XXVIII domenica del Tempo Ordinario - anno B
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- Creato: 08 Ottobre 2012
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Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore,
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Oppure:
O Dio, nostro Padre,
che scruti i sentimenti e i pensieri dell'uomo,
non c'è creatura che possa nascondersi davanti a te;
penetra nei nostri cuori
con la spada della tua parola,
perché alla luce della tua sapienza
possiamo valutare le cose terrene ed eterne,
e diventare liberi e poveri per il tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Prima lettura
Sap 7,7-11
Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza.
Dal libro della Sapienza
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento.
L'ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
Parola di Dio
Salmo responsoriale
Sal 89
Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rendi salda.
Seconda lettura
Eb 4,12-13
La parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Dalla lettera agli Ebrei
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mt 5, 3)
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.
Vangelo
Mc 10,17-30
Vendi quello che hai e seguimi.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».
Parola del Signore.
Forma breve (Mc 10, 17-27):
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Parola del Signore
vd anche meditazione e commento proposto dal Monastero Sacro Cuore
XXVIII_Dom_TO-anno-B.pdf
Primo Commento
"per me vivere è Cristo e morire un guadagno"
Il cuore del brano evangelico di questa domenica, come del resto quello dell'intero Vangelo, è l'istanza di porsi alla sequela di Cristo; una richiesta che esprime Gesù stesso con la frase "[...] poi, vieni e seguimi" (v. 21).
Ovviamente la scelta di divenire discepolo di Cristo implica sempre, inevitabilmente, anche una relativa rinuncia.
Prima si deve lasciare tutto, poi ci si può porre alla sequela di Cristo: la "chenosi" (l'abbassamento) di Dio comporta sempre, pur se in modalità del tutto diverse, anche la nostra chenosi.
Nel caso del giovane ricco, la rinuncia equivale alla donazione delle sue ricchezze ai poveri ed anche se questo atto sembra qui riferirsi ai soli beni materiali, in realtà Gesù lo intende riferito a tutta la nostra vita.
La nostra ricchezza non è soltanto materiale, ma è tutto ciò che implica attaccamento ed allontanamento dal fine primario che è Cristo.
Qui ben si adattano le parole di s. Paolo, quando afferma che "per me [...] vivere è Cristo e morire un guadagno" (Fil 1, 21) e che fanno eco a quanto lo stesso Gesù afferma all'interno della presente pericope nella massima:
"E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli" (v. 25).
A questa espressione i discepoli rimangono estremamente stupefatti, infatti capiscono bene quanto sia arduo non solo staccarsi dagli oggetti materiali, ma probabilmente ancor più arduo allontanarsi dai propri atteggiamenti, comportamenti, idee e quant'altro.
In questo senso siamo tutti ricchi, nessuno escluso, ed anche se facciamo di tutto per rispettare i comandamenti, alla fine ci manca dell'altro, ovvero saper rinunziare alle nostre ricchezze, cedendo il nostro sguardo su chi non possiede nulla, farsi "prossimo" chi è vuoto ed abbandonato, su chi non ha conosciuto Cristo ed è magari sicuro ed affermato nei propri beni materiali, ma incapace di donarsi al prossimo e di rinunciare a se stesso.
Certamente, attraversare la cruna di un ago è un'impresa impossibile, ma Gesù subito aggiunge che quanto è impossibile agli uomini risulta sempre possibile a Dio (cf. v. 27).
E questa possibilità è la grazia offerta dalla misericordia di Dio, questa misericordia è ciò che hanno ricevuto i suoi discepoli, essa, infatti, vale "cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi", ma aggiunge ancora Gesù, "insieme a persecuzioni e nel futuro la vita eterna" (v. 30).
Rinunziare alle proprie ricchezze è sempre una forma di persecuzione, non necessariamente fisica, ma questa rinuncia ci consente di ricevere la grazia della misericordia e con quest'ultima la meta di ogni fedele, ovvero la salvezza.
Passare attraverso l'occhiello dell'ago è quindi possibile, ma questo passaggio necessita del nostro apporto che proviene dalla fede.
Dono da chiedere incessantemente, soprattutto nelle situazioni difficili. Dono da chiedere per noi e per i nostri fratelli; amici e nemici.
Milko G.
Secondo Commento
"Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?"
Gesù si mette in viaggio, quando una persona gli corre incontro e si mette in ginocchio davanti ai suoi piedi: ha bisogno di porgli una domanda, per lui molto importante; lo prega di rispondere: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?"
Quest'uomo, che poi vedremo essere ricco, desidera entrare nel regno dei cieli e chiede a Gesù di insegnargli la via:
è questo il modo giusto per iniziare.
Gesù allora gli ricorda i comandamenti di Dio. L'uomo non solo ha ascoltato Dio, ma ha messo in pratica le sue leggi, ed è a questo punto che Gesù fissatolo lo amò e gli propone un passaggio ulteriore:
"Una cosa sola ti manca: va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".
Qui il cammino dell'uomo ricco incontra una battuta d'arresto e la parola dice che questi se ne andò triste, afflitto, poiché aveva molti beni.
Si rattrista perché ha fissato più il suo sguardo sulla proposta di Gesù che non sull'amore che gli ha dimostrato ed offerto.
Non è mancato il desiderio, la volontà, perché infatti il giovane ha corso e si è inginocchiato per sapere cosa avrebbe dovuto fare: è mancata la fede e la capacità di saper ascoltare ciò che Gesù gli proponeva: una parola d'amore.
Gesù non gli chiedeva, anzitutto, di dare un taglio alla sua vita, ma di permettergli di arricchirla con il suo amore;
Egli voleva renderlo veramente ricco,
voleva aprire i suoi occhi e svelargli che la sua ricchezza in verità altro non era che una mancanza.
Gesù va oltre; l'uomo ricco gli chiede di poter entrare fin d'ora nella vita eterna, Gesù gli offre di vivere nella sua intimità: "Vieni e seguimi".
L'uomo chiede cosa deve fare per avere la vita eterna ma non sa di averla davanti ai suoi occhi, un po' come accade alla Samaritana quando parlando con Gesù dice: "So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa".
Le dice Gesù: "Sono io, che ti parlo". (Gv 4,25-26), ma è sempre Giovanni che ci fa ancora più luce: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo." (Gv 17,3).
Gesù stesso è la vita eterna che il ricco sta cercando ma non se ne accorge perché il suo cuore è attaccato ai beni del mondo.
Le nostre ricchezze, (non solo il denaro ma anche i nostri pensieri, i nostri progetti, i nostri desideri, i nostri passatempi, le nostre letture, etc.) non sono di per sé un male, il problema nasce nel momento in cui vi attacchiamo il cuore a tal punto da diventarne schiavi.
Diventano veri e propri idoli che comandano la nostra vita!
E' la nostra "ricchezza" che ci impedisce di camminare e di avere una fede totale in Gesù e di capire che la sua è essenzialmente una proposta d'amore.
E' la nostra "ricchezza" che ci impedisce di ascoltare cosa il Signore dice al nostro cuore e di seguire poi la sua parola. Dio vuole farci sì ricchi, ma della vera ricchezza che è conoscere, seguire, amare e vivere in intimità con suo Figlio!
Gesù riconosce che questo distacco è difficile: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!", ma ci offre anche il mezzo per operarlo: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
Questa è la grande soluzione, questa è la immensa speranza!
Il rimedio non è nella nostra forza, nei nostri tentativi, ma nell'aprirsi all'azione di Dio.
Non possiamo riuscirci da soli ma è Dio stesso che vi riesce in noi se abbiamo fede in Lui. Solo la grazia di Dio può rendere possibile ciò che è umanamente impossibile!
L'ultima parola del Vangelo di oggi è anche l'ultima parola dell'Angelo a Maria: "Niente è impossibile a Dio".
Il Signore ci offre nel nostro cammino di fede l'esempio della nostra amatissima mamma celeste la quale ascolta la parola di Dio e lo fa nella sua povertà, nella sua umiltà e vi aderisce completamente.
Ella ha la capacità di essere estremamente mansueta di fronte alla parola di Dio ed ecco perché riesce a scorgere nel messaggio dell'Angelo la sua presenza e il suo amore di Padre al punto che anche lei percepisce e sente su di sé, in quel momento, lo sguardo d'amore di Dio che la fissa e la ama.
Non ha più paura di perdere nulla perché di fronte a quell'amore nulla ha da perdere, ma tutto da guadagnare.
Sa aderire a quel progetto meraviglioso che Dio ha in serbo per lei perché crede pienamente nelle parole dell'Angelo: "Niente è impossibile a Dio".
Concludiamo dicendo che la cosa fondamentale, non è sforzarsi o mettere in atto chissà quale opera di spogliamento, questa semmai è una necessaria conseguenza.
Innanzi tutto dobbiamo aderire con la nostra volontà al regno di Dio, al Suo progetto su di noi.
L'essenziale è ascoltare Dio, essere docili a Lui nella fede e camminare pienamente fiduciosi ed abbandonati alla sua volontà lasciandoci guidare sulla strada che il Padre ci ha indicato.
Dobbiamo chiedere allo Spirito Santo di imprimere nel nostro cuore due parole: anche io e mia moglie ci appelliamo ad esse quando viviamo momenti di prova e difficoltà: "Tutto posso in colui che mi dà forza" e "Nulla è impossibile a Dio". Che il balsamo ed il profumo di queste parole possano scendere nei nostri cuori e farci avere quella vita eterna che è Gesù stesso: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo." Amen.
Alberto e Morena Ridolfi
Citazioni:
Sg 7,7-11: www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9ak0wmg.htm
He 4,12-13: www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9asrsbd.htm
Mc 10,17-30: www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9a0likj.htm
Aveva nel cuore un presentimento lieto quel mattino il giovane ricco, un presentimento lieto per un'intuizione di possibile bene per sé. Era un mattino che si apriva ad una festa perché il giovane ricco sarebbe andato a vedere quel famoso maestro di cui tutti in Giudea parlavano: i suoi miracoli, la sua accoglienza alla gente e ai peccatori, la sua dottrina... Ecco, vederlo e parlargli delle proprie aspirazioni, del proprio desiderio di perfezione davanti a Dio.
Ma il presentimento del vero bene per sé che, conseguito, dona letizia al cuore, e che costituisce il problema attorno a cui ogni uomo si arrovella, dipende, nel suo compiersi, da come questo problema umano si pone davanti alla possibile risposta: «Maestro buono, che cosa devo fare...?». La vera tragedia dell'uomo di oggi - perché di noi oggi parla il Vangelo - è che al massimo, normalmente, questo rovello si traduce in una domanda che porta con sé già i germi della futura tristezza, perché non può mai trovare vera risposta. La domanda sulla felicità si traduce oggi, nel migliore dei casi, normalmente, in una questione immediatamente etica, dando come per scontata la fede.
Il giovane ricco osservava fedelmente tutti comandamenti. Ma se l'insistenza cade unilateralmente sui comandamenti, dando per presupposta la grande Presenza, Dio stesso che li genera, il modo con cui si parla di Dio e si vive con e per Dio, diventa “doveristico” più che attraente. Così prevale la “prestazione moralistica” propria, invece della testimonianza di una bellezza intravista, il fascino di una Presenza che ci sta davanti in carne ed ossa. L'etica cristiana, la nostra “prestazione morale” è, troppo spesso, un'etica senza volto, non nasce da un volto, non nasce da un Tu, cui si sta davanti domandando: «Chi sei Tu? Chi sono io? Chi sono io di fronte a Te?».
Non era questo l'interrogativo del giovane ricco. Era andato da Cristo per arricchire il proprio tragitto morale di un qualche ulteriore affinamento etico, non per vedere il suo volto: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». “Hai osservato tutto, ma non hai ancora osservato me” ha risposto il Signore con il suo sguardo, tant’è che allora gli ha offerto il suo volto: «fissatolo, lo amò».
Gesù doveva provare una stretta al cuore perché il suo sguardo, che era lo sguardo di Dio, quello che «penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito [...] e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore», conosceva l'epilogo.
Epilogo triste perché il giovane ricco non era disponibile a quel “gesto etico” fondamentale che è il lasciarsi amare, cioè definire, da Cristo; non era disponibile a che quello sguardo fosse decisivo per il suo destino. Per questo il Signore ebbe una stretta al cuore, come possono averla un padre o una madre, davanti al figlio che non risponde; e in quella stretta al cuore si preannunciava già il dolore supremo che sarebbe stata la Croce. Dall’alto della Croce, Cristo, fissando il mondo, fissando ogni uomo, già fissando ciascuno di noi oggi, offrì il suo amore gratuitamente, quasi come sprecato - così come apparentemente sprecato fu col giovane ricco - perché l'amore vero è senza pretese, libero da ogni esito, perché è solo per il compimento ultimo.
E il giovane ricco chiuse gli occhi e strinse anche lui il cuore, anche lui ebbe la sua stretta di cuore, ma fu per una meschinità, mentre per Cristo fu la profezia di una dilatazione d’amore totale. Tutta la tensione morale di quel giovane, di cui non conosciamo il destino eterno, si ridusse ad una cosa meschina, diventò un mucchietto di “polvere etica”, una tristezza senza misura.
Però, «tutto è possibile presso Dio», e questa possibilità presso Dio si chiama conversione e si chiama Chiesa, compagnia di uomini che seguono Cristo. La Chiesa è la compagnia dei poveri di spirito, e, spesso, purtroppo anche poveri di morale, ma che però stanno presso Dio, stanno vicini a dove Dio ha preso dimora, stanno aggrappati fragilmente, ma tenacemente, al luogo dove riposa lo sguardo di Dio, dove ha posto la sua dimora la Sapienza fatta carne. In questa compagnia abita la vera bellezza.
Imploriamo lo sguardo di Cristo, perché ci compia, ci renda felici e possiamo così testimoniare questa felicità, che è il riflesso certo della Sua presenza. Maria, colei che per prima è stata guardata dall’amorevolezza di Cristo ed il cui cuore è altrettanto dilatato d’amore, ci ottenga di sentirci sempre sotto lo sguardo del Figlio.