Mangia, infatti dell'albero della scienza del bene colui che si appropria la sua volontà

Ammonizioni di Francesco di Assisi - FF 146-151
6-Estasi di San FrancescoDisse il Signore a Adamo: " Mangia pure i frutti di qualunque albero, ma dell'albero della scienza del bene e del male non ne mangiare". Adamo poteva dunque mangiare i frutti di qualunque albero del Paradiso; egli, finché non contravvenne all'obbedienza non peccò.
Mangia, infatti dell'albero della scienza del bene colui che si appropria la sua volontà e si esalta per i beni che il Signore dice e opera in lui; e così, per suggestione del diavolo e per la trasgressione del comando, è diventato per lui il frutto della scienza del male. Bisogna perciò che ne sopporti la pena.
L'obbedienza perfetta. 148 Dice il Signore nel Vangelo: " chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo", e " Chi vorrà salvare la sua anima, la perderà". Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo colui che sottomette totalmente se stesso all'obbedienza nelle mani del suo superiore. E qualunque cosa fa o dice che egli sa non essere contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza.
E se qualche volta il suddito vede cose migliori e più utili alla sua anima di quelle che gli ordina il superiore, volentieri sacrifichi a Dio le sue e cerchi invece di adempiere con l'opera quelle del superiore. Infatti questa è l'obbedienza caritativa, perché compiace a Dio ed al prossimo.
Se poi il superiore comanda al suddito qualcosa contro la sua coscienza, pur non obbedendogli, tuttavia non lo abbandoni. E se per questo dovrà sostenere persecuzione da parte di alcuni, li ami di più per amore di Dio. Infatti, chi sostiene la persecuzione piuttosto che volersi separare dai suoi fratelli, rimane veramente nella perfetta obbedienza, poiché sacrifica la sua anima per i suoi fratelli.
Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro e ritornano al vomito della propria volontà. Questi sono degli omicidi e sono causa di perdizione per molte anime con i loro cattivi esempi.

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Quello che si intende per coscienza in Francesco non è certo quello che intenderemmo noi.
Basti che un superiore, il parroco, il vescovo ci chiedano qualcosina che vediamo ledere un nostro diritto che subito ci ribelliamo. Anche nei confronti del Santo Padre usiamo la stessa metodica. Ci fermiamo solo all’ex-cathedra giusto per non essere – palesemente ed ipocritamente – eretici.
I social network e la stampa, anche cattolica, sono pieni di esempi di “carnalità” dell’io.
Ciascuno di noi vigili per non cadere.
Per Francesco, invece, le questioni di coscienza riguardano solo il Santo Vangelo rettamente interpretato dalla Chiesa.
Quando infatti comparve davanti al Santo Padre che lo invitò a pascolare i porci non disse: “Queste cose non ti competono”, “non me lo stai chiedendo ex-cathedra”, “non sai che questo contraddice la legge suprema della salvezza delle anime di coloro che mi seguono”, ecc
Ma ci andò.
Questa obbedienza salvò la Chiesa. Al Papa apparve in sogno Francesco che reggeva il Laterano e dunque capì il ruolo dell’uomo che più si avvicino al Suo Maestro e Signore.
L’obbedienza spesso non è la via più comoda ma certamente è la via umana e perfetta che zittisce il nostro io malato e lo addomestica alla luce di Cristo. Purché sia autentica, cosciente, virile e sappia offrire sull’altare il male del nostro io egoista e superbo, come un vero e autentico martirio.