Rassegna stampa formazione e catechesi

I credenti possono cambiare il corso della storia

Pubblichiamo ampi stralci dell'intervento conclusivo del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al congresso di Madrid.
Capirete che nel prendere la parola il mio primo dovere è di trasmettere i cordiali saluti e la vicinanza spirituale di Papa Benedetto XVI che ha appreso con grande interesse di questo incontro. (...) Sua Santità ritiene che il dialogo basato sull'amore e sulla verità fra i credenti sia il modo migliore per contribuire all'armonia, alla felicità e alla pace dei popoli della terra.
Re Abdallah ha incentrato gli obiettivi di questa conferenza sul dialogo con un discorso coraggioso quando ha dichiarato:  "Se desideriamo il successo di questo storico incontro dobbiamo concentrarci sui nostri denominatori comuni, cioè la fede profonda in Dio, i nobili principi e gli elevati valori morali che costituiscono l'essenza della religione". In questi giorni, è risultato ovvio che è possibile incontrarsi, guardarsi e rispettare le nostre reciproce fedi, apprendere una nuova modalità per percorrere il cammino del dialogo. Abbiamo sottolineato le numerose convinzioni che condividiamo:  fede nell'unicità di Dio autore della vita; responsabilità di preservare il creato e le risorse della terra; il carattere sacro della persona umana e della sua dignità e i diritti fondamentali che ne derivano; la preoccupazione comune di offrire ai giovani principi etici e religiosi:  la forza dell'amore che ogni credente possiede; la centralità della legge naturale. Desidero condividere con voi due considerazioni personali. La prima è che abbiamo reso la ricchezza delle nostre convinzioni e dei nostri pensieri disponibile a tutti i membri delle società alle quali apparteniamo. (...) La seconda mia convinzione è che, in quanto credenti, siamo un dono per la società. (...) Questa realtà rende imperativo che la libertà religiosa venga considerata al di là dell'importante necessità di avere luoghi di culto, che è il minimo che si può pretendere. La libertà religiosa deve anche includere la possibilità per i credenti di prendere parte attiva al dialogo pubblico mediante responsabilità sociali, politiche e culturali in cui devono fungere da modello.
Quindi, guardando al futuro, penso che si debbano urgentemente raggiungere tre obiettivi:  promuovere la conoscenza reciproca; incoraggiare lo studio delle religioni in maniera obiettiva; formare le persone al dialogo interreligioso. (...) Non intendo dire che tutte le religioni sono più o meno uguali. Intendo dire che tutti coloro che cercano Dio hanno pari dignità. (...) Benedetto XVI ha sempre messo in guardia contro un dialogo interreligioso che sfocciasse nel sincretismo. Sappiamo tutti che il dialogo interreligioso non si può basare sull'ambiguità. (...) Come credenti, ebrei, cristiani e musulmani non crediamo nel fato. Sappiamo che, avendo ricevuto da Dio un cuore e una intelligenza, possiamo cambiare, con il Suo aiuto, il corso della storia.

(©L'Osservatore Romano - 19 luglio 2008)