Rassegna stampa Speciali

Giuseppe Chiaretti, un santo a Perugia

ChiarettiP. Pietro Messa, ofm

“A Perugia avete un santo”: queste parole ebbe a dire riferendosi a monsignor Chiaretti il monaco trappista André Louf (1929-2010) ad alcuni giovani umbri incontrati a Bose durate il corso di spiritualità ortodossa nel settembre 2001. Gli episodi, le parole e aneddoti di colui che è stato arcivescovo Perugia dal 1995 al 2009 sono molteplici.

La sua attenzione alla storia non era per mera erudizione ma aveva una finalità pastorale. Ecco allora che richiese alla biblioteca del convento di Monteripido la monumentale biografia che Giovanni Hofer dedicò a san Giovanni da Capestrano per approfondire ulteriormente la devozione dei francescani al santissimo nome di Gesù e soprattutto verificare che realmente i raggi del sole in cui veniva raffigurato significasse la pace ritrovata tra le varie famiglie. Fu contento che Andrea Maiarelli facesse la ricerca inerente una medievale congregazione sacerdotale perugina del Medioevo volendo trarne elementi per aiutare il presbiterio diocesano ad approfondire la propria identità. Così come il recupero della luminaria di san Costanzo oppure l’interesse presente per conoscere meglio la vicenda di san Giuseppe da Leonessa.

Quando, ormai vescovo emerito, seppe che presso la Pontificia Università Antonianum vi fu un incontro per ricordare monsignore Luigi Padovese ucciso nel 2010 in Turchia volle essere presente come semplice uditore proprio per venerazione del suddetto vescovo cappuccino.

Le tribolazioni durante l’episcopato perugino non mancarono tanto che ad un certo punto ebbe a dire che sembrava che tutti i diavoli si fossero scatenati. In queste situazioni cercava di intervenire ma attento a non sradicare con la zizania anche il grano buono.

La valorizzazione dei vari carismi fu una delle sue attenzioni, tuttavia senza idealizzazioni ma con una visione anche critica di certi movimenti e gruppi ai quali ad esempio rimproverava l’immobilità che impedisce di comprendere i cambiamenti sociali e storici. Diceva che spesso nascono come movimenti, continuano come confraternite e muoiono come ordini religiosi.

In un intervento pubblico elogiò i sacerdoti, soprattutto parroci; con schiettezza disse che le patacche che a volte si notavano sulla talare erano in realtà vere e proprie medaglie della loro fedeltà. Senza scadere nella retorica della povertà amava la sobrietà l’attenzione verso i bisognosi con discrezione e senza ostentazione.

Ora che martedì 2 dicembre 2021 ci ha preceduto nel segno della fede compiendo la sua pasqua non c’è che da essere grati per Giuseppe Chiaretti che è stato per noi vescovo e con noi fratello in cammino tra le prove della vita e le consolazioni del Signore.

Per un approfondimento cfr. http://diocesi.perugia.it/vescovo-emerito/

p. Pietro Messa, ofm

Pontificia Università Antonianum

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