La piazza ha delle ricchezze e dei limiti. Per questo è preziosa.
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- Creato: 09 Gennaio 2016
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Quando ho vissuto il terremoto ad Assisi è stato molto istruttivo. Nessuno – a meno che non sia poco assennato – pensa a salvare qualcosa di accessorio. Pensa alla pelle. La propria e, se ha un minimo di umanità, a quella altrui. Non pensa alla poltrona, al prestigio, al ruolo. Ci sono urgenze nella vita, tra cui quelle antropologiche, che sono così travolgenti, simboliche, fondanti, che è doveroso pensare a strategie immediate, testimoniali e nel contempo anche a strategie a lungo termine.
L’imminenza della pessima legge Cirinnà è una di queste urgenze, se si hanno occhi e orecchi aperti. La piazza è certamente limitata per strategie a lungo termine ma molto importante per quelle a breve termine. L’errore che viene fatto nei confronti della piazza è che la si ritiene non utile perché la si colloca in un lavoro lento, sedimentato, culturale a lungo termine. Ma non è quello il luogo e il proprium della piazza. La piazza serve nel dare un accento chiaro, immediato, per “salvare la pelle”, per ribadire con amore e con forza una questione importante. Per dare un segno. Politica, in senso ampio e vero. Piazza che ha il target non sguaiato ma della sobria e ferma gioia di chi ama il bene comune. Non è violenta, ma ferma. Non è un circo ma un florilegio di colori e di gioia familiare. Poi si procederà con azioni capillari, mirate, testimoniali, sofferte, a lungo termine. Per obiettivi e confronti. Sul piano antropologico e sul piano sociale. La Piazza, politicamente, ha la stessa valenza di un ritiro spirituale. Si fa per un breve periodo e porta frutti per un tempo più lungo. Ma non si vive di soli esercizi spirituali. Sarebbe emotivamente deleterio oltre che irragionevole. Gli esercizi spirituali si fanno di tanto in tanto e sono funzionali al quotidiano. Disprezzare o negare la piazza (che è anche peggio) è una sorta di super-spiritualismo politico che non si rende conto che talvolta è necessario dare degli accenti per produrre una buona musica che duri nel tempo e che sia il bene comune. Sia la piazza che il lavoro, lento e costante, sedimentato, di confronto, per obiettivi, devono poter andare a braccetto su tutte le questioni che riguardano la famiglia. Chi ne privilegia una ai danni dell’altra o chi le pone in contrapposizione compie un atto di demenza civica e politica.
Noi ci siamo. Sia in Piazza, sia nel lavoro quotidiano e capillare. Sia sul versante dei principi non negoziabili che su quello dei valori a tutto campo, anche sociali.
Vi aspettiamo.
Fam. Cilia