XXV domenica del tempo ordinario - Anno B

papa-bacia-bimbo.jpgColletta
O Dio, che nell'amore verso di te e verso il prossimo
hai posto il fondamento di tutta la legge,
fa' che osservando i tuoi comandamenti
meritiamo di entrare nella vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
O Dio, Padre di tutti gli uomini,
tu vuoi che gli ultimi siano i primi
e fai di un fanciullo la misura del tuo regno;
donaci la sapienza che viene dall'alto,
perché accogliamo la parola del tuo Figlio
e comprendiamo che davanti a te
il più grande è colui che serve.
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

 

Prima lettura 
Sap 2,12.17-20
Condanniamo il giusto a una morte infamante.
 

Dal libro della Sapienza

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta.

Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

Parola di Dio 
 

 

Salmo responsoriale 
Sal 53
 
Il Signore sostiene la mia vita.

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono. 
 

 

Seconda lettura 
Giac 3,16-4,3
Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
 
Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall'alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

Parola di Dio 
 

 

Canto al Vangelo (Cf 2Ts 2,14)
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,

per entrare in possesso della gloria
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.
 

 

Vangelo 
Mc 9,30-37
Il Figlio dell'uomo viene consegnato... Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
 
+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore
 


Commento


"Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti"


Francesco di Assisi, il santo della minorità, aveva ben compreso che l'essere "minore" è una condizione dinamica non statica.
C'è sempre qualcuno di cui essere minore, servo. C'è sempre una situazione in cui si è chiamati a servire.
La minorità non smette mai di cercare l'ultimo posto. E quando non le è possibile, vive con il massimo distacco ogni "prestigio e ogni onore" non considerando il "privilegio" come un diritto ma come un regalo e, nel contempo, cerca di condividere questo regalo con i fratelli.
La minorità infatti ha ben presente che l'unico prestigio è appartenere a Cristo.


Si arriva a questa condizione del cuore coltivando non atteggiamenti finto-poveri o finto-umili che nascondono, di solito, una superbia più grande ed una patologia del cuore, ma coltivando l'infanzia spirituale.
Di cosa è "armato" il bambino? In genere di due cose; della propria innocenza e dell'amore di papà e mamma.
Francesco era così. Un infante nello Spirito armato dell'amore di Dio e della verità che procede dalla comunione con Lui.


Per questo Francesco ha potuto amare i fratelli, anche fratello lupo; ha potuto riconciliarsi con la creazione, ha potuto affermare sempre in condizioni opportune ed inopportune la verità.
Per questo Francesco è stato il santo della perfetta letizia e del perdono.
Per questo è stato uomo di pace e combattente per Cristo.
Tutto nasce dal suo essere bambino e non infantile. Attaccato a Dio solo, sopra ogni cosa.
Per questo si è spogliato e si è fatto lebbroso con i lebbrosi.
Francesco è un gigante della cristianità.
E come tutti i grandi uomini della cristianità viene tirato "per la giacchetta" un po da tutti, dai pacifisti, dalla sinistra, dalla destra, dagli animalisti, dai conservatori e dai progressisti.
Tuttavia lo si comprende solo nella sua ricerca di piacere a Dio solo senza compromessi e nella continua ricerca di essere minore, ultimo, servo, disarmato.


Sono tante le pagine bellissime della vita di Francesco e straordinari gli scritti che egli ci ha lasciato.
In un certo senso profetici per l'umanità ma anche per la Chiesa.
Per l'autocoscienza sempre in cammino della Chiesa nel suo essere "serva" di Dio e degli uomini senza annacquamenti della Verità del Vangelo.


Il santo Padre Benedetto XVI, talvolta, provato dalla violenza mediatica e dall'ignoranza delle correnti di ogni tipo, è stato un po un bambino, evangelicamente parlando; forte nella verità ma disarmato dei mezzi umani e della solidarietà dei potenti della terra.
Una vera benedizione questa.


Una prova che rivela molte cose sia del cammino verso la libertà dell'uomo sia della meschinità delle classi di "potere".
Un momento importante per la santificazione di Don Joseph e per la sua testimonianza di servo dei servi di Dio.
Un momento di minorità prezioso che lo ha conformato ancora di più a Gesù servo degli uomini e servo della Verità.


Dobbiamo essere grati a Dio grandemente, con inni, canti e suppliche per questo santo Papa che Egli ci ha donato come guida con tale umile spirito della Chiesa.
Come Cristo, come il discepolo Francesco, il Papa non smette di far tuonare il vangelo con la mitezza dei bambini che sono forti dell'innocenza che nasce dallo Spirito e dall'Amore del Padre.


L'augurio è che tutti i pastori della Chiesa possono calcare queste "orme" del servizio e della testimonianza disarmata della verità, ma senza sconti, fino in fondo. Senza compromessi, buonismi o inutili rigidità.
L'augurio è che ciascuno di noi possa essere minore, servo, a cominciare dalla propria casa.
Così come Cristo non solo ci esorta ma ancora prima ci comanda: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Maria che perfettamente ha vissuto questo comando ci accompagni e ci istruisca il cuore e le membra a rendere "storia" questa esortazione del nostro Signore.

Paul


Citazioni:

Sg 2,12.17-20:          www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9ayx14t.htm     

Iac 3,16-4,3:             www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9ayxq1c.htm

                               www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9abr2qd.htm

Mc 9,30-37:              www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9bomvii.htm        

 



«Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande».


Il Signore Gesù non è venuto a diminuirci. Cristo è venuto a dare una risposta vera al nostro desiderio di grandezza, perché Dio stesso ha posto nell'uomo un desiderio di grandezza, di dilatazione, di possesso.

Le tre grandi concupiscenze che secondo S. Giovanni muovono il mondo: la concupiscenza degli occhi, quella della carne e l'orgoglio della vita, sono le espressioni corrotte di questa tensione al possesso di tutto che caratterizza l’uomo, un possesso che ne manifesti la grandezza, perché il disegno di Dio sull'uomo è che egli sia il signore-custode di tutto.

Come diventare, in questo senso, davvero grandi, davanti a Dio?

Col peccato lo abbiamo dimenticato, anzi abbiamo costruito dei surrogati terribili che, nella parzialità, nell'ipocrisia, nell'invidia, nella violenza (perché violenza è la parola che tutto riassume), trovano ultimamente la loro espressione.

Cristo invece invita a guardare al gesto di Colui che - solo - ultimamente è grande: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». E preso un bambino, lo pose in mezzo - così che lo vedessero tutti - e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato», il più grande di tutti, il Padre, sorgente anche della nostra vera grandezza.

«Dio solo è grande, fratelli»; il Padre solo è grande, e questa sua grandezza si è manifestata nella nostra storia, in una sorta di estrema umiliazione, così che il Padre, per mostrarci chi Egli è veramente, ha inviato suo Figlio, ha affermato suo Figlio per mostrarsi a noi, pur nel sacrificio della croce, che è però ancor prima sacrificio suo: «Chi vede me, vede il Padre», che vuol dire anche: io, il Padre, mi manifesto solo manifestando Lui, innalzando Lui, glorificando Lui: il mio Figlio unigenito. Ed è così perché questa è la natura più intima di Dio che è amore. Dio è Dio perché tra le sue Persone vige una sola legge: essere se stessi affermando un altro: e questa è tutta la legge della carità e l'unica strada verso l'amicizia come autentica reciprocità.

Il Padre è Padre solo perché genera il Figlio, afferma il Figlio, e lo glorifica, così come il Figlio glorifica lui, quasi in una sorta di superiore “cortesia divina” dove l'uno dice all'altro: prima tu; no, prego, prima tu... E questa gloria comune si manifesta nell'umiliazione del gesto con cui il Padre, in Cristo, si china ad abbracciare e servire le nostre esistenze, come nella lavanda dei piedi nell'ultima cena.

Solo guardando continuamente un gesto così nasce un desiderio vero di appartenenza alla grandezza del Padre, di modo che essa diventi anche grandezza nostra e tensione al sacrificio, sapendo che la strada per conseguire la grandezza è il servizio dei fratelli: “Io sono tu che mi ami, e Tu che amandomi mi fai”.

Desiderio di appartenenza al Padre che diventa desiderio di appartenenza al segno che prolunga nella storia il gesto del suo servizio e rimane il luogo dove servirlo per diventare grandi: la Chiesa, compagnia cristiana della grandezza e del servizio!

Solo nella Chiesa inizia il cammino vero della grandezza dell’uomo, e questa grandezza ‑ ci dice San Giacomo ‑ è innanzitutto domanda, preghiera, perché la statura dell’uomo consiste e si compie interamente nella verità della sua domanda: «Bramate e non riuscite a possedere […]. Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri», e non per spendere la vostra vita per la gloria di un Altro, per la gloria di Dio.

E chi non domanda, o domanda male, discute, cioè parla e si muove non a partire da una grandezza che gli sta davanti, ma a partire da un “sogno di grandezza”, da un progetto di affermazione di se stesso che gli cova dentro.

Ogni conversazione, lungo il cammino della vita, deve invece nascere dal fatto di Dio, dal fatto della sua dedizione all’uomo, commovente ed inattesa, dentro una modalità umanissima, perché è proprio l'abbraccio di un bambino che ha bisogno di tutto, così come noi abbiamo bisogno di tutto, e, in quell’abbraccio, c'è tutta la grandezza di Dio e nostra: la Chiesa o è questo abbraccio o è una guerra di chiacchiere!

Se gli apostoli avessero vissuto di questa memoria mentre camminavano verso Cafarnao, dopo aver ascoltato Gesù, non avrebbero perso tempo in discussioni, ma avrebbero cominciato a servirsi gli uni gli altri, consapevoli che proprio così si avvera il Regno, nelle nostre esistenze, nella Chiesa e nel mondo.

Maria Santissima, la Serva del Signore, Ancella della nostra salvezza, totalmente piccola e, perciò, più grande di ogni creatura, sostenga in noi la memoria dell’abbraccio tenero di Dio, unica sorgente dell’autentico servizio ai fratelli.

 

Preghiera dei fedeli

 

 

Introduzione del celebrante

Domandiamo la sapienza che viene dall’alto, per avere la grazia di seguire Cristo fin dove Lui ci conduce.

 

1.    Signore Gesù, donaci la grazia di guardarti e seguirti nel cammino di ogni giorno, senza cercare il nostro vanto e i nostri interessi ma servendoti nei fratelli poveri e piccoli,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

 

2.    Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti; donaci o Signore di sperimentare l’unità della Chiesa, nel cammino comune verso la santità,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

 3.    Per le comunità cristiane che si riuniscono la domenica per la Messa; perché l’Eucaristia celebrata e vissuta diventi centro e sorgente di fede e di carità per ogni persona, in particolare per le famiglie e i loro figli,

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

 

4.    Secondo le intenzioni dell’Apostolato della preghiera, Ti preghiamo o Signore, per i politici e per chi ha responsabilità, affinché agiscano con onestà, integrità e amore alla verità.

Noi ti preghiamo: ASCOLTACI O SIGNORE

 

Conclusione del celebrante:

Accogli la preghiera del tuo popolo riunito nella celebrazione dell’Eucaristia, o Signore.



Di seguito il sussidio proposto dal Monastero del Sacro Cuore per questa domenica
XXV_Dom_TO-anno-B.pdf