XVIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
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- Creato: 28 Luglio 2010
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Colletta
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre,
e assisti il tuo popolo,
che ti riconosce suo pastore e guida;
rinnova l’opera della tua creazione
e custodisci ciò che hai rinnovato.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Oppure:
O Dio, principio e fine di tutte le cose,
che in Cristo tuo Figlio
ci hai chiamati a possedere il regno,
fa’ che operando con le nostre forze
a sottomettere la terra
non ci lasciamo dominare dalla cupidigia e dall’egoismo,
ma cerchiamo sempre ciò che vale davanti a te.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Prima lettura
Qo 1,2;2,21-23
Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica?
Dal libro del Qoèlet
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Parola di Dio
Salmo responsoriale
Sal 89
Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.
Seconda lettura
Col 3,1-5.9-11
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mt 5,3)
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.
Vangelo
Lc 12,13-21
Quello che hai preparato, di chi sarà?
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore
"Rabbi, che cosa pensi del denaro?" Chiese un giovane al maestro .
Disse il maestro "guarda dalla finestra , cosa vedi?" Il giovane rispose che vedeva dei bambini, un contadino, degli animali.
"Bene, disse il maestro , e adesso guarda nello specchio cosa vedi?" "Me stesso, naturalmente" rispose il giovane. " Vedi, concluse il maestro , basta uno strato d'argento sul vetro e l'uomo vede solo se stesso! "
(da Storie, Bruno Ferrero)
Quante volte l'uomo guarda solo se stesso , non permette più ai suoi occhi di vedere; accumula e vive per se, desidera sempre di più e attacca il suo cuore alle cose, al possesso.
"Là dov'è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore" ( Mt 6,21) dice il Signore così in questa parabola il ricco crede di aver raggiunto ormai la pienezza avendo accumulato tanto per se, ma ha dimenticato la cosa più importante l'essere figlio di Dio.
Se l'uomo mette da parte Dio Padre deve colmare questo vuoto e placare tutte le paure che ne derivano con l'ansia e la brama di avere e di apparire, ma per quanto riesca ad arricchirsi esteriormente nel suo intimo sarà sempre più povero.
"La nudità spirituale contrasta con la prosperità, la vera ricchezza è in Dio" (Ap 3,17-18).
Dio che è tutto perché si dona tutto e così ci insegna la via: tutto è suo dono anche la capacità e la forza nel lavoro, l'intelligenza per far fruttare le proprie doti, ma anche la sapienza per saperle ammaestrare e la grazia per goderne.
Non c'è carisma che non sia dono di Dio.
Il Dio che ci ha creato è un Dio Trinitario, di comunione che condivide con il Figlio e lo Spirito Santo l'amore per l'uomo e che attraverso il Figlio a braccia aperte sulla croce riunisce tutti gli uomini rigenerandoli come figli e fratelli.
Non è un Dio dell'io narcisistico e solitario ma del Tu della comunione che vuole liberarci da ciò che ci divide.
Più chiudiamo il nostro cuore nel possesso attaccandoci a ciò che è caduco più ci dividiamo dal fratello e dal Padre, facendo dipendere la vita da ciò che abbiamo.
Dipendere dall'avere è avarizia ma così distruggiamo ciò che siamo e soprattutto, cosa più drammatica, ci dimentichiamo che noi siamo perché Lui E' e ci fa sussistere nel Suo Amore.
"Se il Signore non costruisce la casa invano lavorano i costruttori." (Sl. 126) e ancora "Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?" (Mt 16,26).
E' un discorso discriminante per il ricco?
No, se il ricco ritrova il centro del suo essere, se riconosce che tutta la Provvidenza che il Padre ci dona non è un fine ma un mezzo per amare, per condividere, per essere Chiesa, per guardare negli occhi il fratello più sfortunato e farsi mediatore della Carità di Dio.
Colui che ha dunque non è generoso verso il bisogoso, semplicemente, restituisce tramite la comunione ciò che ha ricevuto. Allora diventa povero con il povero e si riconosce bisognoso con il bisognoso. Guai al ricco se si appropria dei beni ricevuti.
Siano essi materiali che spirituali. Chi più ha è più in debito.
Quanta inventiva il nostro Dio!!
Nella tavola imbandita di Dio si trovano solo posate lunghe un metro e mezzo così ognuno, invece di imboccare se stesso, imbocca l'altro e tutti sono saziati, perché è solo il dono condiviso che porta la vita.
Chiediamo a Maria "donna del Pane", come la chiamava Don Tonino Bello, di farci capire che il pane non è tutto, che i beni accumulati (sia materiali che spirituali) non contano e non bastano a farci contenti, le tavole piene non saziano il cuore vuoto di verità, rincorrere il bisogno di felicità materiale o la stima degli altri con l'appropriarci dei carismi offusca la nostra mente e il ricordo di quel Pane vivo incarnato che sempre si dona senza mai diminuire e che è il vero tesoro inesauribile dei cieli.
Eddasegue sussidio proposto dal monastero del Sacro Cuore


Infatti, il tema di fondo che i brani biblici pongono alla nostra meditazione è quello del denaro: spesso una falsa sicurezza.
È, la sicurezza, uno dei bisogni fondamentali dell’uomo. Egli ricerca appassionatamente e necessariamente un fondamento stabile su cui poggiare la propria esistenza.
La mentalità dell'uomo lo chiama e lo invita a scegliere come pietra angolare della propria esistenza il denaro, mostrandogli addirittura che esso può costituire “tutto” per lui e può fare raggiungere il potere che diventa causa di guerre, violenze, sopraffazioni, omicidi.
La sete del denaro quindi oppone l’uomo all’uomo.
La Chiesa in questa domenica offre alla nostra riflessione alcuni brani che ci aiutano a considerare il problema del valore della vita, il significato di ogni azione umana e il rapporto che deve intercorrere tra l’uomo e il denaro.
Il primo brano proposto è tratto dal libro di Qoèlet, in cui l’autore, cercando il senso della vita, il perché di tante necessità, conclude che tutto è vanità: espressione che indica una somma di delusioni, di cose inconsistenti, inafferrabili; la delusione della vita concepita e vissuta nell’ambito ristretto dei soli beni di consumo immediati, delle ricchezze.
Ci offre anche un esempio dicendo che l’uomo, dopo aver lavorato tanto, aver accumulato un’abbondanza di beni, ad un certo momento della sua vita sarà costretto a lasciare i propri averi in eredità, forse persino a chi non ha contribuito ad accrescerli, anzi magari avrà già dimostrato di essere pigro e dissipatore.
L’autore del Qoèlet non vuole, sicuramente, con le sue parole lasciare il lettore in uno stato di tristezza, ma vuole invitarlo a valutare e a preferire i beni veramente duraturi.
Questo messaggio si perfeziona nel brano evangelico, in quanto Gesù lo completa introducendo una misura in più: la vera ricchezza è Dio.
Il Vangelo ci parla di un problema di divisione di eredità che viene sottoposto a Gesù da un tale fra la folla, per ricevere una risposta dirimente e, come è ovvio, a lui favorevole. La richiesta dimostra quanta autorità e prestigio veniva riconosciuto a Cristo. La risposta a Lui richiesta comunque mirava ad un interesse privato.
Ma Gesù non si lascia coinvolgere nella questione, rimane al proprio livello di Maestro, indicando le ragioni ultime che determinano le divisioni fra gli uomini e che si riassumono nell’egoismo e nella cupidigia. A tal proposito si aggiunge la parabola del ricco stolto, che si sente ormai sicuro dei suoi beni e non pensa all’imprevedibilità della sorte futura.
Crede di essere in una botte di ferro, per cui non si preoccupa di risparmiare, anzi demolisce vecchi granai e ne costruisce dei nuovi più grandi. Pensa di aver ormai un’ideale assicurazione sulla vita.
Ma Dio viene a disilluderlo e a richiamarlo alla realtà: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita.“
La morte che sorprende il ricco al colmo dell’euforia dimostra l’assurdità di un certo modo di concepire la vita. I beni terreni, infatti, non durano a lungo e sono esposti ad ogni attentato, per cui è saggio recepire la provocazione con cui termina il brano e cioè arricchirsi presso Dio. In Lui acquista significato anche l’uso delle cose che non saranno più strumento di divisione, bensì di comunione.
Infine, san Paolo ci esorta a dare una risposta cristiana alle vicende terrene, invitandoci a volgere lo sguardo alle cose di lassù dov’è Cristo e così Cristo sia tutto e in tutti!
Preghiera dei fedeli
Introduzione del celebrante
Purifica o Signore la nostra preghiera, perché ti possiamo domandare cose vere…- Signore, liberaci dall’ansia dei beni terreni e dalla cupidigia del possesso; insegnaci a ricercare la felicità che viene dall’amore di Dio e del prossimo,
- Per Papa Francesco, per il nostro vescovo e per coloro che sostengono il nostro cammino di fede; aiutaci o Signore a seguire quanti ci sono maestri testimoni,
- O Signore, ti presentiamo i drammi del nostro mondo e le persone colpite da calamità e disgrazie; rendici attenti al prossimo e disposti alla condivisione dei nostri beni
4. Andando verso la festa dell’Assunta, con la sua intercessione preghiamo per la fede e la comunione della nostra parrocchia. Affidiamo le famiglie e i giovani, i malati e gli anziani,
Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA