San Giovanni, Apostolo ed Evangelista
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- Creato: 27 Dicembre 2014
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O Dio, che per mezzo dell'apostolo Giovanni ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: donaci l'intelligenza penetrante della Parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa.
‡ Carissimi, ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita <poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi>, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.
Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.
RIT: ‡ I tuoi amici, Signore, contempleranno il tuo volto.
Il Signore regna, esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sono la base del suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria.
Una luce si è levata per il giusto,
gioia per i retti di cuore.
Rallegratevi, giusti, nel Signore,
rendete grazie al suo santo nome.
‡ Il Verbo si è fatto carne,
e noi abbiamo visto la sua gloria.
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Giovanni
‡ Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Commento
"Poiché la vita si è fatta visibile".
L'amore arriva sempre prima e più velocemente di ogni legge, purché sia amore vero, quello che ha "toccato la vita", per intenderci, e dunque, se autentico, si ferma e attende Pietro.
Perché l'amore è per la Chiesa, non per un protagonismo narcisistico modaiolo.
Se non attende Pietro, non è amore, non rispetta Pietro e non rispetta Cristo.
Ma questo amore è frutto dell'esperienza vera, trasformante e toccante di colui che "tocca la vita" e ne viene intimamente trasformato.
Ecco perché più che di catechesi occorre parlare di catecumenato. E, più che parlarne, occorre proporlo e viverlo esistenzialmente; a tutto tondo, come un fiume che irriga ogni rivolo del'esistenza, senza compartimenti stagni.
La gioia perfetta comunica questa esperienza e non la conserva per sé gelosamente ma ne fa partecipi i fratelli.
La gioia perfetta si verifica dal fatto che Giovanni attende sempre Pietro.
Qui la verifica di ogni manifestazione genuinamente mistica. L'attesa, il rispetto dei ruoli, la necessità della conferma di Pietro.
Questa attesa necessita ad ogni Giovanni di sempre.
E qui si verifica quanto Giovanni sia puro ed abbia toccato realmente la vita, il Verbo.
La mistica, intuizione "scientifica" nell'amore, serve la Chiesa se è umile; se crede che la propria coscienza può anche ingannarsi e crede più in Pietro che in se stessa.
Questa è l'intuizione dei santi che amano Cristo e dunque la sua Chiesa.
Essere cattolici vuol dire essere umili.
Con la scusa modaiola di fuggire ogni omologazione l'uomo cammina alla deriva pilotato dalla sua coscienza ferita.
E il vero "grande fratello" è la propria coscienza ferita.
Ferito porta solo ferita.
Diviso porta solo divisione.
Frammentato porta solo frammentazione.
Ciascuno di noi potrebbe dire come quel posseduto «Mi chiamo Legione, perché siamo in molti» (Mc. 5,9).
Illuso di essere Dio, nel politicamente corretto, non lo dice né agli altri né a se stesso.
Ma il cattolico non è mai omologato. Anzi.
Pensa benissimo con la propria testa ma sa che lo Spirito Santo guida la Chiesa anche e nonostante ogni contraddizione e miseria umana.
Di questa azione dello Spirito egli ha bisogno più della pacificazione e del narcistico arrotolarsi della sua coscienza.
Più di ogni intuizione. Più di ogni carisma.
Certo, questo lo muove... se veramente ha "toccato" il Verbo della vita.
C'è infatti il rischio che quella che sembra essere una visione mistica sia solo "aver mangiato pesante".
Che quella che sembra essere una luce di rivelazione sia una superbia molto, molto sottile.
Di quella cancrena carsica che scava nel profondo e produce zone oscure su cui il "nemico dell'uomo" e di Dio, ha già investito ben bene.
Se dunque la coscienza è il sacrario ultimo dal punto di vista operativo non lo è dal punto di vista valoriale e dei principi.
La coscienza sana riconosce l'azione dello Spirito nella Chiesa, nel Papa e nei pastori,
come azione più grande di ogni intuizione personale.
Questa scelta, seria e consapevole, è lucidissima e tutt'altro che omologata.
Anzi è un'offerta di sè chiara e potente alla luce del cammino di Gesù. È la cristificazione compiuta.
È l'altare quotidiano su cui ha la grazia di restituire nella Grazia.
Questo Giovanni e ogni "Giovanni" nel tempo lo sa bene.
Per questo, se è stato toccato dall'amore, aspetta Pietro ed entra per secondo per vedere e credere.
Giovanni non avrebbe potuto vedere e credere se fosse entrato per primo.
Anzi si sarebbe ingannato.
Ma ha visto e creduto perché è entrato dopo Pietro.
Con la sua fede preventiva nella Chiesa ha rivelato la gioia perfetta di un cuore umile e valorizzato esistenzialmente il dono di Scienza ricevuto.
"E luce fu" (Gen. 1,3)
Francesca e Paul
PRIMA LETTURA
1 Gv 1, 1-4‡ Carissimi, ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita <poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi>, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.
Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.
SALMO RESPONSORIALE
Sal 96RIT: ‡ I tuoi amici, Signore, contempleranno il tuo volto.
Il Signore regna, esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sono la base del suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
I cieli annunziano la sua giustizia
e tutti i popoli contemplano la sua gloria.
Una luce si è levata per il giusto,
gioia per i retti di cuore.
Rallegratevi, giusti, nel Signore,
rendete grazie al suo santo nome.
CANTO AL VANGELO
Alleluia, Alleluia.‡ Il Verbo si è fatto carne,
e noi abbiamo visto la sua gloria.
Alleluia.
VANGELO
Gv 20, 2-8Dal Vangelo secondo Giovanni
‡ Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Commento
"Poiché la vita si è fatta visibile".
L'amore arriva sempre prima e più velocemente di ogni legge, purché sia amore vero, quello che ha "toccato la vita", per intenderci, e dunque, se autentico, si ferma e attende Pietro.
Perché l'amore è per la Chiesa, non per un protagonismo narcisistico modaiolo.
Se non attende Pietro, non è amore, non rispetta Pietro e non rispetta Cristo.
Ma questo amore è frutto dell'esperienza vera, trasformante e toccante di colui che "tocca la vita" e ne viene intimamente trasformato.
Ecco perché più che di catechesi occorre parlare di catecumenato. E, più che parlarne, occorre proporlo e viverlo esistenzialmente; a tutto tondo, come un fiume che irriga ogni rivolo del'esistenza, senza compartimenti stagni.
La gioia perfetta comunica questa esperienza e non la conserva per sé gelosamente ma ne fa partecipi i fratelli.
La gioia perfetta si verifica dal fatto che Giovanni attende sempre Pietro.
Qui la verifica di ogni manifestazione genuinamente mistica. L'attesa, il rispetto dei ruoli, la necessità della conferma di Pietro.
Questa attesa necessita ad ogni Giovanni di sempre.
E qui si verifica quanto Giovanni sia puro ed abbia toccato realmente la vita, il Verbo.
La mistica, intuizione "scientifica" nell'amore, serve la Chiesa se è umile; se crede che la propria coscienza può anche ingannarsi e crede più in Pietro che in se stessa.
Questa è l'intuizione dei santi che amano Cristo e dunque la sua Chiesa.
Essere cattolici vuol dire essere umili.
Con la scusa modaiola di fuggire ogni omologazione l'uomo cammina alla deriva pilotato dalla sua coscienza ferita.
E il vero "grande fratello" è la propria coscienza ferita.
Ferito porta solo ferita.
Diviso porta solo divisione.
Frammentato porta solo frammentazione.
Ciascuno di noi potrebbe dire come quel posseduto «Mi chiamo Legione, perché siamo in molti» (Mc. 5,9).
Illuso di essere Dio, nel politicamente corretto, non lo dice né agli altri né a se stesso.
Ma il cattolico non è mai omologato. Anzi.
Pensa benissimo con la propria testa ma sa che lo Spirito Santo guida la Chiesa anche e nonostante ogni contraddizione e miseria umana.
Di questa azione dello Spirito egli ha bisogno più della pacificazione e del narcistico arrotolarsi della sua coscienza.
Più di ogni intuizione. Più di ogni carisma.
Certo, questo lo muove... se veramente ha "toccato" il Verbo della vita.
C'è infatti il rischio che quella che sembra essere una visione mistica sia solo "aver mangiato pesante".
Che quella che sembra essere una luce di rivelazione sia una superbia molto, molto sottile.
Di quella cancrena carsica che scava nel profondo e produce zone oscure su cui il "nemico dell'uomo" e di Dio, ha già investito ben bene.
Se dunque la coscienza è il sacrario ultimo dal punto di vista operativo non lo è dal punto di vista valoriale e dei principi.
La coscienza sana riconosce l'azione dello Spirito nella Chiesa, nel Papa e nei pastori,
come azione più grande di ogni intuizione personale.
Questa scelta, seria e consapevole, è lucidissima e tutt'altro che omologata.
Anzi è un'offerta di sè chiara e potente alla luce del cammino di Gesù. È la cristificazione compiuta.
È l'altare quotidiano su cui ha la grazia di restituire nella Grazia.
Questo Giovanni e ogni "Giovanni" nel tempo lo sa bene.
Per questo, se è stato toccato dall'amore, aspetta Pietro ed entra per secondo per vedere e credere.
Giovanni non avrebbe potuto vedere e credere se fosse entrato per primo.
Anzi si sarebbe ingannato.
Ma ha visto e creduto perché è entrato dopo Pietro.
Con la sua fede preventiva nella Chiesa ha rivelato la gioia perfetta di un cuore umile e valorizzato esistenzialmente il dono di Scienza ricevuto.
"E luce fu" (Gen. 1,3)
Francesca e Paul