I giovani hanno bisogno di verità

papa-abbraccio-4Signora e Signori Ambasciatori,
È con piacere che vi accolgo in occasione della presentazione delle Lettere che vi accreditano come Ambasciatori straordinari e plenipoten-ziari dei vostri rispettivi Paesi presso la Santa Sede: la Repubblica di Guinea, San Vincenzo e Grenadine, il Niger, lo Zambia, la Thailandia, lo Sri Lanka. Vi ringrazio per le cordia-li parole che mi avete rivolto e anche per i saluti che mi avete trasmesso da parte dei vostri rispettivi Capi di Stato.
In cambio, vi sarei grato se poteste far pervenire loro i miei voti migliori per la loro persona e per lo svolgimento dell’incarico al servizio del proprio popolo. Prego Dio di concedere a tutti i vostri concittadini di condurre una vita pacifica e de-gna, nella concordia e nell’unità. Esaminando le numerose sfide della nostra epoca, possiamo consta-tare che l’educazione occupa un po-sto di primo piano. Essa avviene og-gigiorno in contesti in cui l’evoluzio-ne degli stili di vita e di conoscenza crea fratture umane, culturali, sociali e spirituali inedite nella storia dell’umanità. Le reti sociali, altra no-vità, tendono a sostituire gli spazi naturali della società e della comuni-cazione, divenendo spesso l’unico punto di riferimento dell’informazio-ne e della conoscenza. La famiglia e la scuola non sembrano essere più il terreno fertile primario e naturale da dove le giovani generazioni attingo-no la linfa nutritiva della loro esi-stenza. Inoltre, negli ambiti scolasti-co ed accademico, l’autorità degli in-segnanti e dei professori è messa in discussione e, purtroppo, la compe-tenza di alcuni di loro non è esente da parzialità cognitiva e da carenza antropologica, escludendo o limitan-do così la verità sulla persona uma-na. Quest’ultima è un essere integra-le e non una somma di elementi che si possono isolare e manipolare a proprio piacimento. La scuola e l’università sembrano essere divenute incapaci di progetti creativi che re-chino in sé una teleologia trascen-dentale in grado di sedurre i giovani nel loro essere profondo, sebbene questi ultimi, pur essendo preoccu-pati per il loro futuro, siano tentati dallo sforzo minore, dal minimo suf-ficiente e dal successo facile, utiliz-zando talvolta in modo inappropria-to le possibilità offerte dalla tecnolo-gia contemporanea. Molti vorrebbe-ro aver successo e ottenere rapida-mente uno status sociale e professio-nale importante, disinteressandosi della formazione, delle competenze e dell’esperienza richieste. Il mondo attuale e gli adulti responsabili non hanno saputo dare loro i necessari punti di riferimento. La disfunzione di alcune istituzioni e di alcuni servi-zi pubblici e privati non potrebbe essere spiegata da un’educazione mal garantita e male assimilata? Riprendendo le parole del mio predecessore, Papa Leone XIII, sono convinto che «che la vera dignità e grandezza dell’uomo è tutta morale, ossia riposta nella virtù; che la virtù è patrimonio comune, conseguibile ugualmente dai grandi e dai piccoli, dai ricchi e dai proletari» (Rerum novarum, n. 20). Invito dunque i vo-stri governi a contribuire con corag-gio al progresso della nostra umanità favorendo l’educazione delle nuove generazioni grazie alla promozione di una sana antropologia, base indi-spensabile per ogni educazione au-tentica, e conforme al patrimonio naturale comune. Questo compito potrebbe passare prima di tutto per una riflessione seria sulle diverse problematiche esistenti nei vostri ri-spettivi Paesi, dove talune opzioni politiche o economiche possono ero-dere subdolamente i vostri patrimoni antropologici e spirituali. Questi so-no passati al vaglio dei secoli e si so-no pazientemente costituiti su basi che rispettano l’essenza della perso-na umana nella sua realtà plurale, restando nel contempo in perfetta sintonia con l’insieme del cosmo. In-vito ancora i vostri governanti ad avere il coraggio di adoperarsi per il consolidamento dell’autorità morale — intesa come chiamata a una coe-renza di vita — necessaria per un’au-tentica e sana educazione delle gio-vani generazioni. Il diritto a un’educazione ai giusti valori non deve mai essere negato né dimenticato. Il dovere di educare a tali valori non deve essere mai impe-dito o indebolito da qualsivoglia in-teresse politico nazionale o sovran-nazionale. È pertanto necessario educare nella verità e alla verità. Ma, «che cos’è la verità?» (Gv 18, 38), si chiedeva già Pilato, che era un go-vernatore. Ai giorni nostri, dire il ve-ro è divenuto sospetto, voler vivere nella verità sembra superato e pro-muoverla sembra essere uno sforzo vano. Eppure il futuro dell’umanità si trova anche nel rapporto dei bam-bini e dei giovani con la verità: la verità sull’uomo, la verità sul creato, la verità sulle istituzioni, e così via. Oltre all’educazione alla rettitudine del cuore e della mente, i giovani hanno pure bisogno, oggi più che mai, di essere educati al senso dello sforzo e della perseveranza nelle dif-ficoltà. Occorre insegnare loro che ogni atto che la persona umana compie deve essere responsabile e coerente con il suo desiderio d’infi-nito, e che tale atto accompagna la sua crescita in vista della formazione a un’umanità sempre più fraterna e libera da tentazioni individualiste e materialiste. Permettetemi di salutare per mez-zo vostro i vescovi e i fedeli delle co-munità cattoliche presenti nei vostri Paesi. La Chiesa compie la sua mis-sione nella fedeltà al suo Signore e con il desiderio ardente di apportare il suo contributo specifico alla pro-mozione integrale dei vostri concit-tadini, in particolare attraverso l’edu-cazione dei bambini e dei giovani. Essa partecipa ogni giorno agli sfor-zi comuni per la crescita spirituale e umana di tutti, mediante le sue strutture educative, caritative e sani-tarie, avendo a cuore il risveglio del-le coscienze al rispetto reciproco e alla responsabilità. In tal senso, in-coraggio i vostri governanti a conti-nuare a permettere alla Chiesa di oc-cuparsi liberamente dei suoi ambiti di attività tradizionali che, come voi sapete, contribuiscono allo sviluppo dei vostri Paesi e al bene comune. Signora e Signori Ambasciatori, mentre comincia ufficialmente la vostra missione presso la Santa Sede, vi porgo i miei migliori auguri, assi-curandovi del sostegno dei diversi servizi della Curia romana nello svolgimento della vostra funzione. A tal fine, invoco con piacere su di voi e sulle vostre famiglie, come pure sui vostri collaboratori, l’abb ondanza delle Benedizioni Divine.

© Osservatore Romano - 14 dicembre 2012