Il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli
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- Creato: 16 Dicembre 2011
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Libro di Isaia 56,1-3a.6-8.
Così dice il Signore: "Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché prossima a venire è la mia salvezza; la mia giustizia sta per rivelarsi".
Beato l'uomo che così agisce e il figlio dell'uomo che a questo si attiene, che osserva il sabato senza profanarlo, che preserva la sua mano da ogni male.
Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: "Certo mi escluderà il Signore dal suo popolo!". Non dica l'eunuco: "Ecco, io sono un albero secco!".
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli".
Oracolo del Signore Dio che raduna i dispersi di Israele: "Io ancora radunerò i suoi prigionieri, oltre quelli già radunati".
Questa lettura è stata fonte di ispirazione della santa ira di Gesù verso i mercanti del tempio:
"Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «La Scrittura dice:
La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
ma voi ne fate una spelonca di ladri». (Mt. 21, 12)
Dio protegge il misero e aspira all'equità. Tutte le volte che si crea un sistema di speculazione, specialmente verso il povero, Dio ci dona la sua ira. Ogni sistema economico di speculazione diretta ed indiretta, cioè che provoca un danno immediato o, peggio ancora, crea e sostiene un sistema iniquo di speculazione e compravendita, non è gradiito a Dio. Perché? Non solo perché non rispetta la giustizia in sé ma perché immette il povero e il disagiato, il debole, l'orfano e la vedova, il disabile e lo straniero, nella condizione di dipendere dall'iniquità. Di dipenderne e di rimanere stritolato e mai sazio in un sistema di "cisterne screpolate".
Il significato però è ancora più ampio. Tutte le volte che noi facciamo "mercato di colombe", nei pressi del tempio, cioè "usiamo" Dio per i nostri tornaconti, le nostre piccinerie - come Giuda Iscariota - stando attaccati come edera a doni spirituali, a carismi, a ruoli ecclesiali, a spadroneggiare sulla debolezza delle anime. Ebbene in tal caso noi "cosifichiamo" Dio, lo immettiamo nelle nostre isterie. Non siamo più eterni discepoli, ma presuntuosi e superbi avversari; di Dio e del fratello. Non siamo più servi e diaconi, ma proprietari di ciò che non è nostro. Pertanto occore che l'Avvento ci prepari con Maria e come Maria ad essere "casa di preghiera, per tutti i popoli". Questo è il nostro presepio e la nostra culla per il Re dei Re: preparare qui ed ora, nella nostra carne, il luogo della sua venuta. Ogni pensiero, ogni passo, ogni scelta, ogni desiderio, ogni azione e intenzione, alla Luce della Luce, perché la Luce venga.
PiEffe