nostro "dovere" si fonda sul fatto che Egli, sempre, ci abilita a potere fare una cosa, una scelta, un taglio, una memoria, un gesto di generosità, un passo in avanti.
Dunque "portare la terra" del fatto accaduto nella nostra vita vuol dire ricordare, anche nelle notti di difficoltà, che Dio è fedele e che non abbandona mai il suo servo e il suo popolo.
Ricordare non è, dunque, per guardare indietro, per un gesto solleticante la nostalgia del passato, ma è spinta efficace per vedere correttamente sia il presente sia in avanti e per ringraziare, sempre, nella lode, colui che ci ha fatto e ci fa grazia. Vuol dire sentirsi debitori nello Spirito Santo (Rm. 8,1ss).
Infatti questa è la nostra realtà: essere totamente debitori di un Dio che non ti chiede neanche di dir grazie ma solo di ri-conoscerlo per il tuo bene.
Essere debitori di Dio è la vera libertà, l'unica.
È la potente dissoluzione di ogni intima e grossolana catena.
Mentre quando non riconosciamo questo nostro "debito" siamo in realtà schiavi di noi stessi, del mondo, dell'uomo vecchio, dell'omologazione ideologica e delle sue tirannie... e anche della scimmia di Dio. 
Schiavi, incapaci di essere liberi e di liberare.
Perché solo l'uomo che vive nella memoria della Grazia è capace di aiutare altri a sciogliere le antiche catene.
Solo Dio è il creditore che ti libera da ogni debito perché vuole che tu sia realmente pieno ed umano e non una caricatura di ciò che potresti essere.
Ricordare dunque vuol dire fare culto, continuamente, senza flessioni curve e narcisistiche snaturalizzanti e vivere nella propria carne la grazia di Dio.
Perché tu diventi altare nell'Altare, sangue nel Sangue dell'Agnello.
Chiediamo a Dio, oggi, di svegliarci dal sonno della memoria e dalla pigrizia accidiosa verso la lode.
Oh, Trinità beata, acqua viva, fuoco, amore, santo Crisma di Bene
per ogni cosa presente ti ringraziamo e forti della Tua Grazia ogni cosa a te restituiamo, così come possiamo. Come bimbi. E con lode effettiva, qui ed ora, restituiamo proprio lì dove non ne siamo capaci perché Tu, liberandoci, ci renda capaci del Bene a cui ci hai predestinato.
Per darti Gioia e dare Gioia.
Amen.
Francesca e Paul
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