Dare voce al profondo: mi consumo del desiderio di te grazie al Tuo desiderio di me

גָּרְסָה נַפְשִׁי לְתַאֲבָה אֶֽל־מִשְׁפָּטֶיךָ בְכָל־עֵֽת׃
(dal Sl. 119)

sacred heart miniNephesh, in italiano, potremmo indicare così "la coscienza profonda", quella che lo Spirito (Ruah) ha dato all'uomo per essere ad Immagine e somiglianza di Dio; essa è il luogo del retto "concupire".
Tale coscienza lo pone al vertice della creazione perché l'uomo tramite questa peculiarità è più simile a Dio di ogni creatura.
Liberamente e razionalmente casto nell'aderire a Dio, sommo Bene, ogni Bene, Tutto il Bene.

 

Dice infatti il salmista in una delle possibili traduzioni in latino:

"Concupivit anima mea
desiderare justificationes tuas in omni tempore"

ed in una delle possibili traduzioni italiane

"Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi giudizi in ogni momento"

Il peccato compie la distrazione dalla coscienza profonda e sostituisce il "concupire" secondo Dio con un "concupire" più liminale. Non solo fisiologico, ma anche intellettuale.

Quest'ultimo porta più facilmente alla superbia e all'eresia.
Ciò accade perché l'intellettualizzazione della fede o di un'idea di fede porta a parcellizzare il desiderio e a staccarlo dalla sua matrice fondate che è in noi ma non viene da noi.
È gorgoglio profondo che ci è stato dato (Rm. 8,15-16)


Invece la fede non è esercizio intellettuale ma del profondo del cuore, biblicamente inteso.
E porta e sgorga dal retto "concupire", dal casto "concupire".
Pertanto si può mancare gravemente verso la castità anche intellettualmente mantenendo il corpo e le sue voglie castissime però persi nel soggettivismo che è il "concupire ego-riflesso".

Innamorati non di Cristo ed espropriati del sé malato ma avvoltolati nel fango di un sé auto-riferito che cosifica Dio e si innamora del suo stesso pensiero senza arrendersi radicalmente alla Grazia.
Senza dar voce al Verbo che lo Spirito ha posto in noi e che grida, grida!
 

Lo stesso dramma dell'inferno è il vivere disperatamente, per sempre, in superficie con l'arsura profonda di essere fatti per Dio, concupendo, oramai strutturalmente, cisterne screpolate con l'arsura inestinguibile della sete mai sazia.

Cos'è dunque la vita spirituale?

fai bene a raccontare a DioConcupire Dio, l'intimità con Lui, i suoi giudizi, il Suo Amore; l'intimità profonda con Lui, visto che siamo una "ontologia partecipata e voluta per pura gratuità".

Gli spazi di tempo, della preghiera, ad esempio, sono trampolino, ritmo, perchè questo avvenga non un momento ma in "ogni tempo", senza sosta.
E tra lacrime sincere e carsiche, dove quello che conta non sono i "filatteri" del sé ma il silenzio reso e prostrato di Giuseppe di Maria.

"Come la cerva anela ai corsi d'acqua così l'anima mia anela a Te, oh Dio!" (Sl. 42)

La peculiarità di questo concupire, inoltre, non è solitaria ma comunitaria e solidale; essa nasce nel "Noi" Trinitario e non può che essere completa se non nel "Noi" della Chiesa.
Anche per la preghiera personale, anche per l'eremita che vive separato dal mondo.

Il retto e casto concupire, dunque, genera appartenenza; profonda appartenenza. Crea legame e purifica ogni legame. Crea innamoramento spogliato della sua componente narcisistica.
Crea con-cordia con Cristo, crea legame unico nello stesso Sangue. Si è assimilati in Cristo rimanendo unicamente noi stessi.

Solo Dio che ci ha amati, pensati e voluti così può rispondere, avviare e colmare questa vocazione ontologica e personalissima.
E questo compie nello Spirito Santo perché, anzitutto, lo ha generato nello Spirito Santo.

Ogni discernimento, se autentico, non può che avere questa scaturigine profonda e, nel conflitto, interno ed esterno, se necessario (e sovente lo è), porta comunque la Pace perché colma l'essere e lo fa risuonare nell'armonia che regge ogni cosa e lo disseta nell'acqua per cui siamo stati amati, pensati, creati e sostenuti nell'essere.

Edificando l'Io e il Noi, in Cristo, per Cristo, con Cristo.

E, man mano, si entra nel Desiderio DesideratoἘπιθυμίᾳ ἐπεθύμησα, Lc. 22,15) di Cristo, spogliati e ricchi solo di questo.


Pieffe


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