La morte è sorella

transito-di-San-FrancescoDalla LETTURA BREVE delle lodi 2 Cor 12, 9b-10

"Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte."

Chiamare la morte "sorella" significa comprendere che essa è un dono.
Un dono che dischiude il dono immenso della vita verso il suo luogo eterno.
Chiamare la morte sorella riscatta dalla "seconda morte", epilogo di una vita passata nel delirio e nell'idolatria di sé.
Significa comprendere che ogni morte "quotidiana" è preziosa per arrivare a questa proclamazione di fede: la morte è sorella, compagna e amica che ci traghetta verso l'abbraccio del Padre.
Non è dunque l'assenza di dolore e di fatica che dona peso e sostanza alla vita ma proprio l'esperienza del limite e della morte perché richiamano il tuo cuore, spesso distratto, alla realtà vera che sei una creatura, sommamente amata, pensata e desiderata dal Dio della Vita.
Egli che è tutto il bene, ogni bene, il sommo bene.