XVII domenica del tempo ordinario - Anno B
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- Creato: 26 Luglio 2015
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Per noi, affamati di certezze terrene, più che della presenza di Dio nella nostra vita, l'atteggiamento di Gesù è paradigmatico.
Un monito per tutti coloro che hanno un ruolo di responsabilità e di potere nella Chiesa e nel mondo.
La ricerca attenta che Gesù fa nell'educare i suoi ascoltatori, i suoi seguaci ed i suoi simpatizzanti è proprio quella di richiamare il loro cuore ad "altro" di ogni segno che Egli compie.
Uno sforzo apparentemente vano, spesso, in termini di risultato apparente, ma reale nei termini storici della grazia.
Il benessere, lo star bene, la sazietà, ecc, che sono comunque un valore, assumono significato solo nella pienezza della vita che è Dio stesso. Altrove è idolatria e vanità.
Il motivo che conduce tante scelte sociali, etiche, mediche e politiche attuali è quello del benessere inteso come pienezza di vita mondana ed immanente.
Una vera e propria distorsione della salute vera che viene dalla comunione con Cristo.
Il detto popolare "basta la salute" è oggi amplificato da una forma di ateismo strisciante (statalista o liberale) per cui il bene primario è quello della sconfitta dei nostri malesseri, delle malattie e simili che porta allo scientismo positivista.
Ciò che conta è il delirio dello "star bene", dell'essere "giovani e prestanti".
Fruitori insaziabili di bisogni indotti, studiati a tavolino da chi desidera arricchire le proprie tasche e propri prestigi.
Un continuo e morboso ricorrere a questo "benessere" con ogni mezzo magari anche quello della soppressione della vita umana stessa.
Come di fatto avviene con l'aborto e con l'eutanasia.
Non è solo individualismo o narcisismo, non è solo ricerca bramosa di 15 minuti di gloria, che, tanto si dice "non vanno negati a nessuno".
E' di più; è idolatria. La quale, si sa, porta una tristezza radicale.
Si guardi l'orientamento attuale dell'Europa nelle sue scelte di governo a proposito dell'Embrione, vita umana nascente e dignità dell'individuo.
La Chiesa sembra rimasta da sola nel difendere e tutelare la vita umana.
Ovvio che la Chiesa non lo fa per un mero "eticismo" di corrente o di vantaggio politico ma per un evidente e chiaro "comando" che viene da Gesù stesso proprio perchè quell'embrione, persona non per atto di fede ma per realtà etico-razionale-ontologica, è destinato alla vita vera. Quell'Embrione, vita umana, è bellezza intoccabile.
L'uomo manipolatore e manipolato è quello che cerca costantemente di fare Gesù re.. ma non della propria vita ma ad avallo disordinato delle proprie convinzioni.
Manipolatori e manipolati che cercano Gesù solo per un tornaconto: "il proprio concetto di salute". Costi quello che costi, magari uccidere Gesù stesso e sopprimere la vita umana.
Paradossalmente è proprio muovendosi in questa linea che l'uomo si smarrisce e perde la salute vera che illumina anche quella terrena, nella sua sostanza e nella sua qualità.
E' proprio del relativismo, del politically correct, usare Gesù per i propri scopi ad avallo delle proprie isterie politiche e sociali.
Siamo un popolo di Giuda. Soprattutto quelli di noi che si incamminano per etiche pro-choice e non pro-life.
Giuda di Keriot è stato maestro del pro-choice.
Vendiamo costantemente Gesù per meno di trenta denari e desideriamo mettergli la "nostra" corona.
Mendichiamo un po di autostima, un piccolo posto, una approvazione, con opportunismo, con quella lussuria del cuore così sottile da apparire virtù. Una corona fatta ad immagine e somiglianza dei nostri fantasmi, delle nostre paure, dei nostri peccati.
Una corona non fatta di ascolto e di cuore umile ma di cuore viziato dalle nostre malattie e dai nostri isterismi adolescenziali.
Davanti a questo, Gesù, che non violenta e non impone ma propone, anzi dona se stesso, Egli, il Signore, che fa? Si nasconde, tace, aspettando che lo cerchiamo con la sincerità del cuore pronti ad ascoltare la vita e a cercare il vero benessere.
E, paradossalmente, è proprio con il suo silenzio, che ribadisce le vere priorità, che Egli, incessantemente, ci cerca e bussa umilmente nella nostra vita.
Mi vuoi? Egli dice.. Mi vuoi veramente? Cosa vuoi veramente?
Stai ascoltando la realtà, così come uscita dalle mie mani? Mi stai ascoltando?
Ti stai ascoltando?
E' forse semplicistico ma la realtà si divide in coloro che ascoltano e coloro che non ascoltano, in coloro che seguono Gesù ed in coloro che cercano di manipolarlo.
Preghiamo e sforziamoci di essere tra i primi.. magari non solo per alcuni istanti della nostra vita ma nella fedeltà che viene dallo Spirito Santo.
In fin dei conti il "regno di Dio è dei violenti" cioè di coloro che ogni giorno si fanno violenza per seguire colui che è la risposta a tutte le domande del nostro cuore, anche quelle che riguardano il nostro benessere.
Gesù infatti per essere Re della nostra vita ha bisogno di carta bianca, non di stare dove noi desideriamo metterlo.
Proclamare Gesù Signore vuol dire riconoscerlo bambino creativo e gioioso che ha la forza continua per farci uscire costantemente dalle nostre misere visioni. Non per fare gli "originali" i "modaioli" ma per appartenergli di più e meglio.
Per questo ci ha donato la Sua Chiesa, affinché in ascolto obbediente di essa, della sua traditio, nella condivisione fraterna e nel perdono, ci poniamo nella condizione veramente "adulta" di poterlo seguire andando oltre i nostri meschini e suicidi tornaconti.
Consegnarsi a Gesù realmente, con coscienza e maturità umana e spirituale, vuol dire mettersi nelle mani concrete del Papa e dei Vescovi in comunione con lui.
Così Egli ha voluto, nella Sua Sapienza, per sconfiggere il "male antico" del nostro cuore ferito.
Non tutti lo comprendono e non tutti perseguono questo fin in fondo, pur tra le contraddizioni che la Chiesa può offrire.
Occorre infatti essere sempre più forti nella fede in Gesù per amare la Chiesa, ascoltarla, servirla, dare la vita per lei.
I santi questo lo avevano capito bene e si ritiravano con Gesù in solitudine per essere con Lui nella vita.
Così facendo hanno amato.
Profondamente amato Cristo, se stessi, i fratelli, la Chiesa, ogni volto, l'umanità intera nella castità del cuore e nella fecondità che solo Dio da.
Tutto il resto è vano.. e spesso anche inutile.
Paul
Riflessioni e meditazioni del monastero Sacro CuoreXVII_Dom_TO-anno-B.pdf
La liturgia della domenica di questo Tempo Ordinario interrompe la lettura del Vangelo di Marco per iniziare la lettura del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, legato al segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci e al discorso sul “Pane di vita”, che accompagnerà il cammino delle prossime sei domeniche.
In un continuo intrecciarsi di simboli e di allusioni, Giovanni mette in risalto il significato della presenza di Cristo, che è garanzia di salvezza. Il dono del pane, “segno” insuperabile della presenza stessa di Cristo, è conseguenza della compassione che il Signore prova per la folla rimasta sola, “come pecore senza pastore” (XVI domenica T.O.). È da quella compassione che è generato il pane, il dono che Gesù fa di sé per la vita del mondo.
L’amore per il destino ultimo dell’uomo suscita l’audacia di Dio che si serve dell’uomo stesso, per realizzare tutto il suo disegno di salvezza. “Dove possiamo comprare il pane…?”: nella domanda rivolta a Filippo, Gesù non pone una questione di ordine pratico (il pane da mangiare), ma tenta di suscitare tutta la fiducia che l’Apostolo può e deve riporre nel Suo Signore.
“Dove”, indica l’origine, la natura (da dove). Come Nicodemo che non sa da dove viene il vento (3,8), la samaritana di dove viene l’acqua (4,11), il maestro di tavola di dove viene il vino buono (2,9).
Basterebbe poco, da parte di Filippo e degli altri, basterebbe uno sguardo profondo su quell’uomo che guarda la folla e guarda loro, basterebbe dire: “Tu, solo Tu, puoi dare da mangiare loro, saziando la loro fame!”
La preoccupazione di Filippo, di calcolare una cifra spropositata per loro, di risolvere il problema in quell’istante, lo distrae da quella straordinaria Presenza, lo distrae dall’unica risposta possibile: Gesù.
Il peccato della distrazione è un peccato che allontana dalla possibilità di una potenza che si mette in atto di fronte a tutti i bisogni nostri. Basta riconoscere il “Tu” di Cristo, per comprendere “dove trovare il pane”.
Quanto questo peccato è ricorrente di fronte all’Eucarestia?
Ciò che offre il ragazzino sembra inutile, inadeguato, seppure di un rilevante richiamo biblico (i pani d’orzo di Eliseo in 2Re 4,42-44; la somma dei cinque pani e due pesciolini è il numero dei giorni della creazione…), ma pare non bastare.
Per l’occhio dell’uomo bisogna avere di più, per il cuore di Dio basta quel poco per la sovrabbondanza. È la Provvidenza!
E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Il comando di Gesù ai discepoli contiene in sé un rimando alla preziosità di quel pane, che ha sfamato la folla. Raccogliere i pezzi avanzati è un’operazione che richiede grande cura e soprattutto il riconoscimento di un valore. Quei pezzi avanzati sono l’immagine corporea del fatto che ogni grazia concessa dal Signore non è commisurata alla capacità ricettiva dell’uomo, ma la supera incommensurabilmente.
Quelle dodici ceste di pezzi avanzati diventano così il segno della grande abbondanza che viene da Dio e della fame che dobbiamo avere della grazia divina, dell’opera di Dio nella nostra vita.
“Senza di Te, o Dio, nulla esiste di valido e di santo …” (Colletta), la Madonna, Vergine, nel cui grembo ogni abbondanza è stata riversata, faccia affiorare sulle nostre labbra e nel nostro cuore questa certezza.
Preghiera dei fedeli
Domenica XVII durante l’anno B
29 Luglio 2012
Introduzione del celebrante:
Le folle del Vangelo vano dietro a Gesù e gli consegnano il proprio bisogno umano. Anche noi ci rivolgiamo con fiducia al Signore.
1. Siamo vicini al Signore come le folle del Vangelo e gli domandiamo: “Donaci o Signore il Pane della tua Parola e del tuo Corpo”,
Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
- Affidiamo al Signore Gesù coloro che sono chiamati a collaborare alla sua missione come gli apostoli; chiediamo per Papa Benedetto, i nostri vescovi e tutti i ministri del Signore la chiarezza dell’annuncio e la santità della vita,
Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
3 Per quanti chiedono il pane , la casa, la libertà, la pace: o Signore dona ad ogni popolo e ad ogni persona la risposta alle giuste aspirazioni dei popoli,
Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
4 Mentre viviamo il tempo dell’estate, donaci la grazia di riconoscere e apprezzare i tuoi doni: la vita e l’affetto, il lavoro e il riposo, la natura e le persone, e la tua presenza nella Chiesa,
Ti preghiamo: SIGNORE ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA
Conclusione del celebrante
Ti consegniamo con fiducia o Signore le nostre invocazioni, perché tu risponda a secondo la tua volontà.
Spunto della domenica
Il Vangelo ci conduce a ripercorrere la vita di Gesù, che incontra la gente e risponde ad ogni vero bisogno umano. Questa domenica passiamo dal Vangelo di Marco e a quello di Giovanni. Gesù è amato, cercato, seguito. Gesù risponde e compie il miracolo, spingendo alla condivisione, alla fraternità. Quante le occasione di accogliere i doni di Dio e di condividerli con i fratelli, nell’ambito della famiglia, della parrocchia, della Chiesa intera, del mondo! Anche in tempo di estate. Esempi.