"Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammóna".
Mammona non è solo il "denaro" ma tutto ciò che mettiamo come ricchezza al posto di Dio, anche le nostre preoccupazioni o paure. La radice dell'etimo Mammona viene dall'ebraico māmōnā, ricchezza, e Gesù ci avverte, da buon pedagogo, che l'idolatria, sotto ogni tipo di forma, è incompatibile con la sequela.
E noi, in un contesto idolatrico, come può essere talvolta quello lavorativo, delle conoscenze, persino familiare o delle amicizie, siamo chiamati ad avere la fiducia immarcescibile di Cristo che persino in Matteo (di cui oggi 21 settembre 2025 si fa memoria) lo porta da esattore delle tasse ad apostolo ed evangelista.
Perché anche la sfiducia radicale può essere mammona. La Chiesa lo festeggia il 21 settembre e il suo nome significa “Dono di Dio”. Da dono per sé diventa dono di Dio, per molti. San Matteo è il patrono di banchieri, commercialisti ed esattori.
E dunque, persino noi che siamo contorti e cattivi ed ego-riflessi, spesso impantanati in miseri orizzonti, possiamo cogliere il vero "dono di Dio" e vivere di esso. Dovunque la Provvidenza ci ha posti.
Oh, benedetta Provvidenza che ci ama più di quanto possiamo immaginare.
Paul Freeman