Visitazione della Beata Vergine Maria
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- Creato: 31 Maggio 2012
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Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant'Elisabetta, concedi a noi di essere docili all'azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome.
Prima Lettura Sof 3, 14-18a
Il re d'Israele, il Signore, è in mezzo a voi.
Dal libro del profeta Sofonìa
Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele,
e rallégrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d'Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non vedrai più la sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente.
Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore,
si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa».
Oppure Rm 12, 9-16
Siate solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, la carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.
Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto.
Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili.
Salmo Responsoriale Ct 2,8.10-14
La tua visita, Signore, ci colma di gioia
Una voce! Il mio diletto!
Eccolo, viene saltando per i monti,
balzando per le colline.
Ora parla il mio diletto e mi dice:
«Alzati, amica mia, mia tutta bella, e vieni!
Perché, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata.
I fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirùpi,
mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro».
Canto al Vangelo Cf Lc 1,39,44
Alleluia, alleluia.
Maria si mise in viaggio, sollecita, verso la montagna;
alla voce del suo saluto, Elisabetta trasalì di gioia.
Alleluia.
Vangelo Lc 1, 39-56
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Dal vangelo secondo Luca
In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
Allora Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Commento
La liturgia collega questa festività entro 3 mesi fra l’Annunciazione e la nascita di Giovanni Battista. Sono letture che ritroveremo nell’Avvento, ma inserite in questo periodo, oltre che ad una logica di tempo, fanno pensare anche a qualcos’altro.
Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo gli apostoli iniziano la loro missione di evangelizzatori con una sapienza profonda, consapevoli di ciò che annunziano perché lo Spirito apre loro la mente come aveva promesso il Signore : “Egli vi guiderà alla verità tutta intera“ (Gv 16,13) .
Ora possono rivivere il passato con una luce nuova, tutto quello che hanno vissuto con Gesù e tutto quello che avevano sentito dai profeti trova la sua dimensione, il sapore nuovo e il sapore antico si fondono insieme e con la luce della grazia prende corpo la Chiesa , che si allarga universalmente nel tempo fino ai nostri giorni . E la storia si ripete per noi che, dopo la discesa dello Spirito Santo che rinnova la mente e i cuori, possiamo ri-leggere l’annuncio della venuta del Signore con la consapevolezza che è davvero avvenuta e compiuta. Tutto ciò che era predetto si è attualizzato e allora è vera anche la Sua presenza in mezzo a noi.
“Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele” (Sof 3,14), rallegrati umanità tutta perché il Signore rinnova la sua venuta, annuncia la salvezza, la liberazione continua e profonda dell’uomo. Vuole risvegliare quella fede assopita, soffiare sulla brace per riaccendere quel fuoco che ardeva nel cuore prima di cadere nel “tutto scontato”, nella ragnatela delle abitudini, nella fede fatta solo di parole, di bei discorsi pronunciati agli altri e per gli altri ma non a noi.
“La carità non abbia finzioni” (Rm12,9) dice San Paolo, l’Amore non abbia finzioni!
Quante volte nelle nostre famiglie, nella nostra cerchia di amici, nelle nostre parrocchie, vestiamo un abito di comodo, di apparente comunione, di quotidiana abitudine al sorriso e al saluto, impigliati nell’ormai tutto uguale. Non ci rendiamo conto che piano piano è il nostro io che innaffiamo sentendoci religiosamente giusti?!
La nostra preghiera non ci scalda il cuore, le difficoltà a discernere aumentano ed insieme la paura di perdere ciò che abbiamo ottenuto e ciò che siamo agli occhi degli altri.
Dimenticando che tutto è grazia… sprechiamo la Grazia
Dimenticando che esistiamo per il Tu… rimaniamo soli.
Dimenticando che l’amore come il respiro non si può trattenere… moriamo.
Ma:”Non temere Sion, non lasciarti cadere le braccia” (Sof 14,16) sii attenta alla Sua voce che chiama ad alzarti in una speranza viva; a muoverti come il paralitico sanato (cfrMt 9,1-7), a non aver paura di mostrarti così come sei: creatura, con tutta la tua limitatezza e i tuoi peccati, ma amata… tanto amata da rinnovare ogni momento il Suo donarsi a te, per riempirti tanto da far traboccare il dono che si espande da Lui a te, da te agli altri e dagli altri di nuovo a te in una continuità ecclesiale.
Questa è la danza della carità che ha vissuto Maria, nostra madre e sorella, maestra di tenerezza che ha attuato il progetto di salvezza di Dio; che ha ascoltato e messo in pratica la Sua Parola in comunione piena con la Santa Trinità e con l’umanità tutta; che docile allo Spirito ci insegna a lasciarci guidare per non perderci nei nostri pensieri, nei nostri progetti che il più delle volte non sono gli stessi del Padre; che ci fa vedere come l’amore e la carità vanno di pari passo come Cristo e la Chiesa, in comunione, in una speranza condivisa vissuta e donata.
Maria “Stella della speranza”, la chiama così Benedetto XVI (Spes Salvi) perché luce che ci porta alla Luce, perché intima con la speranza delle Sacre Scritture, perché la sua spinta e la sua gioia di annunciare l’Amore coinvolge noi nella speranza di contemplarlo, di gustarlo, di toccarlo nel suo canto di lode….
”L’anima mia magnifica il Signore” (Lc 1,46)
“In lei cominciano a manifestarsi le meraviglie di Dio, che lo Spirito compirà in Cristo e nella Chiesa” (CDC 721), in lei e nella sua preghiera di Madre mediatrice si sostiene la preghiera della Chiesa, sposa di Cristo, e unita a lei nella speranza.
Maria che salì sollecita verso la montagna a portare l’annuncio, Sali sui colli della nostra anima per illuminarci con la speranza di non essere più schiavi ma figli: “ogni monte e ogni colle sia abbassato” (Is. 4,4).
Guidaci ad una profonda contemplazione del piano divino che scaturì dalle tue labbra nel canto della Misericordia di Dio. Trasmettici la gioia, la tua gioia vibrante, semplice, consolante di sposa, figlia e madre, di Chiesa missionaria che annuncia straripamenti di giustizia verso gli oppressi; di pellegrina costantemente orante per tutti, perché possiamo imparare da te a dire con vera fede:
“Sii esaltato fino al cielo o DIO
Si estende la Tua gloria su tutta la terra” ( Sal 108,5 )
Marilena e Edda.
"il mio spirito esulta in Dio"
Esultare "in Dio" cosa significa se non porre Dio come principio e termine della mia e della nostra gioia?
Maria in questo ci è maestra e via. Ogni cosa in Dio.
Anche la gioia in Dio. Dio principio di esultanza, di gioia, di pienezza e anche custode della nostra gioia.
Pertanto ogni nostra gioia, piccola o grande, va ricapitolata in Lui che purifica il nostro modo di essere e di gioire. Purifica il nostro modo di fare festa.
E' lui che incoraggia nella difficoltà a non perdere la gioia. E' Lui il custode della speranza nella prova.
E' Lui che muove a dimenticarci per vivere nella Carità e nel dono.
E' Lui che sigilla ogni desiderio e lo porta a compimento.
E' Lui il respiro e il compimento di ogni respirare.
E' lui l'essere che muove ad essere.
Dunque proclamare il Magnificat, con Maria e alla scuola di Maria, vuol dire rinnovare il nostro credo ogni sera, al vespro, e ribadire con intima certezza, più grande della nostra debolezza, che Lui è Dio e non ve n'è altri.
Grazie Maria, madre nostra, sostieni il nostro sguardo e le nostre braccia, il nostro cuore e il nostro vivere nel vedere solo Lui e non altri che Lui, in tutti i modi in cui Egli ha scelto di manifestarsi nel nostro peregrinare.
Maria
Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)
«L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l'eternità.
Magnifica il Signore l'anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna.
Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva d'amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l'autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l'onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5).
Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l'inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell'incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.