Tradimento

gesu e giuda«Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto»

(Dal Vangelo del Mercoledì Santo Mt 26, 14-25)

 

Due tipi di tradimento sono presenti.
Quello della debolezza e quello antico di voler usare Dio per sé,
a vantaggio di sé, cosificando l'Altissimo.
È questo secondo che ha generato la prima forma di tradimento.
Dio serve a me.
Dio mi garantisce l'immagine che io voglio avere e che penso sia giusta.
Dio è la stampella dell'opera delle mie mani.
Dio è moneta di scambio per il narcisismo dell'ego.
Io sono.

Che assurdità ontologica, anzitutto. Che delirio alimentato anche dal nemico, che ben conosce i deliri di una creatura.

Più grave il tradimento di Pietro, affettivamente, ma aperto ad accogliere il perdono. A piangere lacrime di pentimento e di confessione.
Meno grave affettivamente quello di Giuda ma impermeabile nel cogliere lo sguardo dell'Agnello e perfetto nella cosificazione di Dio. Nella grande truffa e nel ladrocinio.

Eppure, Signore, se guardo onestamente il mio cuore, scorgo entrambi. Vedo chiaramente queste due forme di tradimento.

Miserere mei, Deus: secundum magnam misericordiam tuam.

Io sono Pietro, io sono Giuda.

Salvami dalla mia debolezza e soprattutto salvami dalle mie strutture di peccato che hanno preso il posto dell'Agnello
e mi rendono ladro di bene.

 

 

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