Il trovarla è già percorrerla
- Dettagli
- Creato: 25 Giugno 2019
- Hits: 1723

Mt. 7,14
Perché Gesù passa dal descrivere la strettezza e l’angustia della porta stretta, entrando nella memoria visiva dei suoi ascoltatori che hanno ben presente le porte strette di Gerusalemme, questa specie di carruggi, tipici dei paesi, che spesso permettono il passaggio di una persona sola per volta, e poi conclude parlando dei pochi che la trovano?
Perché non ne parla pensando a quelli che la percorrono?
Il Verbo greco Euriskontes (καὶ ὀλίγοι εἰσὶν οἱ εὑρίσκοντες αὐτήν) ricorda non tanto una ricerca superficiale ma una ricerca approfondita. Frutto di catecumenato. Cioè di fatica nella fede e nell’azione teandrica costante che essa richiede, in un intrecciarsi mirabile.
Noi, dopo una pessima interpretazione del Concilio Vaticano II, ma che ha avuto eco anche in altre epoche, per esempio nel tardo tomismo, releghiamo alla sola logica e alla sola ragione, al solo sapere di “nozioni”, alla catechesi e finanche al solo conoscere teologico, il nostro cammino.
Il catecumenato, invece, pur ampiamente presente, ad esempio, nel Concilio, proprio ad incipit, in quel Culmen et Fons (SC. 10) include un cammino più esperienziale per l’uomo. Per tutto l’uomo. Certamente non una sfiducia nella ragione e tanto più per la logica ma un entrare nella Fede.
La fede la comprendi se la sperimenti.
Puoi sapere tutto dell’acqua e del suo equilibrio salinico, del PH, della quantità di cloro e della temperatura, ma finché non ti tuffi in essa non sai cosa significa quell’esperienza e non sai cosa significa nuotare. E la bellezza che vi è nell’esperienza. Esperienza che ti trascende.
E, poiché di Fede parliamo, ti trascende nell’io e nel “noi”.
Potresti conoscere ogni cosa e vivisezionarla con la ragione e persino avere una logica ineccepibile ma finché non entri nella logica divina della Fede non trascendi te stesso.
E qual è questa logica?
Quella di obbedire a ciò che Dio ti chiede, sapendo che nell’ascolto vivo e fatto di passi, durante e poi potrai comprenderlo.
"Noi serviremo il Signore nostro Dio e obbediremo alla sua voce!" (Gs. 24,24)
Serviremo, obbediremo.
Comprenderemo Dio nella fatica di compiere ciò che ci chiede.
Ed in effetti il termine Eureka viene proprio da Eurisko, dalla fatica dedicata, e con tutto sé stessi, nel cercare.
Ed “Eureka” questo grido entusiastico di compiutezza, di uscita da “fuori di sé e fuori da sé”, nasce dall’aver trovato.
Ed è per questo che Francesco, dopo circa due anni di dedicata penitenza e mortificazione, dopo l’incontro con Cristo a San Damiano e nel lebbroso, alle mura di Assisi, sempre, presumibilmente presso San Damiano, poté esplodere finalmente alla Porziuncola:
"Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!" (FF, Tommaso da Celano, Vita prima, 356-357)
Francesco comprese la sua strada dopo aver partecipato alla Santa Messa, chiedendo spiegazione/conferma al sacerdote di quanto aveva già intuito nella Grazia della Parola, “spirante Dio”, proclamata nella liturgia, nella terza Chiesa da Lui restaurata.
Egli aveva trovato la via stretta e, da buon amante, non esitò a percorrerla per conformarsi, fisicamente, all’amato.
PiEffe