Internet, un buon libro e la liturgia domenicale

papa-meditazioneColgo l'occasione di questo articolo di Massimo Introvigne - http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-la-dieta-digitaleci-vuole-solo-buon-senso-2053.htm - per riflettere sulla dignità del libro e della liturgia domenicale.

Il libro presuppone un rito ed una intimità che è molto rara su internet. Presuppone che ci fermiamo e diamo del tempo.

Proprio questo fermarsi aiuta il nostro cervello - e il nostro cuore - ad organizzarsi, a riflettere, a sedimentare. Cioè aiuta noi stessi a valorizzare il nostro "unicum" e ad imparare a pensare con la nostra testa. Il pullulare dei forum, qualche tempo fa,  poi i blog e successivamente i social network tende a creare una "relatività" ed una transitorietà del sapere che non forgia opinione ma espone se stessi alla fluttuazione come se il vero dogma dei tempi sia l'opinionismo e non la ricerca del Vero e del Bello. "Vacate et videte quoniam ego sum Deus" dice il salmo 46.

Ecco perché poi accadono degradi anche nel mondo "dell'arte" come quell'indignitosa statua sul Beato Giovanni Paolo II alla Stazione Termini di Roma.

Ecco perché da sempre, per esempio, il nostro sito ha evitato accuratamente di imbastire chat, forum e simili. A noi interessa riflettere e riflettere sulla fede non fare dibattito. I salotti televisivi hanno sovra-esposto quello che accadeva in altri mini-salotti e che aveva una certa dignità sociale e di incontro e che con la televisione è diventato idolatria del dibattito e del presenzialismo. Anche un uso non sobrio del web, dei forum e dei blog e dei social network, apre a quella "frammentazione" dell'io e a quel disvalore che "glorifica" l'opinione e il relativo.

Dalla ricerca del Vero e del Bello, appunto, si è capitolati alla spasmodica ricerca del "sé" cercando una pur minima conferma e notorietà. Un esserci che fonda la nostra autostima.

La sobrietà è virtù rara sia nell'uso della televisione sia in chi propone palinsesti. L'uso del telecomando è un'illusione dietro una personalità intemperante.

Altra nota dolente è quella dei foglietti durante la celebrazione eucaristica. Ricordiamo che i foglietti con le letture e le parti della S. Messa sono ad uso esclusivo pre e post celebrazione.

L'uso di questi strumenti durante la S. Messa ha messo la Potenza della Parola come una cosa scritta accanto alle altre e ha mortificato la capacità mnemonica ed orante. Quando la nostra memoria è "costretta" a ricordare un testo biblico la nostra mente - e le nostre labbra - balbettano e ruminano la Parola di Dio, migliorano la nostra capacità di attenzione e la nostra vita di preghiera. Cresce in noi l'indispensabile capacità di Ascoltare Dio come La Voce, sopra ogni voce.

Così accade che, spesso, durante il giorno, il nostro peregrinare è educato via via a "mormorare" la Parola di Dio. L'unica mormorazione lecita.

Purtroppo con i foglietti della Messa è accaduto quello che è accaduto con molti aspetti della liturgia, compreso il canto. Nella sociologica ed immanentisca interpretazione del Concilio Vaticano II ad opera di alcuni, animati da buonissime intenzioni ma da scarsa teologia, si è immerso il Concilio Vaticano II con derive marxiste, protestantiche e figlie del culto del sé.

Si è confuso il principio dell'incarnazione con quello dell'impantanamento.

Sull'incarnazione c'è un cammino di trascendenza, nell'impantanamento si svende la trascendenza per il consenso e l'immanente, dimenticando, ed è drammatico, che siamo si buoni ma feriti dal peccato e che non sempre abbiamo un trend di crescita ma talvolta di "stasi" se non di contro-conversione. Quello che nel Vangelo e volgere "lo sguardo indietro". Mentre è accettabile in alcune situazioni il principio della gradualità si è passati alla gradualità del principio. Se in alcune situazioni e con un certo stile, per esempio, è accettabile l'uso della chitarra - arpeggiata e che valorizzi la voce - durante la liturgia, per far crescere l'assemblea e portarla d una dignità "pneumatica", non va certo bene che la Messa diventi un momento "beat". I grandi raduni oceanici della GMG erano eccezioni che ricordano e rimarcano la regola non che la sostituiscono o ne fondano un'altra. Altrimenti impoveriamo non solo la liturgia ma anche la nostra vita di vita di fede esposta al soggettivismo e all'emozionalismo. Due dimensioni caratteristiche del narcisismo dei nostri tempi e che "diseducano" noi e mortificano il "senso del sacro". E se il sacro viene indebolito nella sua valenza simbolica l'uomo è soggetto a nevrosi, la quale porta ad idolatria e ad ipervalutare quello che non deve essere ipervalutato ma vissuto con sobrietà e temperanza. Se stessi, l'emozione, la gratificazione, il protagonismo, il sensazionalismo, la gratificazione dei sensi. Questo ipervalutare ciò che è relativo e non centrale - soprattutto nella liturgia -  espone noi e i nostri giovani a non maturare e a rimanere "eterni adolescenti". Fa della nostre parrocchie dei "parcheggi" di aggregazione e non delle "palestre" di conversione e di cammino vocazionale.

La gioia cristiana non è mai una gioia sguaiata ma una gioia Mariana, un'esultanza nello Spirito che ha il suo culmine nel silenzio e nell'adorazione. E questo criterio non è soggetto alla mutevolezza dei tempi ma è normativo e trans-temporale. Non è solo l'apice di un buon cammino spirituale ma anche la corretta impostazione di un buon inizio.

Pertanto se vogliamo crescere nel cammino di conversione, usiamo internet con sobrietà e diamo più tempo alla lettura di un buon libro così da ben forgiare la nostra dignità umana.

Mettiamo via durante la celebrazione i foglietti della Messa e maturiamo un approccio vivo alla Parola di Dio che si trasformi in un gorgogliare orante.

 

Paul