Che io non celi il Tuo Amore

Imperial Gate mosaic in Hagia Sophia"Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho celato il tuo amore
e la tua fedeltà alla grande assemblea." (Sl. 39)

Celare l'Amore è un rischio di tutti.
Due sono i modi per celarlo.
O la celiamo per viltà.
Oppure lo celiamo, per la viltà nascosta, che è parlarne troppo
.

In entrambi i casi la viltà ha la meglio. La prima perché è palesemente espressa,
la seconda, più pericolosa, perché abilmente nascosta. Spesso anche a se stessi.

Quello che invece non cela l'amore è la santità di vita, umile, feriale, che restituisce  e riconosce il potere di Dio sulla storia, sulle cose, sul nostro corpo, sulla nostra mente e sul nostro cuore.
Ma questa santità è possibile come dono molto prima che come collaborazione alla grazia. E' consapevolezza e richiesta sull' "ecco io vengo" espresso dal Verbo.
Dall'azione di Dio, dalla Theourgia, prima che dalla liturgia.

Ecco che dunque ogni svelare l'amore, ogni missione, ogni evangelizzazione, ogni forma di apologia e di dialogo, ogni opera di carita fraterna, di solidarietà, di sussidiarietà e di autentica compassione è possibile dalla Sacra Liturgia e nella Sacra Liturgia ritorna.


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