Osceno

scimmia san PietroOsceno, ossia fuori dalla scena, fuori dal contesto. Detto alla romana: “che non c’azzecca nulla”.

Per quanto bello e d’effetto, fuori posto.

Obnubilato il senso del Sacro, la sua custodia e la sua formazione, questo è l'epilogo. Forse.

Questa pacchianata di “Fiat lux” di ieri a San Pietro, certamente nobile nelle intenzioni – ma non si dica in linea con la “Laudato sì”, perché anche qui non c’azzecca nulla con l’enciclica e con il Cantico delle Creature del poverello – era totalmente fuori contesto.

Ricordava di più un futuro distopico alla Strange Days (di Kathryn Bigelow). Non dimenticando che ogni distopia è sempre generata da una utopia. E’ dai tempi della torre di Babele che proviamo a “darci un nome”.
Non è solo superbia, è pacchianeria.
Degrado del gusto, del senso del bello.
Calpestamento dell’arte nata dal Vangelo e che comunica il Vangelo. Ignoranza sulla valenza simbolico-comunicativa. Mancanza di sobrietà.
Con tale ritmo si cercherà di dare gli effetti speciali anche al momento più potente e sobrio della storia, quello dell’Annunciazione.

Ben venga, era ora, una chiesa che si toglie dalla muffa e dallo stantio. Non autoreferenziale e chiusa in se stessa. Che rischia ed è incidentata, ma non dimentichiamo la necessaria formazione permanente al gusto e al bello, che parte dallo stare in ginocchio, in silenzio e sobrietà, prosegue con la catechesi, continua con la formazione morale e prosegue con l’annuncio kerygmatico. In un circolo virtuoso.

Altrimenti le comunità sono aria fritta. Verniciatura pronta per la vendita e le mode, e non per il sempre nuovo del Vangelo.

Basta, con sacerdoti “anchor-man” alla Hunger games. Omni presenti in televisione a cavalcare l’onda mediatica. Prelati con le maniche della camicia tirate su alla Riotta, giocando con la penna, come a far vedere che si danno da fare, che sono “sul pezzo”. Busy priest.

Piuttosto, quanti sacerdoti – sono la stragrande maggioranza – stanno realmente sul pezzo.
In ginocchio al mattino dopo la Santa Messa davanti all’Eucarestia. Quando visitano i malati e gli anziani. Quando confessano. Quando servono alle mense dei poveri e degli anziani.
Senza trombe ed effetti speciali.
Se non quella sobrietà, tutta mariana, che piace tanto a Dio. E che, non dimentichiamolo, fa realmente la storia e la Chiesa. Quando la povertà la vivono, e ne parlano poco; per non depauperare il dono ricevuto.

Entriamo nel giubileo della misericordia con Pietro, sin dalla porta di Bangui, come una nuova piccola Nazareth.
E, per favore, basta con le pacchianerie, dal sapore ideologico. Dissipanti e distraenti.

E buon Avvento.

Paul Freeman



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