Non possumus. La Chiesa non è un club che espelle chi ne violi regole ed etichetta, è una madre accogliente, che protegge, ripara, e concede diritti d'asilo. E sulla mitica "trasparenza" invocata dai giustizialisti dovrebbe finalmente allargare le braccia e pronunciare le famose parole, non possumus, rassegnandosi all'incomprensione e all'ostilità del "mondo".
Qualche giorno fa il portavoce vaticano aveva criticato una lettera del cardinale Darìo Castrillòn Hoyos, prefetto della Congregazione del clero, il quale nel 2001 lodò il comportamento del vescovo di Bayuex-Lisieux, che non aveva denunciato un prete della sua diocesi accusato di pedofilia e per questo era stato condannato a tre mesi di prigione con la condizionale. Ora si apprende che il cardinal Castrillòn Hoyos per quella lettera aveva avuto il via libera da Giovanni Paolo II : e giustamente, perché il vescovo di Bayeux-Lisieux si era rifiutato di rivelare segreti che aveva appreso in confessionale. Inevitabile che chi non comprende, perché privo della luce della fede, il mistero del sacramento della confessione parli ora di "copertura" e punti il dito contro papa Wojtyla. Ma altrettanto inevitabilmente, da parte ecclesiastica, bisognerebbe precisare che le categorie del secolo non sono quelle della Chiesa. Non c'è esigenza di "trasparenza" che tenga : il segreto del confessionale è inviolabile da qualunque potere mondano. Lì siamo veramente al sicuro da intercettazioni, fughe di notizie e delazioni : lì dobbiamo vedercela solo con Dio. Non è una garanzia di riservatezza (privacy), ma un'opportunità per essere veramente sinceri, sottratti al giudizio della società e portati al cospetto del giudizio, ben più temibile, di Dio... Del resto, il conflitto, su questo punto, non è nuovo, è stato già occasione di scontri e anche di divertenti ricostruzioni. Il fatto è che la Chiesa, come ha molto opportunamente ricordato Giuliano Ferrara, non è una repubblica : "La chiesa si occupa del peccato, che è una cosa più complessa del reato, che non si lascia classificare nello stesso modo, che ha un ambito di giudizio universale, caso per caso, diverso dalle procedure eguali, omologanti, standard, del diritto... La chiesa, specie quando si tratti di preti, maneggia un ministero sacramentale che trascende necessariamente le regole ordinarie con cui si trattano le fattispecie di reati nei tribunali civili". Concludeva il direttore del Foglio : "Se questo dato non viene compreso e riconosciuto, con spirito tollerante e laico, l'accusa alla chiesa diventa intolleranza ideologica". Questo spirito "laico", che Ferrara consiglia a chi guarda la Chiesa da fuori, bisognerebbe forse suggerire anche a chi vi sta dentro.
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