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Con il vescovo attorno all’altare

RESalamanca061«La funzione della cattedrale nell’An -no della fede. Il suo contributo alla nuova evangelizzazione» è stato il tema dell’intervento che il cardinale arcivescovo di Barcellona ha tenuto ieri, giovedì 25, aprendo il convegno internazionale per il quinto centenario della cattedrale di Salamanca. Pubblichiamo, in una nostra traduzione, ampi stralci relativi al rapporto tra cattedrale e comunità diocesana.

di LLUÍS MARTÍNEZ SISTACH

Le cattedrali sono in forte simbiosi con la comunità locale, con la sua storia, la sua cultura e la sua particolare forma artistica. La comunità diocesana e la società locale hanno costruito la cattedrale e in tale costruzione si vede riflessa la vita di entrambe. E ciò proprio perché la costruzione delle cattedrali storiche — come la nuova cattedrale di Salamanca — si è protratta nei secoli ed è stata influenzata della storia della Chiesa diocesana e della società. Una cattedrale è il riflesso della vita della Chiesa che in essa si riunisce e celebra, come una casa riflette la vita della famiglia che vi abita. Un’altra caratteristica della cattedrale è la sua unicità. C’è una sola cattedrale in ogni diocesi ed è essa l’edificio che riunisce la Chiesa–comunità locale in Chiesa-assemblea. Esiste una corrispondenza diretta tra l’edificio materiale della cattedrale e l’edificio spirituale fatto di pietre vive. In linea di principio solo la cattedrale è il luogo sempre aperto a tutti. Paolo VI riassunse in un testo molto bello tutta la dottrina della chiesa cattedrale come segno della Chiesa diocesana. Il Cerimoniale dei vescovilo riprende traendo le conseguenze: «La chiesa cattedrale nella maestà delle sue strutture architettoniche, raffigura il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuna anima, nello splendore della grazia, secondo il detto dell’ap ostolo: “Voi infatti siete il tempio del Dio vivente” (2 Corinzi, 6, 16). La cattedrale poi è anche possente simbolo della Chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; di quel corpo mistico, in cui le membra diventano compagine di carità, alimentata dalla linfa della grazia. Per questo la chiesa cattedrale giustamente deve essere considerata il centro della vita liturgica della diocesi» (nn. 43-44). Sant’Ignazio di Antiochia ci ha detto che «dove sta il vescovo, là sia la comunità, come dove c’è Gesù Cristo, là è la Chiesa cattolica» (Lettera agli smirnioti, 8, 3). La cattedrale è la chiesa della comunità diocesana, ma esiste perché ha un vescovo che la riunisce nell’unità dello Spirito Santo. La chiesa cattedrale è la chiesa madre nella diocesi. Ricordiamo l’iscrizione della cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano: «Mater et caput omnium ecclesiarum urbis et orbis». È quindi la stessa cosa dire che la cattedrale è la chiesa del vescovo e dire che è la chiesa della diocesi. Il vescovo, in virtù della sua missione apostolica, è in grado di introdurre il suo popolo nel cuore del mistero della fede, dove potrà incontrare la persona viva di Gesù Cristo. I fedeli capiranno così che tutta l’esperienza cristiana ha la sua origine e il suo punto di riferimento ineludibile nella Parola di Gesù (cfr. Pastores gregis, n. 27). Il pastore diocesano svolgerà questo importante servizio costantemente e in ogni luogo della sua diocesi, ma soprattutto nella sua cattedrale. La Chiesa cattolica e apostolica non esiste senza la cattedra episcopale, ossia senza la presenza della successione apostolica che assicura la testimonianza del Vangelo con l’autorevolezza della sua interpretazione autentica, così come non esiste la comunione ecclesiale senza l’altare per riunire il popolo di Dio nella celebrazione del memoriale del Signore morto e risorto. Il Cerimoniale dei vescoviafferma che «la chiesa cattedrale è quella nella quale si trova la cattedra del vescovo» (n. 42). La cattedra nella chiesa-edificio acquisisce il proprio significato nella Chiesa della fede e allo stesso tempo colui che siede sulla cattedra è il garante della fede della Chiesa. È interessante ricordare la preghiera del Pontificale medievale: «Concedigli la cattedra episcopale». E, in un testo del dialogo cattolico-ortodosso, s’illustra splendidamente questo pensiero: «La successione apostolica è più di una pura trasmissione di poteri. È successione in una Chiesa, testimonianza della fede apostolica, in comunione con le altre Chiese, testimonianza anch’esse della stessa fede apostolica. La sede (cattedra) ha una funzione fondamentale nell’inserimento del vescovo nel cuore stesso dell’apostolicità ecclesiale. D’altro canto, una volta ordinato, il vescovo diviene nella sua Chiesa garante dell’apostolicità, colui che rappresenta la propria Chiesa all’interno della comunione delle Chiese, il vincolo con le altre Chiese». La cattedra non interessa come semplice oggetto, ma come simbolo di colui che, sedendo su di essa, è il pastore della Chiesa attraverso la parola del Vangelo. L’esortazione apostolica Pastores gregis, di Giovanni Paolo II, del 16 ottobre 2003, afferma quanto segue: «Con l’o rd i n a -zione episcopale ciascun vescovo ha ricevuto la fondamentale missione di annunciare autorevolmente la Parola. Ogni vescovo infatti, in forza della sacra ordinazione, è dottore autentico che predica al popolo a lui affidato la fede da credere e da applicare nella vita morale» (n. 29). Questo stesso documento pontificio indica che i «fedeli hanno bisogno della parola del proprio vescovo, hanno bisogno della conferma e della purificazione della loro fede» (ibidem), ricordando gli ambiti specifici in cui questa necessità si avverte maggiormente. Uno di essi è il primo annuncio o kerygma e un altro è quello della catechesi, con un riferimento esplicito al Catechismo della Chiesa cattolica. In effetti la cattedrale è il luogo dove il vescovo ha la propria cattedra dalla quale educa e fa crescere il suo popolo nella fede attraverso la predicazione. Dalla cattedra il vescovo appare dinanzi all’assemblea dei fedeli come colui che presiede in loco Dei Patris. Così, secondo un’antichissima tradizione, dell’Oriente come dell’O ccidente, solo il vescovo può sedere sulla cattedra episcopale. Il Cerimoniale dei vescoviafferma che «la chiesa cattedrale è quella nella quale si trova la cattedra del vescovo, segno del magistero e della potestà del pastore della Chiesa particolare, nonché segno dell’unità di coloro che credono in quella fede che il vescovo proclama come pastore del gregge» (n. 42). Sebbene il vescovo eserciti il suo ministero di santificazione in tutta la diocesi, egli ha il proprio centro nella chiesa cattedrale, che è come la chiesa madre e il punto di convergenza della Chiesa particolare. Bisogna ricordare qui un brano molto significativo della costituzione Sacrosanctum concilium, del concilio Vaticano II, dove si sottolinea la grande importanza che tutti devono dare «alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che c’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri» (n. 41). Osserviamo che il testo parla di «speciale manifestazione della Chiesa». Fu provvidenziale il fatto che questo documento conciliare fosse il primo a essere approvato dal concilio in quanto orientò il lavoro successivo e anche quello della costituzione dogmatica Lumen gentium. «Nella cattedrale — afferma l’esortazione apostolica Pastores gregis —, dove si realizza il momento più alto della vita della Chiesa, si compiepure l’atto più eccelso e sacro del munus sanctificandidel vescovo, che comporta insieme, come la liturgia stessa che egli presiede, la santificazione delle persone, il culto e la gloria di Dio» (n. 34). La cattedra unica della cattedrale convoca i fedeli attorno all’altare unico della cattedrale. L’altare della cattedrale non interessa tanto come oggetto quanto come simbolo. È vero che il vescovo ha il proprio altare in qualsiasi assemblea eucaristica della diocesi, come afferma la Lumen gentiumcon queste parole: «In ogni comunità che partecipa all’altare, sotto la sacra presidenza del vescovo viene offerto il simbolo di quella carità e unità del corpo mistico, senza la quale non può esserci salvezza» (n. 26). Tuttavia, ciò non toglie valore simbolico all’altare della cattedrale, essendo tale tempio aperto a tutta la Chiesa diocesana. La cattedrale come chiesa della diocesi e del vescovo è intimamente legata alla vita cristiana dei diocesani. Questi fanno parte di quella porzione del popolo di Dio che è la diocesi nella quale è presente e agisce tutta la Chiesa di Cristo. I battezzati vivono la propria vita cristiana in una Chiesa diocesana presieduta da un vescovo successore degli apostoli. La vita cristiana è apostolica ed ecclesiale. In questo Anno della fede, che invita i cristiani a essere più coerenti nel vivere la fede, questi ultimi andrebbero aiutati a scoprire o riscoprire la loro cattedrale e il simbolismo che essa possiede in seno alla Chiesa diocesana e nella loro vita cristiana. Ciò comporta una conoscenza e un apprezzamento della cattedrale per quello che essa rappresenta nella loro vita cristiana ed ecclesiale. La cattedrale è solitamente conosciuta dai diocesani come chiesa grandiosa, bella e storica. Ma ciò non basta, perché i cristiani devono anche conoscere e vivere la simbologia ecclesiale religiosa di questa chiesa della diocesi e del vescovo. Frequentare, conoscere e apprezzare la cattedrale costituisce per i diocesani un arricchimento della loro vita cristiana, con una maggiore consapevolezza di appartenere alla Chiesa di Cristo in una Chiesa diocesana e di essere membri della Chiesa cattolica. La ricchezza ecclesiale del ministero del vescovo diocesano, successore degli apostoli, e della Chiesa diocesana, sono fondamentali perché i cristiani conoscano le diverse dimensioni della loro vita cristiana e della loro condizione di membri della Chiesa.

© Osservatore Romano - 27 aprile 2013