Rassegna stampa formazione e catechesi

Coronavirus tra fede e ragione

Pinza per dare la Comunione agli appestati Gerusalemme Museo della Custodia di Terra SantaMentre le celebrazioni sono sospese si moltiplicano nel momento presente di pandemia i gesti di preghiera e affidamento al Signore, anche attraverso la mediazione di Maria e dei santi. Nel frattempo governanti, medici, ricercatori e quant’altri stanno compiendo sforzi considerevoli per frenare l’espandersi del virus, curare i malati e individuare medicine e terapie efficaci per vincere il morbo.

In Corea del Sud il coronavirus si è diffuso soprattutto a motivo di migliaia di fedeli di un gruppo religioso che si sono riuniti per un rito volto a difendersi dalla malattia. Ci sono anche persone secondo le quali proibire la pratica liturgica di ricevere la Comunione sulla lingua a motivo dello scoppio del virus è un segno di mancanza di fede.

Monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha ricordato come nel momento attuale è importante il nesso fede e ragione. Dopo aver ricordato che nei tempi passati i sacerdoti per dare la comunione agli appestati prudentemente usavano delle pinze, aggiunge: «La fede non sostituisce la ragione. Dio ci ha dato un cervello, un’intelligenza da usare e sviluppare, per conservare la nostra vita e quella degli altri che ci sono stati affidati. Usare la nostra intelligenza non è contro la fede. La fede senza ragione è come un’anima senza corpo. Abbiamo bisogno di entrambi».

A questo proposito viene in mente l’indicazione di sant’Ignazio di Loyola: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio» (cfr Pedro de RibadeneiraVita di S. Ignazio di Loyola, Milano 1998). Citando espressamente tale affermazione papa Benedetto XVI in occasione della recita dell’Angelus domenica 17 giugno 2012 ha detto: «Ogni cristiano, allora, sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili».

Accogliere tale autorevole insegnamento – che peraltro richiama un aspetto essenziale del cristianesimo, ossia la ragionevolezza della fede e una ragione aperta al mistero – nel momento di una pandemia significa seguire scrupolosamente e alla lettera tutte le indicazioni igienico sanitarie date dagli specialisti e affidarsi personalmente e comunitariamente al Signore. E la costrizione di restare in casa è un’occasione buona per fare buone letture tra cui l’enciclica Fides et ratio di san Giovanni Paolo II scritta certamente anche con l’apporto dell’allora cardinal Joseph Ratzinger.