"Quando corpus morietur, fac ut animae donetur. Paradisi gloria" (Dal testo meditativo dello Stabat Mater)
“Perché dove è (stato accumulato) il tuo tesoro
lì è il tuo cuore”
“ὅπου γάρ ἐστιν ὁ θησαυρός ⸀σου, ἐκεῖ ἔσται καὶ ἡ καρδία ⸁σου.” (Matteo 6, 21)
“Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario..
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.” (Sl. 26,4.13)
“Davide santo sospirò, più di ogni altro, di contemplare e vedere questo giorno. Infatti disse: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore» (Sal 26,4).”
(Dal libro «Sulla morte del fratello Satiro» di sant'Ambrogio, vescovo)
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Al sentire i termini ri-centrare e ri-significare pare che questo sia opera nostra.
No. Questa è opera dello Spirito del Signore che ri-ordina e rende armonico il caos del cuore, le pulsioni di una vita, le dissipazioni di ogni genere, pulisce dalle sedimentazioni e le incrostazioni e riporta alla primigenia purezza per cui siamo stati pensati ed amati. Desiderati. Perché il desiderio, quello nostro, cresce nel Desiderio del Padre per Cristo nello Spirito Santo. In questo processo d'Amore sin dall'Eternità occorre fissare il cuore. Fissare saldamente il cuore. Con tutte le nostre forze.
La morte è il luogo teologico dell'abbattimento delle proiezioni di Dio. Cioè nella morte, di qualsiasi livello e su qualsiasi piano, le proiezioni di Dio di natura pedagogica o quelle di natura dissipante (perché sono assai diverse) vengono abbattute.
In ogni morte le proiezioni pedagogiche, necessarie a permettere al nostro contenibile di vedere ed assaporare l'incontenibile secondo principio di gradualità, vengono abbattute. Quelle incrostate dovute alle nostre paure e al nostro peccato, in cui abbiamo sovvertito il principio di gradualità con la gradualità del principio e la vanità, manipolando e rubando il Bene e il Vero, vengono distrutte.
Tuttavia, per cogliere i frutti di questo dono di Dio, occorre che oggi, nell'urgenza dell'oggi , davanti al mistero della morte, diciamo “Sì”!
Perché ogni “no” si significa e prende significato dietro un “Sì”.
Ricordava Papa Francesco nell'Angelus del 28 febbraio 2016:
"Non è mai troppo tardi per convertirsi, mai! Fino all’ultimo momento: la pazienza di Dio che ci aspetta. Ricordate quella piccola storia di santa Teresa di Gesù Bambino, quando pregava per quell’uomo condannato a morte, un criminale, che non voleva ricevere il conforto della Chiesa, respingeva il sacerdote, non voleva: voleva morire così. E lei pregava, nel convento. E quanto quell’uomo era lì, proprio al momento di essere ucciso, si rivolge al sacerdote, prende il Crocifisso e lo bacia. La pazienza di Dio! E fa lo stesso anche con noi, con tutti noi! Quante volte – noi non lo sappiamo, lo sapremo in Cielo –, quante volte noi siamo lì, lì… [sul punto di cadere] e il Signore ci salva: ci salva perché ha una grande pazienza per noi. E questa è la sua misericordia. Mai è tardi per convertirci, ma è urgente, è ora! Incominciamo oggi."
E così la morte diventa alleata, anzi, secondo la sapienza del più povero tra i santi, viene chiamata “sorella”.
E qui è la Sapienza che dona gusto, peso e sostanza, al tuo peregrinare e alla nostalgia di casa. Perché la nostalgia struggente e il respiro nel Respiro dilata il limite predisponendolo all'Eternità. La tua casa, la nostra casa.
Scandaglia il tuo cuore alla Sua Luce e troverai il Desiderio che ti desidera e tutto significa e dona peso (cioè Gloria): quello ardente di Dio che ha tanto desiderato nel desiderarti.
«Desiderio desideravi hoc pascha manducare vobiscum, antequam patiar» (Lc. 22,15)
E a questo moto, che tutto sostiene, tu rispondi con le parole del salmo:
"L'anima mia languisce
e brama gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
Per me un giorno nei tuoi atri
è più che mille altrove,
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende degli empi." (Sl. 83,3.11)
Dice infatti il Signore:
“.. Perché dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6, 21)
Paul Freeman