XIX domenica del Tempo Ordinario - Anno A
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- Creato: 05 Agosto 2011
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Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che ci dai il privilegio di chiamarti Padre,
fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi,
perché possiamo entrare
nell'eredità che ci hai promesso.
Prima lettura
1Re 19,9.11-13
Fermati sul monte alla presenza del Signore.
Dal primo libro dei Re
In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l'Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna.
Parola di Dio
Salmo responsoriale
Sal 84
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Seconda lettura
Rm 9,1-5
Vorrei essere io stesso anàtema, separato da Cristo, a vantaggio dei miei fratelli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.
Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.
Essi sono Israeliti e hanno l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Sal 129,5)
Alleluia, alleluia.
Io spero, Signore.
Spera l'anima mia,
attendo la sua parola.
Alleluia.
Vangelo
Mt 14,22-33
Comandami di venire verso di te sulle acque.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Commento
«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»
La nostra conversione comporta una trasfigurazione continua della nostra umanità.
Una trasfigurazione che abbatte pian piano le nostre più intime paure e le trasforma nella certezza della fiducia.
Ora, non è possibile trasformare una paura in fiducia se non vi è intimità.
Ecco perché il più grande disastro della vita religiosa è fondare il proprio cammino sulla gnosi, per quanto affascinante, o su una ideologia. In entrambi i casi sono produzioni del nostro io, dei nostri desideri e non sono un incontro che trasforma. Dio non è il compagno concreto dei tuoi passi, non è l'Altissimo e nel contempo lo sposo ma è una tua proiezione, una tua idea; magari affascinatamente elaborata e costruita.
Tutte le costruzioni umane, tutte, ma proprio tutte, sono, nella migliore delle ipotesi, la strutturazione elaborata dei desideri dell'uomo. Del suo bisogno di Eternità, di verità, di libertà e di pace.
Invece il cristianesimo non è una religione ma è un incontro vivo e vero che, nella Chiesa e per la Chiesa, ti trasforma e ti cambia.
Un incontro che ti fa passare dalla paura alla fiducia; spezzando in te tutte le resistenze dovute al peccato e alla debolezza umana.
Questa realtà oggettva dell'incontro non è un cammino fatto di regole ma le regole sono conseguenza e garanzia di questo incontro in cui Dio si fa uomo e viene incontro ad un tu che è la persona e nel contempo la comunità. La Chiesa è la garante oggettiva e la conferma della bontà e della veridicità dell'incontro.
Questa realtà, la realtà di Dio, è realtà ragionevole non è una visione delle cose accanto alle altre ma è deducibile facilmente nel buon senso della morale naturale e si ratifica nel "fatto" dell'incontro dell'uomo con il Tu di Dio.
Non è un incontro riservato a pochi, non è esoterico ma per tutti e ciascuno anche se assume via via, secondo il proprio cammino, connotati diversi. Ma alcuni connotati sono per così dire comuni.
L'uomo deve cercare un cammino di autenticità.
L'uomo deve ricevere un annuncio, un Kerygma e dare la sua adesione del cuore.
L'uomo deve fare un'esperienza sana di Chiesa. L'uomo riconosce nella Chiesa e nel suo aspetto gerarchico il veicolo necessario alla grazia santificante che garantisce, conferma e rafforza il suo rapporto con Dio e con i fratelli.
Senza questi aspetti comuni non c'è fede ma religiosità, una costruzione, relativistica, dei nostri bisogni e non un evento trasformante.
Lo sforzo della gnosi e delle ideologie contemporanee è proprio quello di eliminare una "morale naturale" e mettere la propria morale che, ovviamente, sotto l'ambigua (e religiosissima) forma della "laicità" in realtà si pone come un credo vero e proprio.
Questo nuovo credo laicista ha inquinato anche alcune visioni del cattolicesimo le quali hanno confuso il principio dell'incarnazione con quello dell'impantanamento. Alcuni termini preziosi come solidarietà, pace, sussidiarietà, libertà, persona, abbandonando la matrice fondante dell'incontro e del Kerygma sono diventate correnti ideologiche che confermano le isterie microscopiche o mascroscopiche dei loro propugnatori di ogni colore politico.
Non c'è alcun dubbio, piuttosto, che tali termini, per acquisire un senso devono potersi fondare sulla trascendenza che è la sola via per una trasformazione ed una identificazione dell'uomo. Ecco perché la via mistica e l'obbedienza alla Chiesa hanno sempre la priorità e sono la conferma di ogni cammino. Solo se l'uomo va nella via dell'autenticità e dell'umiliazione diventa grande; solo se realmente ama Cristo e la Chiesa e da la vita per lei obbedendo sempre può trascendersi e vivere di fede e non di paure e dunque di ideologie, termini, concetti, propositi.
L'uomo allora vive per Dio e può con Cristo e grazie a Cristo camminare sulle acque della vita con fiducia; spoglio di tutto e sopratutto, sempre più, del suo io malato.
Egli diventa il luogo dove
"Amore e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno."
Egli incomincia non solo ad essere nella Chiesa ma ad essere Chiesa, parte di essa, corpo di Cristo.
Soffre delle sofferenze della Chiesa, si fa intimo con i dolori dei pastori e del Santo Padre.
Vive pienamente, dunque, il sacerdozio consegnato con il battesimo e lo vive con l'appartenenza dei santi.
Paul
Sussidio proposto dal Monastero del Sacro Cuore


(1Re 19,9.11-13; Rm 9,1-5; Mt 14,22-33)
Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci con cui aveva sfamato la folla, Gesù invita noi, suoi discepoli, a verificare nostra la fede in ogni passaggio nel quale siamo richiamati a fidarci e a puntare lo sguardo su di Lui, il Salvatore che risponde al grido dell’uomo.
Il contesto della narrazione evangelica è come stretto nel contrasto tra la quiete che Gesù vive in preghiera sul monte e lo scenario del lago in cui navigano i discepoli, accompagnati dal vento contrario che mette in pericolo la traversata. Vento contrario, segno di un’apparente fine, che suscita paura nel cuore dei discepoli. Una paura che rende drammatica, tragica la traversata: le acque agitate, la figura di Gesù scambiata per un fantasma, il terrore di Pietro di annegare mentre cammina sulle acque verso il suo Signore.
Nella notte, soprattutto quando è tragica, siamo chiamati a fare un percorso dal turbamento al coraggio della fede, provata dal dubbio e dalla caduta, dal timore alla quiete orante; cammino che si compie nell’esperienza della salvezza.
Pietro è figura di ogni uomo: quando lo sguardo è fisso su Cristo e la fede è abbandono obbediente, allora nella fiducia è possibile avanzare; Al contrario, lo sguardo ripiegato sul limite e sulle difficoltà, nella presunzione di bastare a se stessi, determina il prevalere della paura e si può annegare.
È per fede che noi dobbiamo essere certi che il Signore è vicino, è presente, è con noi e ci ripete: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Dovrebbe bastare questa parola di Gesù per incedere nel cammino della vita con certezza e decisione.
Ma la paura, in Pietro come il noi, diviene dubbio: «Se sei veramente Tu…». E la condizione che si pone alla proposta di Dio, è da Lui trasformata in occasione di verifica ed irrobustimento della fede: «Vieni!».
Che cosa salva Pietro e con lui ogni uomo?
Non la ricerca spasmodica di certezze umane, non la confidenza in se stesso, incapace di reggere l’urto del mondo e delle sue onde, ma la risposta di Cristo al grido: «Signore, salvami!»
È un grido di preghiera a cui risponde la potenza di Dio che salva. L’intraprendenza dell’uomo non è sufficiente per andare incontro al Signore: la paura fa annegare l’uomo, l’illusione di avere tutto nelle proprie mani crolla miseramente; solo l’umiltà della fede può salvare e, in realtà, salva!
Il viaggio dal turbamento al coraggio della fede si compie in quella mano che salva dai frutti agitati dal vento: è l’esperienza che porta a riconoscere Chi è colui che si rivela a noi: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». La salvezza che Cristo dona è la sola certezza per poter continuare a credere anche se toccati dall’esperienza del turbamento; riconoscere, come i discepoli, che Lui è Signore del creato e di tutte le cose è garanzia di vittoria nella lotta contro il male. «Gesù Cristo ha un significato e un valore per il genere umano e la sua storia, singolare e unico, a lui solo proprio, esclusivo, universale, assoluto. Gesù è, infatti, il Verbo di Dio fatto uomo per la salvezza di tutti». (Dichiarazione Dominus Iesus,n. 15)
In questo tempo, per molti di riposo e di quiete dalle fatiche quotidiane, chiediamo al Signore un cuore capace di autentica fiducia in Lui, capace di riconoscerLo e seguirLoe, perché Verità della nostra vita; nella celebrazione dei Sacramenti incontriamo la salvezza di Dio per noi!
La Beata Vergine Maria, donna della fiducia e dell’abbandono totale e confidente, ci ottenga «un cuore semplice, che non si ripieghi ad assaporare le proprie tristezze; un cuore magnanimo nel donarsi, facile alla compassione, un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore di alcun male» (preghiera di Padre de Grandmaison).