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Solidarietà alla comunità copta colpita dai jihadisti

strageIL CAIRO, 30. «L’allegria del Natale è più grande di qualsiasi violenza, di qualsiasi tristezza». Con queste parole il patriarca copto ortodosso Tawadros II ha commentato i due attacchi jihadisti che ieri hanno colpito la comunità copta della città di Helwan, a sud del Cairo.
«La battaglia contro la violenza e il terrorismo si fa con il dialogo — ha sottolineato Tawadros II — in un messaggio isolando coloro che cercano di coprire i loro gesti con concezioni sbagliate della religione». Un auspicio che arriva proprio mentre i copti si apprestano a festeggiare il Natale, il prossimo 7 gennaio, in un clima di crescente allerta e paura. Nella regione del Cairo sono state approntate speciali misure di sicurezza per il fatto che proprio la notte di Natale verrà inaugurata la più grande cattedrale copta del Nord Africa e del Medio oriente alla presenza del presidente Al Sisi. Resta ancora difficile capire l’esatta dinamica degli attacchi che, a poca distanza l’uno dall’altro, hanno segnato la comunità copta di Helwan. Entrambi sono stati rivendicati dal cosiddetto stato islamico (Is). Inizialmente si è parlato di un solo attacco, quello alla chiesa, poi in serata ne è emerso un secondo contro un negozio appartenente ad alcuni copti. Nell’assalto alla chiesa sono rimaste uccise dieci persone tra cui agenti di sicurezza e un sorvegliante privato, secondo quanto riferisce il ministero della sanità egiziano. Otto i civili morti. Il terrorista «era a bordo di una motocicletta e ha tentato di superare il perimetro di sicurezza attorno alla chiesa» prima della «reazione immediata delle forze di sicurezza che sono riuscite ad arrestarlo dopo averlo ferito» si legge in una nota del ministero dell’interno egiziano. Al momento dell’attacco la chiesa era presidiata dalle forze di sicurezza. Un altro assalitore è stato invece ucciso in una sparatoria. Fonti ufficiali hanno poi rivelato che quest’ultimo era in possesso di ordigni esplosivi — si è parlato anche di una cintura esplosiva, ma non ci sono conferme. Poche ore dopo l’attentato alla chiesa, in un comunicato la Chiesa copta ha riferito di un secondo attacco, avvenuto sempre ad Helwan. Almeno due persone sono rimaste uccise quando un uomo ha assaltato un negozio di forniture per la casa di proprietà di due copti. Dura condanna degli attacchi è stata espressa dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. «Il segno che i cristiani possono dare al mondo — ha detto il cardinale — è quello di una grande fede, di una scelta di vita vissuta nel mistero di Cristo. Possiamo imparare molte cose da questi credenti». Il porporato ha tenuto a ricordare la grande amicizia che lega Tawadros II e Papa Francesco. «La visita di Francesco al Cairo ha approfondito molto questo rapporto di amicizia». Il nunzio apostolico in Egitto, Bruno Musarò, ha affermato che «il governo sta facendo il possibile per proteggere le chiese, ma l’a p p re n s i o ne resta». I cristiani «sanno perdonare: ho incontrato qualche tempo fa una madre che aveva perso il figlio nell’attentato di Minia, nel maggio di quest’anno, e mi ha detto che come cristiana non poteva non perdonare». In quell’attacco morirono, sempre per mano di jihadisti dell’Is, 28 persone. Vicinanza alla comunità copta — che rappresenta circa il dieci per cento della popolazione egiziana — è stata espressa anche da Alessandro Monteduro, direttore della fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre. «L’attacco terroristico fa scorrere ancora una volta sangue cristiano. Siamo vicini ai feriti, alle famiglie delle vittime e a tutta la minoranza copta». Occorre — ha aggiunto Monteduro — «rappresentare concretamente l’idea di una grande comunità solidale con chi, solo perché cristiano, soffre l’aggressione del terrorismo fondamentalista». Ecco perché «a fine gennaio 2018 ci recheremo in Egitto insieme al vescovo di Carpi, Francesco Cavina, e insieme visiteremo i luoghi teatro dei recenti attacchi terroristici». Parole di condanna degli attentati sono state espresse anche dal Grande imam di al-Azhar, Ahmad Al Tayyib. La più grande autorità musulmana del paese ha condannato «nei termini più forti» l’attacco terroristico che ha colpito la chiesa di Helwan uccidendo anche «poliziotti e fratelli copti». Al Tayyib ha sottolineato come «il ripetersi di tali attacchi terroristici atroci contro i fratelli copti nei giorni di festa mira non solo a colpire i seguaci di questa religione, ma anche a far fallire lo spirito di amore e di affetto tra musulmani e cristiani» e quindi a minare l’Egitto e la sua unità. Il Grande imam di al-Azhar ha pertanto invitato i musulmani egiziani a contrastare «questo piano del maligno» e ad «accompagnare, attraverso la partecipazione dei musulmani, i loro fratelli copti nella celebrazione della ricorrenza della nascita di Cristo».

© Osservatore Romano - 31 dicembre 2017

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