Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro
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- Creato: 12 Dicembre 2012
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Dal Vangelo del giorno: Mt 11,28-30
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»
Il "giogo" di Cristo non ci toglie la stanchezza e l'oppressione ma colma ogni cosa di uno sguardo, del Suo Sguardo.
Diventando coniugi di Cristo (cum iugus), prendendo il "suo Giogo", portando i suoi stessi desideri, i suoi orizzonti, le Sue capacità donative, impariamo ad usare il dolore, la stanchezza e l'oppressione come un trampolino per amare meglio e di più.
Guai a coccolare il peso del dolore; anche di questo se ne può fare un idolo.
Cioè un fardello ego-latrico che ci impedisce di cogliere gli orizzonti della Grazia e della Donatività a cui siamo chiamati e portati. La contemplazione del dolore non ci rende "compiuti".
Questo è infatti il ristoro: comprendere che il tuo "peso" è una lacrima che lava il mondo verso il suo vero destino eterno.
Purché non contempli se stessa ma l'orizzonte infinito della Carità.
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»
Il "giogo" di Cristo non ci toglie la stanchezza e l'oppressione ma colma ogni cosa di uno sguardo, del Suo Sguardo.
Diventando coniugi di Cristo (cum iugus), prendendo il "suo Giogo", portando i suoi stessi desideri, i suoi orizzonti, le Sue capacità donative, impariamo ad usare il dolore, la stanchezza e l'oppressione come un trampolino per amare meglio e di più.
Guai a coccolare il peso del dolore; anche di questo se ne può fare un idolo.
Cioè un fardello ego-latrico che ci impedisce di cogliere gli orizzonti della Grazia e della Donatività a cui siamo chiamati e portati. La contemplazione del dolore non ci rende "compiuti".
Questo è infatti il ristoro: comprendere che il tuo "peso" è una lacrima che lava il mondo verso il suo vero destino eterno.
Purché non contempli se stessa ma l'orizzonte infinito della Carità.