La gioia della Pasqua è il peso dell'esistenza

croce-cielo
"Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere." (At. 2,22-24)

Per quale motivo non era possibile che Cristo fosse tenuto in potere dalle angosce della morte?
Il termine angosce è una traduzione dal greco Odinas, che significa angoscia, travaglio, dolore indicibile, smarrimento totale, perdita del "sé". Legato alla "morte" non significa altro che lo stato che noi chiamiamo inferno.
Un travaglio ed un angoscia mortale che ricordano le parole di Maria al piccolo Gesù:

"Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo".

Come a dire, "perché Gesù ci hai fatto questo senza di te è l'inferno."

Ma tornando a noi, l'angoscia dell'inferno non può trattenere il Cristo. Perché?
Perché Egli è la gioia, la luce calda della gioia che illumina ogni tenebra.

Dice infatti il salmo "nemmeno le tenebre per te sono oscure,

e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce." (Sl. 139,12)

La gioia è dunque la cifra della Bellezza che è Cristo.

È Lui quel meravigliosamente buono (
טוֹב מְאוֹד in ebraico Tov meod) su cui è ritmata la creazione e la creazione dell'umanità.
Una gioia che non è sguiatezza ma stupore.
Non è prepotente ma sobria.
Non muove a facili entusiasmi ma muove a ritmica conversione e a continua trascendenza.

Attrae verso l'amato lo sguardo dell'essere e ci conforma sempre più a Lui, il più bello tra i figli dell'uomo.

La gioia non è un fuoco di paglia ma un fuoco inestingubile;
non è una solleticazione emotiva ed una lussuria del cuore,
ma una traboccante pienezza dell'anima.

La gioia non urla, se non proprio quando deve,
ma piuttosto ama stare in ginocchio, tesa, in ascolto.

Tutta attende e nulla trattiene.
Sente il gorgoglio dello Spirito che dice "Vieni al Padre" ("Un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: Vieni al Padre"; S. Ignazio di Antiochia alla comunità di Roma) e risponde in pieno abbandono e resa - culmine dell'obbedienza - "Abbà, abbà!" (Rm. 8,15).

Questa gioia forgia i santi, smussa le montagne e riempie le valli,
cambia i passi dell'uomo e crea ovunque il Regno di Dio, Storia nella storia,

perché non contempla l'opera delle proprie mani ma la Bellezza che esce dal Risorto.

E, in tale bellezza, rifulge di continua creatività amorosa il Bene, il sommo Bene.

Qui la vita nuova e l'eterna bellezza irrompe nella storia dissipando le tenebre della confusione e dell'eresia, dell'angoscia e del travaglio.

La gioia della Pasqua è il peso dell'esistenza.
Qui misura il tuo cuore, la tua mente, il tuo volto e la tua carne.
La gioia della Pasqua è il peso dell'esistenza.


PiEffe



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