XXXIII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A

benedetti-xvi-abbraccio-accogliente.jpgColletta
Il tuo aiuto, Signore,
ci renda sempre lieti nel tuo servizio,
perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene,
possiamo avere felicità piena e duratura.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
O Padre, che affidi alle mani dell'uomo
tutti i beni della creazione e della grazia,
fa' che la nostra buona volontà
moltiplichi i frutti della tua provvidenza;
rendici sempre operosi e vigilanti
in attesa del tuo giorno,
nella speranza di sentirci chiamare
servi buoni e fedeli,
e così entrare nella gioia del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

 

Prima lettura

Pr 31,10-13.19-20.30-31
La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani.

Dal libro dei Proverbi

Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città.

Salmo responsoriale

Sal 127

Beato chi teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.


La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.


Ecco com'è benedetto
l'uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

 

Seconda lettura

1Ts 5,1-6
Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C'è pace e sicurezza!», allora d'improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

 

Canto al Vangelo (Gv 15,4.5)
Alleluia, alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.
Alleluia.

 

Vangelo

Mt 25,14-30
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo".
Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"».




Commento

"Servo buono e fedele"

Avarizia e accidia

L'avarizia viene definita da San Paolo come una forma di idolatria e si estende ben oltre l'attaccamento smodato al denaro ma si ripercuote in ogni forma di "bene" e di carisma che possediamo.
Per un benestante tutto sommato è facile donare del denaro ma più difficile è donare il proprio tempo, le propie energie, i propri doni spirituali.
Ecco che l'accidia, quella pigrizia radicale dell'anima, incontra l'avarizia. Si è incapaci di donare ciò che si è ricevuto e pur essendo molto impegnati durante la giornata troviamo a fatica il tempo per Dio e per le reali necessità dei fratelli.
Il tempo per le stupidaggini, le chiacchiere e i pettegolezzi, magari televisivi, lo troviamo sempre.

Alla base di questa avarizia-accidia non c'è solo una concezione "sociale" improntata sul lavoro e sulla produttività, avallata e sancita da ideologie marxiste o, viceversa, capitaliste, che "ritmano" il nostro vivere "civile".
No. Prima ancora c'è un vizio di origine che ci viene rivelato dalla Parola di Gesù.

Il servo è buono e fedele perché ha capito profondamente che Dio è buono e non inganna nessuno.
Il servo buono e fedele non è avaro e accidioso perché ha conosciuto che Dio è gratuità e bellezza.
Il peccato, invece, ci inquiina il cuore di menzogna: Dio è nemico della mia gioia, sembra ripetere, come un grillo parlante non saggio ma maligno e insidioso.
Questo è un tarlo che punta a togliere la gioia deformando i nostri occhi, il nostro sguardo sulle cose e sulla realtà.
Uccidendo la speranza.
Uccidendo l'abbandono nella provvidenza.
Curvando la nostra vita sulla menzogna e sul dolore e trasformandola in un mormorio costante di pece e di oscurità.

Infatti la prima lettura ci illumina dicendo: "La donna che teme Dio è da lodare". Solo chi ama teme realmente nel senso biblico.
Solo chi ama è finalmente una persona e non un isterico personaggio curvato sulle proprie paure.
Paralizzato dai propri fantasmi e dai propri capricci.
Solo chi ama dorme e veglia al contempo, avendo occhi e cuore attento alle reali necessità dei fratelli.
Mai pago, serenamente inquieto, ogni vetta d'amore raggiunta gli sembra poco o nulla e cerca Dio e dona Dio tanto quanto può e tanto quanto lo Spirito Santo gli concede.

Non ruba i doni di Dio, non li mette sotto terra ma li ri-consegna senza sosta nel pubblico e nel privato.
In forme pubbliche o nascoste.
In forme riconosciute o non riconosciute. Non cerca il consenso e il plauso ma la gioia di Dio e il bene vero delle sorelle e dei fratelli.

Libero non regala catene, neanche affettive, ma porta la libertà vera che viene da Gesù e che sola dona pienezza, senso e ogni risposta al cuore dell'uomo di ogni tempo, di ogni luogo, di ogni situazione e di ogni età.
Nulla trattiene per sé neanche se inchiodato alla croce della malattia e dell'impotenza.
Né gli interessa il risultato, solo gli sta a cuore Dio e la sua bellezza nel cuore dei fratelli.

Francesca



LA DONNA PERFETTA

Chi è questa donna di cui parla la prima lettura della XXXIII domenica del Tempo Ordinario - Anno A?
Chi è questa donna che teme Dio?
Non è solo la figura femminile come una delle tante talvolta presenti nella storia, in una santità manifesta o nascosta, "religiosa" o laicale.
Questa donna è la Chiesa che attende il suo Sposo, Cristo.
Questa  sposa, tutte le volte che, nei singoli membri e nel suo insieme vive nel timor di Dio e si comporta con giustizia, è la rassicurazione e la gioia del Suo Sposo, Cristo.

In preparazione all'Avvento del prossimo anno liturgico, ormai vicino, occorre essere consapevoli di essere questa sposa. Responsabilmente. Il cristiano non dice solo "io", ma dice assieme anche il "noi". Nessuno che prega, digiuna, studia, adora, e cammina nella conversione lo fa solo per se stesso.
Nessuno che ha un dono nello Spirito lo possiede solo per se stesso.
Ma Dio è tutto in tutti e a ciascuno è dato un dono perché la fruizione e la santità della sposa sia manifesta secondo Sapienza.

Ecco perché ora nessuno preghi e compia la carità pensando solo a sé ma preghi e si doni in comunione con il Santo Padre, i Vescovi, e tutto il popolo di Dio, che, disperso nel mondo grida e attende lo Sposo.
Grida e attende lo Sposo assieme allo Spirito e nello Spirito Santo con un gorgoglio continuo, che è ansia e desiderio, quello vero.
Questo è il momento dell'Amore, questo è il momento di allargare il cuore.
Maranthà, Vieni Signore Gesù, la terra ti attende, Alleluja!

Paul

 
Sussidi a cura del Monastero del Sacro cuore

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