Rassegna stampa etica

Possiamo davvero accettare che la vita e la maternità diventino un affare di mercato?

Un oncologo di Padova e il suo compagno sono stati fermati all'aeroporto di Buenos Aires mentre cercavano di rientrare in Italia con la piccola avuta tramite utero in affitto.
La coppia ha ammesso alle autorità di aver concordato la gravidanza con una donna originaria di Rosario, già madre di una figlia (minorenne) che versa in condizioni economiche precarie.
La donna è stata pagata circa 5.500€ per aver portato avanti la gravidanza e partorito la bambina.
L'accordo prevedeva che la bambina, nata in una clinica di Buenos Aires, sarebbe stata cresciuta in Italia dalla coppia. Il procuratore ha aperto un'indagine penale per tre possibili reati: tratta di esseri umani, vendita di bambini o appropriazione di minori.
In Argentina, la maternità surrogata non è regolamentata: questo vuoto giuridico permette a molte agenzie di operare senza regolamentazione e sfruttare donne in difficoltà. Le agenzie vendono i servizi di maternità surrogata fino a 60.000€ per una gestazione e fino a 70.000€ per tre tentativi di fecondazione.
Il caso ha spinto la magistratura ad aprire nuovi fascicoli, rivelando un centinaio di situazioni simili e confermando la maternità surrogata come business regolato da contratti, agenzie e cliniche. La Corte Suprema argentina ha dichiarato illegittimo qualsiasi accordo per definire la maternità o la paternità di un figlio.
Possiamo davvero accettare che la vita e la maternità diventino un affare di mercato, dove il più forte sfrutta la fragilità altrui?
 
 

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