SANTISSIMO NOME DI GESÙ

nome1La sigla IHS (o in alfabeto greco ΙΗΣ) compare per la prima volta nel III secolo fra le abbreviazioni utilizzate nei manoscritti greci del Nuovo Testamento, abbreviazioni chiamate oggi Nomina sacra. Essa indica il nome ΙΗΣΟΥΣ (cioè “Iesous”, Gesù, in lingua greca antica e caratteri maiuscoli), nel secolo XIV cominciò ad avere culto liturgico.

San Bernardino, aiutato da altri confratelli, sopratutto dai beati Alberto da Sarteáno e Bernardino da Feltre, diffuse con tanto slancio e fervore tale devozione che finalmente venne istituita la festa liturgica. Nel 1530 Papa Clemente VII autorizzò l'Ordine francescano a recitare l'Ufficio del SS. Nome di Gesù. 




Dalla Vita prima di san Francesco di fra Tommaso da Celano (FF 522, 470) – I frati che vissero con frate Francesco sanno molto bene come ogni giorno, anzi ogni momento, affiorasse sulle sue labbra il ricordo di Cristo; con quanta soavità e dolcezza gli parlava, con quale tenero amore discorreva con lui. bocca parlava per l’abbondanza dei santi affetti del cuore, e quella sorgente di illuminato amore che lo riempiva dentro, traboccava anche di fuori. Era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.

Gesù (e il suo nome fu voluto da Dio stesso e annunciato per mezzo dell’angelo a Maria) fu per san Francesco non un’idea, ma una persona viva, un Tu al quale dedicò tutta la vita e gli affetti del cuore. Gesù, che significa “Dio salva”, porta nel mondo la salvezza del Padre. Chi lo incontra fa esperienza, come san Francesco, della sua Dolcezza.



Dall'opera 
sul «Vangelo eterno» di san Bernardino da  Siena

(Sermone 49, art. 1 Opera Omnia, IV, pp. 495 ss).

Il Nome santissimo dagli antichi Patriarchi e Padri fu desiderato, con tanta ansietà aspettato, con tanti sospiri, con tante lagrime invocato, ma nel tempo della grazia misericordiosamente è stato donato. Scompaia il nome dell'umana sapienza, non si senta nome della vendetta, rimanga il nome della giustizia. Donaci il nome della misericordia, risuoni il nome di Gesù nelle mie orecchie, poiché allora veramente la tua voce è dolce e grazioso il tuo volto.
 
Grande fondamento della fede pertanto è il Nome di Gesù, per il quale siamo fatti figli di Dio. La fede della religione cattolica consiste nella conoscenza e nella luce di Gesù Cristo; che è illuminazione dell’uomo, porta della vita, fondamento della salute eterna. Se qualcuno non lo ha o lo ha abbandonato, è come se camminasse senza luce nelle tenebre e per luoghi pericolosi ad occhi chiusi; e sebbene splenda il lume della ragione, segue una guida cieca quando segue il proprio intelletto per capire i segreti celesti, come colui che intraprenda la costruzione della casa senza curarsi del fondamento, oppure, non avendo costruita la porta, cerca poi di entrare per il tetto.

Questo fondamento è Gesù, porta e luce che, mostrandosi agli erranti, indicò a tutti la luce della fede per la quale è possibile ricercare il Dio sconosciuto, e ricercandolo credere, e credendo trovarlo. Questo fondamento sostiene la Chiesa fondata nel Nome di Gesù.
Il Nome di Gesù è luce ai predicatori, poiché fa luminosamente risplendere, annunciare e udire la sua parola. Da dove credi che provenga tanta improvvisa e fervida luce di fede in tutta la terra, se non dalla predicazione del Nome di Gesù? Forse che Dio non ci ha chiamati all'ammirabile sua luce attraverso la luce e la dolcezza di questo Nome? A coloro che sono illuminati e che vedono in questa luce, giustamente l'Apostolo dice: «Una volta eravate tenebre, ora siete luce nel Signore: camminate dunque quali figli della luce».
 
O nome glorioso, o nome grazioso, o nome amoroso e virtuoso! Per mezzo tuo vengono perdonate le colpe, per mezzo tuo vengono sconfitti i nemici, per te i malati vengono liberati, per te coloro che soffrono sono irrobustiti e gioiscono! Tu onore dei credenti, maestro dei predicatori, forza di coloro che operano, tu sostegno dei deboli! I desideri si accendono per il tuo calore e ardore di fuoco, si inebriano le anime contemplative e per te le anime trionfanti sono glorificate nel cielo: con le quali, o dolcissimo Gesù, per questo tuo santissimo Nome, fa' che possiamo anche noi regnare. Amen!


 

Antifona d'Ingresso   Fil 2, 10-11

Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi

nei cieli, sulla terra e sotto terra,

e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore,

a gloria di Dio Padre.
 
In nómine Iesu omne genu flectátur, caeléstium, terréstrium et infernórum; et omnis língua confiteátur quia Dóminus Iesus Christus in glória est Dei Patris.

 
Colletta

Guarda, o Padre, questa tua famiglia,
che onora il santo Nome di Gesù tuo Figlio;
donaci di gustare la sua dolcezza in questa vita,
per godere la felicità eterna nella patria del cielo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
 
Deus, qui salútem humáni géneris in Verbi tui incarnatióne fundásti, da pópulis tuis misericórdiam quam depóscunt, ut sciant omnes non esse, quam Unigéniti tui, nomen áliud invócandum. Qui tecum.

  
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
  
1 Fil 2, 6-11
Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù  ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.  

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 112
Sia sempre benedetto il nome del Signore.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
ora e sempre.

Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutti i popoli eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.

Chi è pari al Signore nostro Dio
che siede nell’alto
e si china a guardare
nei cieli e sulla terra?     

Canto al Vangelo
   
Sal 95,2
Alleluia, alleluia.

Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
Alleluia.

Vangelo   Mt 1,18-25
Lo chiamerai Gesù.

Dal vangelo secondo Matteo
La madre di Gesù, Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.
Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa «Dio con noi».
Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.  



Commento alla liturgia ------------------------------------------------

GRATIA SUPPONIT NATURAM ET PERFICIT EAM

“.. Era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole.” (FF 522, 470)

Ora, come si vede, il fondatore dei frati minori, mosso dallo Spirito, aveva come costante quotidiana e “respiratoria” quella del nome di Gesù.

E, come insegnano i santi padri del deserto, ritmare il respiro e il desiderio sulla Parola ci rende a nostra volta parola nella Parola. Teofori, Cristofori.

E, nel Nome, troviamo il nostro nome.

Non è magia ma devozione, non è parola vana ma preghiera incessante. Non è animismo ma depositare per Grazia, nella natura quotidiana ed attuale, il cuore nel Cuore.

Proprio per l’esposizione e la predicazione missionaria del nome di Gesù, San Bernardino è considerato “patrono dei pubblicitari”.
Per i pubblicitari che vivono di “simbolismo degradato” e di archetipi nevroticamente deformati per la “vendita” c’è di che riflettere, perché se la pubblicità non dona di conoscere il Bello, il Vero e il Buono, a poco serve. Anzi proprio non “serve”.
Ed anche noi, che riempiamo di parole nostre, esse sono inutili e vane se non riportano al Nome e se non vivono del Nome.
Non solo.
Se inganniamo molti portandoli al nostro nome e non al Nome di Gesù siamo nemici di noi stessi, dei fratelli ed empi.
Giudichiamo qui i nostri scritti, il nostro parlare, le nostre scelte, le nostre azioni, il nostro "servire", e, perché no, il nostro essere "social".

Infatti come ci insegnano Maria, Giuseppe e tante altre figure del Vangelo di questi giorni, ciò che muove è Gesù e il Suo Santissimo Nome, che non segue la logica dell’apparire e della vendita, degli effetti speciali, ma la “sobria ebbrezza” dello Spirito nella Sapienza di Betlemme e Nazaret.

Paul Freeman