Presentazione del Signore

presentazione-del-signore.jpgNOTA: Quando questa festa ricorre in domenica, si proclamano le tre letture qui indicate; se la festa ricorre in settimana, si sceglie come prima lettura una delle due che precedono il Vangelo; il Salmo responsoriale è sempre lo stesso.

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guarda i tuoi fedeli riuniti
nella festa della Presentazione al tempio
del tuo unico Figlio fatto uomo,
e concedi anche a noi di essere presentati a te
pienamente rinnovati nello spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


Prima lettura

Ml 3,1-4
Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.

Dal libro del profeta Malachìa

Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.
Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.
Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia.
Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Sal 23

Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.


Seconda lettura

Eb 2,14-18
Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.

Dalla lettera agli Ebrei

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Lc 2,30.32)
Alleluia, alleluia.
I miei occhi hanno visto la tua salvezza:

luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele.
Alleluia.



Vangelo
Lc 2,22-40

I miei occhi hanno visto la tua salvezza.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

Forma breve (Lc 2,22-32):

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».

Parola del Signore




Commento


IL DONO DI SCIENZA

"Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza".
(Dal Vangelo della Presentazione del Signore, Lc 2,22-40)


Cosa distingueva la famiglia di Nazareth con quell'unico bimbo da molte altre venute per la presentazione?

Agli occhi feriti, i nostri, nulla.
Ma agli occhi carichi di Scienza di Simeone vuol dire tutto.

Qui la differenza per Simeone e per tutti coloro che invocano e coltivano, incessantemente, il dono di Scienza.

È infatti questo dono che consente di vedere quello che la ragione, soprattutto per le nostre ferite, è incapace di vedere.

È la Scienza dello Spirito quell'unzione che fa vedere Dio proprio dove Egli si nasconde e si è nascosto.
Il dono di Scienza è il collirio, è la bussola, è la polarizzazione.

Ora, poichè la storia non è solo un susseguirsi di eventi, drammatici o belli, macroscopici o microscopici, ma, soprattutto, l'agire di Dio nel tempo, è fondamentale avere questo dono.

Non è un dono "misticheggiante" che rende "ebeti" e disincarnati. No.
È il dono per vedere con Sapienza e cogliere l'agire di Dio e tutta la speranza che ne comporta in esso.

Sono questi "occhi" che abbisognano del collirio dello Spirito.
Sono i miei poveri occhi che desiderano finalmente di vedere.
È la mia cecità curva sul male che attende che le cataratte siano infrante dalla Scienza di Dio.
È lo Spirito che va invocato incessantemente per "vedere la salvezza del Signore".

La Scienza, come dono dello Spirito, dunque, non è un dono accessorio ma fondamentale per intuire, co-intuire e vedere ciò che Dio compie nella storia.
Nella storia personale e comunitaria.

Mio è l'occhio, che ho ricevuto, ma dall'alto viene la Luce che dona al mio occhio la visione di ciò che è.
Non sono io la Luce, non posso darmi la Luce, ma posso e devo aprire il mio occhio alla Luce che tutto scalda, illumina, trasfigura e svela.
Senza umiltà non vi è Scienza.

Il discernimento vocazionale ha bisogno di questo dono.
I pastori hanno bisogno di questo dono.
I direttori spirituali ed i diretti ne hanno necessità vitale.
Il Papa, i vescovi e tutti i sacerdoti hanno bisogno di questo dono.
I papà hanno bisogno di questo dono.
Tutti i cattolici hanno bisogno di questo dono, tanto più se operano con ruoli e ministeri di servizio sociale e pubblico.

Ma è un dono delicatissimo che si ottiene e si mantiene nella preghiera e nella devozione, anzi ancor più nella prostrazione;
si sorregge nella carità sincera e si alimenta con la catechesi e lo studio umile.
È un dono che richiede l'invocazione costante dell'angelo custode, perché gli angeli vivono di Scienza.

È un dono di profezia e come tutti i doni di profezia sincera si radica su un cuore umile, obbediente, sottomesso, scarnificato, umiliato e nascosto.
Eroso dalla potente ed amorosa mano di Dio.

È un dono che Simeone ha coltivato ed alimentato ma ha ricevuto in pienezza grazie alla visita della Santa Famiglia.

È dono legato alla Bellezza e alla Gioia.

Simeone fa eco alla gioia esultante dei Magi al vedere della Stella.
Anche Simeone, come i Magi, esce fuori da sé.
Questo produce la Luce di Scienza, uscire fuori da sé a causa della Gioia.
Gioia che probabilmente i Magi  hanno raccontato ai genitori di Gesù e che, ora, gli stessi genitori sentono riverberata in un uomo di Dio.
Perché la Gioia riverbera nella Gioia. Ce lo ha insegnato Elisabetta ce lo ha mostrato Maria, donna tutta di Scienza.
Ce lo ha mostrato senza alcuna parola Giuseppe, angelo di Cristo fatto Scienza.

Pertanto chiunque si appresti a desiderare la pienezza di questo dono lo chieda a Gesù per l'intercessione dei suoi genitori, per intercessione di Maria e di Giuseppe.

Anzi incontri proprio la Santa Famiglia, nella preghiera, se desidera il dono di Scienza.

Perché Gesù è la Scienza stessa e la Santa Famiglia è quella che la custodisce e la dona, donando Lui.
Ed è la Santa Famiglia che con te gioisce della Luce delle genti.

Paul



Vd sussidio proposto dal Monastero del Sacro Cuore
FEBBRAIO_2_febbraio_Presentazione_del_Signore.pdf







Citazioni di:

Ml 3,1-4: http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9absigc.htm

Eb 2,14-18: http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9avva0b.htm

Lc 2,22-40: http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/it/9bcdhyb.htm



La prima lettura dà uno spunto molto importante per leggere in profondità il mistero della Presentazione al tempio di Gerusalemme del Bambino Gesù, da parte di Maria e Giuseppe, in ossequio ai canoni della Legge di Mosè. Il testo, preso dal libro di Malachia, dice: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate». Dall’insieme dei Vangeli, noi sappiamo bene chi è il Precursore che Dio ha inviato davanti a Sé per preparare la via: è san Giovanni Battista, del quale sappiamo anche che nacque sei mesi prima di Gesù. Mettendo insieme questi dati evangelici, noi comprendiamo le parole di Malachia in questo modo: il Signore Dio preannuncia che verrà tra noi e che, prima di ciò, manderà un Precursore che gli prepari la via. Siccome tra la nascita di Giovanni e di Gesù trascorrono solo sei mesi, è chiaro che nell’oracolo profetico si dica che subito dopo il Precursore, verrà il Signore stesso. Così, subito dopo la venuta del Battista, Dio è entrato nel suo tempio. Ecco quanto è avvenuto nel giorno della Presentazione al tempio di Gesù. Il Dio fatto uomo entra nel tempio, si rende disponibile a coloro che proprio in quel tempio lo cercavano.

Il Vangelo del giorno ci mette davanti diversi personaggi ed avvenimenti e, con ciò stesso, fornisce numerosi insegnamenti e propone temi per l’ulteriore riflessione. Innanzitutto appaiono Maria e Giuseppe, che rispettano i doveri legali prescritti da Mosè. Il loro sacrificio è quello previsto per i poveri: due tortore o due colombi.

Appaiono anche Simeone ed Anna, due venerandi anziani, dediti alla preghiera ed al digiuno, i quali proprio per questo loro spirito fortemente religioso sono capaci di riconoscere il Messia. In questo senso, possiamo vedere nella Presentazione di Gesù al tempio quasi un prolungamento della Giornata pro orantibus, che si celebra nel giorno della Presentazione di Maria (21 novembre), Giornata in cui la Chiesa manifesta la propria gratitudine a tutti coloro che nella Comunità si dedicano in maniera privilegiata al ministero della preghiera, con particolare distinzione per le vocazioni religiose e di vita contemplativa. Anche la Presentazione di Gesù al tempio ci ricorda, nelle figure dei due pii vegliardi, che la preghiera e la contemplazione non sono affatto una perdita di tempo, un ostacolo alla carità. Al contrario, non c’è tempo speso meglio di quello trascorso in preghiera, come non c’è una vera carità cristiana che non sia conseguenza di una solida vita interiore. Solo chi prega e fa penitenza, come Simeone ed Anna, è aperto al soffio dello Spirito: sa riconoscere perciò il Signore in qualunque circostanza Egli si manifesti, perché possiede un più ampio sguardo interiore e impara ad amare con il cuore di Colui il cui nome è Carità!

Infine, il Vangelo valorizza la profezia di Simeone sulla sofferenza di Maria. Giovanni Paolo II insegna a questo proposito che «quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore» (Redemptoris Mater, n. 16). L’annuncio dell’arcangelo era stato fonte di indicibile gioia, perché riguardava la regalità messianica di Gesù e il carattere sovrannaturale del suo concepimento verginale. L’annuncio dell’anziano nel tempio, invece, parla dell’opera della redenzione, che il Signore compirà associando a Sé, nel suo dolore come già nella sua nascita umana, la Madre sua. La dimensione mariana di questa festa è dunque molto forte, motivo per cui nel calendario liturgico della «forma straordinaria» del Rito Romano essa viene indicata come Purificazione della Beata Vergine Maria, dicitura che mette in evidenza l’altro aspetto della Presentazione, consistente nella purificazione rituale delle donne ebree dopo il parto. Nel caso di Maria, tale purificazione, per Lei non necessaria, indica il rinnovamento della sua offerta totale al piano di Dio.

Simeone, nel suo oracolo profetico, annuncia anche che Cristo sarà segno di contraddizione. In una sua omelia (cf. PG 77, 1044-1049), san Cirillo di Alessandria interpreta le parole del santo anziano in questo modo: «Per “segno di contraddizione” intende la nobile croce, come scrive il sapientissimo Paolo: “Scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani” (1Cor 1,23) […] Ed è segno di contraddizione nel senso che in quelli che si perdono appare come follia, mentre in quelli che riconoscono la sua potenza si rivela salvezza e vita».




vd Il dono di Scienza


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