Tuttavia la caratteristica principale del teologo Jean Galot è certamente l'unità profonda in lui fra l'uomo di studio e d'insegnamento e l'uomo spirituale. Accanto alla lista impressionante delle sue opere teologiche, si può stilare quella, ancora più impressionante, delle sue opere spirituali e dei suo libretti di preghiere. Fra di esse vi è una profonda unità. (...) In Jean Galot, la spiegazione storica e concettuale dei trattati dogmatici era alimentata e vivificata dalla preghiera, dall'intimità vivente con Cristo, ed era a partire da questa stessa fonte che sapeva presentare, con chiarezza e semplicità, gli stessi misteri agli innumerevoli lettori che le sue opere spirituali hanno aiutato a vivere. E prima ancora, indubbiamente, ai partecipanti ai ritiri, alle meditazioni e alle conferenze che dava, in particolare ai religiosi e alle religiose, continuando in un certo senso l'opera di Gesù: "tutto ciò che ho udito da mio Padre l'ho fatto conoscere a voi". Li rendeva partecipi di quello che egli stesso viveva profondamente.
In un certo numero di contemplazioni della seconda settimana degli esercizi, sant'Ignazio propone quello che egli chiama il triplice colloquio: ci si rivolge prima a Maria, chiedendole di intercedere presso suo Figlio, poi a Gesù e infine al Padre. Maria ha occupato un posto importante nella vita di Jean Galot. Permettetemi di evocare un ricordo che aveva confidato a una persona a lui vicina e che me lo ha riferito. Jean aveva perduto presto sua madre. Suo padre, quando era ancora bambino, l'aveva portato in pellegrinaggio a Notre Dame de Bonsecours e gli aveva mostrato la Vergine dicendogli: sarà tua madre. A Lei ha dedicato tante pagine, fin da Le coeur de Marie, uno dei suoi primi libri; e soprattutto non ha mai smesso di pregarla "come un bambino".
Maria l'ha condotto a Gesù, Colui che non ha mai smesso di cercare di conoscere meglio e di far conoscere, che non ha mai smesso di seguire. E Gesù l'ha condotto al Padre. Dopo Le coeur de Marie, Le coeur de Christ, ha scritto Le coeur du Père. La paternità di Dio, compresa nel mistero trinitario, è molto importante per Jean Galot: egli riteneva che non gli venisse data abbastanza attenzione nella preghiera della Chiesa. (...)
Tutta questa ricchezza interiore la viveva nella discrezione. Ricchezza interiore di cui beneficiava un circolo di persone del quale è difficile misurare l'ampiezza, composto da tutti coloro, uomini e donne, che l'avevano incontrato più intimamente e che erano stati assistiti e aiutati da lui, ma anche dalla folla anonima dei suoi lettori. Negli ultimi anni che ha trascorso nell'infermeria, a risplendere sono state la sua semplicità e la sua pietà profonda. Ha conosciuto un lungo cammino di diminuzioni e di distacco, di perdita progressiva delle sue forze. Nella fede, ha vissuto questo cammino come una scalata verso Dio; come ha detto in diverse occasioni nei suoi ultimi giorni, è giunto sulla vetta della montagna. Scalata verso Dio, verso l'incontro. Riprendendo il triplice colloquio, lo affidiamo alla Madonna e a suo Figlio Gesù; essi lo portano dal Padre e già le braccia del Padre si aprono per accogliere suo figlio.
La cristologia al centro di una ricerca instancabile
Padre Jean Galot ha tenuto per più di venti anni la cattedra di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Una presenza umile e discreta che ha comunque lasciato il segno negli studenti e nell'intera comunità di studiosi. Così ce ne parla padre Luis Ladaria, segretario generale della Commissione Teologica Internazionale, che, proprio alla Gregoriana, ha avuto occasione di conoscere padre Galot. "Il suo era un temperamento pacato - ci dice Ladaria - sempre cortese nella convivenza quotidiana. Non si attribuiva mai troppa importanza, neanche quando riceveva pubblici complimenti per le sue opere o per i suoi articoli su "L'Osservatore Romano". Quello che spiccava della sua personalità era la straordinaria capacità di lavoro. Un uomo instancabile. Anche negli ultimi anni riusciva a corrispondere a mille impegni e a scrivere moltissimo". 
In Gregoriana, padre Galot ha portato la sua profonda conoscenza della teologia cristologica, alla quale ha dedicato il suo insegnamento guidando anche numerose tesi di dottorato. "Pur essendosi dedicato a molti campi di studio - ci ha ricordato Ladaria - la passione di padre Galot era per la cristologia:  ci teneva moltissimo a sottolineare il valore del Concilio di Calcedonia come punto di riferimento imprescindibile per la teologia cattolica. Interessante notare come egli sapesse passare con naturalezza dalla grande profondità degli scritti teologici a una forma di comunicazione più accessibile. I suoi articoli su "L'Osservatore Romano" lo dimostrano:  spiritualmente e teologicamente molto accurati mettevano in mostra anche una grande capacità divulgativa".
(©L'Osservatore Romano - 24 aprile 2008) 
