Rassegna stampa formazione e catechesi

Guida all’umiltà e all’amore

bernardo di chiaravalleL’attualità del pensiero di san Bernardo

di GIUSEPPE GAFFURINI *

Quando alcuni anni fa Giovanni Paolo II sollecitò nella Chiesa una riflessione circa il modo di servire nell’oggi il ministero petrino, subito il mio pensiero corse al De consideratione di Bernardo, il trattato che indirizzò al suo figlio spirituale, il monaco cistercense Eugenio III , divenuto Papa, invitandolo a contemplare le cose che stanno sopra di lui, quelle attorno a lui e quelle sotto di lui.
Attraverso questo schema tripartito, san Bernardo — abate e dottore della Chiesa di cui il 20 agosto si è celebrata la memoria liturgica — riesce a offrire al Pontefice uno strumento efficace per servire Dio e governare la Chiesa. La scuola francescana è concorde nel riconoscere che la riforma della curia romana avviata, grazie alla riflessione di Bernardo, abbia appianato la strada alla profezia di Francesco, mandato da Dio a riparare la sua Chiesa. Il De c o n s i d e ra t i o n e non fu mai archiviato: lo troviamo ancora aperto sul tavolo di Giovanni XXIII , suscitato da Dio per indire il concilio Vaticano II , che voleva rispondere alla domanda “Chiesa, cosa dici di te stessa?”. A cinquant’anni da quella nuova pentecoste dello Spirito un novello Francesco ha messo mano alla riforma della curia romana, un percorso sempre aperto, come tutti i cammini di conversione. Sono certo che l’attuazione di quella riforma potrà trovare nel De consideratione di Bernardo l’accompagnamento e il sostegno spirituale necessari affinché non sia semplicemente una riforma degli apparati esterni, ma dei cuori delle persone che la devono attuare. D’altra parte Bernardo non servì al ministero petrino solo con gli scritti. Vissuto in un momento di scisma nella Chiesa, percorse in lungo e in largo l’Europa, riguadagnando alla comunione con Roma diverse Chiese locali e lo stesso antipapa. Preziose, in questo lavoro, numerose lettere che invia ai sovrani del tempo, al Pontefice, alla curia romana e all’antipapa. È sempre tempo di lavorare per la comunione nella Chiesa con Pietro. Bernardo, tuttavia, è più conosciuto come il “cantore della Vergine”, sebbene non siano molto numerosi gli scritti che dedica a Maria: celebri le sue omelie In lode alla Vergine Ma r i a e i commenti alla pagina evangelica Super missus est . L’attualità del pensiero di Bernardo è sottolineata dal suo asserto di fondo Maria placuit Deo virginate peperit humilitate : Maria piacque a Dio per la sua verginità, ma partorì Dio per la sua umiltà. La verginità è consigliata, l’umiltà è comandata. Molti sono entrati in Paradiso pur non essendo vergini, nessuno vi entrerà che non sia umile. Forse si guarda a Maria, si moltiplicano le devozioni e le peregrinazioni ai santuari mariani, senza sottolineare sufficientemente questa prerogativa di Maria sulla quale si posò lo sguardo compiaciuto di Dio: la sua umiltà. Cercando l’umiltà, l’ultimo posto, cercando di farci piccoli diventeremo capaci di comunione, saremo veri figli di Maria. L’altro grande appuntamento con Maria è ai piedi della Croce. La lancia che trafisse il costato di Gesù non poté nulla nel suo corpo già morto, ma trafisse il cuore di Maria da parte a parte e, attraverso quello, la punta della lancia può raggiungere anche il nostro cuore. Il sì dell’Annunciata diventa il sì dell’Addolorata: questo il percorso mariologico che Bernardo ci offre da imitare. Dalla contemplazione dell’umiltà della Vergine procede uno dei primi trattati di Bernardo: il De gradibus humilitatis et superbiae , un commento ai dodici gradini dell’umiltà della Regola di San Benedetto. Bernardo confessa di non conoscere la virtù dell’umiltà e allora cercherà di avvicinarsi a essa stanando tutte le strategie della superbia che si nasconde nei pensieri, nelle parole e nelle opere dell’uomo. Un’opera che non si confonde con la moda psicologico-spirituale di tanti autori contemporanei che vanno per la maggiore. Il modello è sempre cristologico e l’efficacia è sempre una vittoria della grazia. Mentre san Benedetto nella Regola percorre la scala, apparsa in sogno a Giacobbe, che va dal gradino più basso dell’umiltà a quello più alto, Bernardo fa il percorso opposto scendendo i gradini della superbia. L’habitat di Bernardo nel quale si svolge il duello tra superbia e umiltà è il chiostro del monastero, più precisamente l’anno liturgico celebrato con la comunità in monastero. Numerosissimi i suoi Sermoni liturgici a commento delle maggiori solennità dell’anno, a volte veri trattati che annunciano l’evento della vita di Gesù partendo dalla narrazione evangelica, passando all’applicazione morale e concludendo alla dimensione escatologica. I molti richiami oggi per i presbiteri affinché migliorino la loro predicazione, non ultimo il D i re t t o r i o omiletico , possono trovare nella miniera dei sermoni liturgici di Bernardo tante perle preziose per la predicazione odierna. L’attualità di Bernardo in questo campo è il suo linguaggio che non si discosta mai dalla Scrittura rendendolo contemporaneo a ogni momento della vita della Chiesa. Un’altra miniera di perle preziose si trova nel libro delle Sentenze , più o meno lunghe, che potrebbero entrare nel bagaglio del nostro pensiero e ripresentarsi con la validità dei proverbi ogni qualvolta ci trovassimo a vivere in una situazione analoga. In un periodo che conosce solo comunicazioni brevi, slogan, flash, questo libro delle Sentenze potrebbe incontrare anche il favore di chi non ha pazienza, di chi non si vuole cimentare in uno studio approfondito, di chi cerca news brevi. Certi che queste sentenze, come le ciliegie creerebbero una buona dipendenza. Per chi invece volesse e potesse dedicarsi allo studio completo del pensiero di Bernardo c’è il suo “opus magnum”: il Commento al Cantico dei cantici . Tutti i grandi padri della Chiesa si sono cimentati con questo libro biblico. Bernardo lo scrive in forma di Sermoni , anche se non sono mai stati pronunciati ai monaci in questa forma. È piuttosto una catena di trattati che insegnano coma passare dalla carità alla carità perfetta, dall’amore della Sinagoga all’a m o re della Chiesa. Se alla fine della vita saremo giudicati sull’amore, Bernardo insegna l’arte di amare in ogni circostanza della vita personale e comunitaria. Indica nell’amore sponsale la forma più alta dell’amore. In questi ottantacinque sermoni sono trattati tutti i temi cari a Bernardo: è una sorta di indice analitico del suo pensiero, è il suo testamento spirituale. Sembra un’opera incompleta, non esaurisce tutto il testo biblico, conclude con la Chiesa che non si accontenta di essere benedetta dal suo sposo, ma vuole condurlo nella stanza della sua genitrice, la Sinagoga, perché lo Sposo faccia delle due una sola Sposa. Il pensiero di Bernardo circa i rapporti tra Chiesa e Sinagoga è così attuale che è stato ripreso dalla Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo in occasione del cinquantesimo anniversario di Nostra aetate nel documento «Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili». E proprio il luogo comune che “condanna” Bernardo come predicatore della seconda crociata è sconfessato dalla dichiarazione lasciataci da un rabbino coevo che scrive: «Se Yahvè, benedetto il suo santo nome, non ci avesse inviato il suo santo angelo, Bernardo di Clairvaux, di noi non sarebbe rimasto neppure un resto». Alla luce di questo giudizio si può leggere anche il suo De laude novae militiae , giudicato come la miglior cristologia di Terra Santa: una sorta di guida spirituale in quel viaggio nei luoghi della vita di Gesù, esaminati singolarmente per cogliere il mistero chelìsiè compiutoelagraziache ancora si può ricevere se accostati con fede. Concludendo, possiamo considerare il pensiero di Bernardo attuale e fecondo di grazia per noi se camminiamo verso il Signore che viene.

*Ofm (Custodia Terra Santa)

© Osservatore Romano 24 agosto 2019

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