Pubblichiamo la prefazione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana al volume Identità religiosa e culturale europea. La questione del crocifisso di Carlo Cardia (Torino, Allemandi, 2010, pagine 157, euro 28).
di Gianni Letta
L'Europa che vogliamo costruire è un'Europa che avvicina i popoli e le Nazioni e tende a unificarli mantenendo la ricchezza delle loro tradizioni religiose e culturali, diventando così centro di irradiazione di valori universali a cominciare dai diritti umani che spettano a tutte le persone. Questo è stato, sin dall'origine, il cuore del progetto che i fondatori dell'unità europea Robert Schuman, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, hanno ideato e iniziato a realizzare dopo la notte del totalitarismo e le tragedie delle guerre mondiali del xx secolo.
Parlare delle tradizioni religiose e culturali non vuol dire rivolgersi al passato, come avrebbe fatto Joseph de Maistre, ma cogliere il nesso tra religione e democrazia come lo colse Alexis de Tocqueville nella sua analisi della società americana. Il valore delle tradizioni europee non va ricercato con nostalgia in una storia che si è compiuta: esso è vivo e attuale nella fede e nei costumi dei popoli d'Europa, tanto che lo si ritrova sancito con ricchezza di richiami nelle Costituzioni e nelle leggi fondamentali degli Stati europei, anche in quelle più recenti riformate dopo la caduta del comunismo. Infatti, l'esaurimento di ogni forma di totalitarismo, di destra o sinistra, ha visto rinascere la tradizione cristiana, nelle sue diverse configurazioni, proprio nei Paesi che più hanno sofferto le persecuzioni moderne, e ha fatto fiorire un pluralismo religioso che fa onore all'Europa e alla sua tradizione di tolleranza e di libertà.
popoli e Stati per la funzione di resistenza al totalitarismo svolta nel xx secolo e per le sue opere a favore della cultura e nella formazione della coscienza popolare. Anche nei concordati riformati dell'area occidentale la Chiesa è considerata come religione della grande maggioranza della popolazione, mentre l'Italia riconosce che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, e il Portogallo riconosce nell'Accordo del 2004 i profondi rapporti storici tra la Nazione e la Chiesa cattolica. In Germania protestantesimo e cattolicesimo costituiscono le due anime spirituali e culturali di un Paese che è stato diviso per oltre quaranta anni, e ha ritrovato l'unità nazionale anche grazie all'impegno degli uomini migliori delle sue tradizioni religiose. Infine, tutti conoscono la tradizione riformata, anglicana e luterana, che caratterizza l'Europa del nord i cui sistemi di relazioni ecclesiastiche sono in via di riforma ma tengono sempre ferma, anche nelle nuove leggi, le radici cristiane della propria storia e identità. In ogni Paese d'Europa la tradizione cristiana non soltanto non è di ostacolo, ma è alla base di un processo riformatore che ha ampliato il diritto di libertà religiosa a favore di tutte le religioni, e di ogni opinione in materia religiosa o filosofica.
È quasi inevitabile che in questo quadro di tradizioni e di evoluzione si presentino delle tensioni, dei problemi, e uno di questi è indubbiamente sorto a seguito della pronuncia della Corte di Strasburgo che ha ritenuto la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane in contraddizione con la libertà di religione e di educazione dei ragazzi e delle loro famiglie. Questa valutazione non può essere condivisa, soprattutto perché non corrisponde alla realtà della nostra società e della nostra scuola.
Il professore Carlo Cardia, autore del saggio che viene pubblicato a cura dell'Ambasciata italiana presso la Santa Sede, è uno studioso autorevole di grande valore e di riconosciuto prestigio internazionale. Professore di Diritto Ecclesiastico all'Università di Roma è autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico, ma è anche tra gli autori principali del concordato del 1984 e della nuova legislazione ecclesiastica italiana, ed è un profondo conoscitore delle relazioni tra Stato e Chiesa in Europa. Anche in base alla sua esperienza e alle sue conoscenze, espone le molteplici ragioni giuridiche per le quali la sentenza del 2009 va rivista, nell'ambito di una riflessione più ampia ed equilibrata della legislazione e della realtà italiana. Sono ragioni che il Governo condivide e che sono alla base della richiesta di revisione della sentenza a opera della Grande Chambre della Corte di Strasburgo.
Il saggio, però, si sviluppa in un orizzonte più ampio di quello giuridico andando alla radice storica, filosofica, culturale, della simbologia religiosa, ed è su questo punto che vorrei svolgere alcune brevi considerazioni che possono essere utili anche per la soluzione della controversia.
Il simbolo della croce è il cuore della fede per i cristiani di ogni denominazione, cattolici, ortodossi, protestanti, perché è dalla narrazione dei Vangeli della morte e della Resurrezione di Gesù che ha avuto inizio quel cammino che da Gerusalemme ha fatto incontrare la fede biblica con la razionalità di Atene e la cultura giuridica di Roma. Da questo incontro, sempre vivo e fecondo, ha preso l'avvio la fondazione dell'Europa moderna, insieme con l'eredità della civiltà greca e di quella romana. È Paolo che pronuncia la celebre frase, ripetuta dai cristiani di tutto il mondo per la quale "la Croce è stoltezza per chi va in perdizione, ma per noi è potenza di Dio" (i Corinzi, 1, 18), ed è Paolo che annuncia il Vangelo tra i "gentili" dell'epoca inaugurando quell'opera missionaria che da Roma si svilupperà poi in ogni parte d'Europa. Agostino, Bonifacio, Patrizio si recano in Gran Bretagna, Germania, Irlanda, e poi Cirillo e Metodio danno inizio alla conversione dei popoli slavi, e portano ovunque i semi di una concezione spirituale che cambia i rapporti tra gli uomini, eleva l'uomo oltre la sua naturalità, facendolo avvicinare al cielo, proponendo traguardi di interiorità prima sconosciuti.
Gli storici ci insegnano che la luce del cristianesimo non solo non ha contraddetto la lezione di libertà venuta da Atene, e quella del diritto elaborato da Roma, al contrario le ha abbracciate e amalgamate in una sintesi superiore che è divenuta la base su cui si è costruita l'Europa moderna. Dal cristianesimo ha avuto avvio l'ansia dell'uomo verso la giustizia e l'eguaglianza tra gli esseri umani, la separazione delle sfere temporale e spirituale e quindi il principio di laicità, ed è dal cristianesimo che è derivata la riflessione sulla sacralità della persona e dei suoi diritti inalienabili. Certamente, per realizzare tutto ciò è occorso del tempo, e altre correnti culturali e filosofiche hanno contribuito a realizzare la società moderna, ma senza il cristianesimo il lungo cammino dell'Europa della spiritualità e delle libertà non sarebbe stato possibile.
È questo un punto importante di riflessione. Il simbolo della croce, esposto nelle scuole italiane e in quelle di moltissimi altri Paesi europei, ma anche nelle bandiere delle Nazioni del nord Europa è qualcosa che non appartiene soltanto alla più gran parte dei cittadini europei, né è espressione esclusiva di un indirizzo confessionale ma è divenuto, per usare le parole di Gandhi, un simbolo universale che parla di fratellanza e di pace a tutti gli uomini di buona volontà. Su questa base si può chiedere una giusta revisione della sentenza di Strasburgo del 2009 per tener ferma la coesione e la solidarietà spirituale dei popoli europei che vogliono camminare insieme mantenendo le proprie identità e tradizioni storiche.
(©L'Osservatore Romano - 26 maggio 2010)