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Chiamati a lavorare insieme

bartolomeo chiesa ortodossaBAKU, 22. «Le religioni sono sempre più chiamate a lavorare insieme, insieme alle autorità pubbliche e alla società civile, per ristabilire una cultura della solidarietà». È quanto sostiene il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, in un messaggio inviato ai partecipanti alla conferenza internazionale svoltasi ieri, giovedì 21, a Baku, capitale dell'Azerbaigian, sul tema «2017 Anno della solidarietà islamica: dialogo interreligioso e interculturale». Il leader spirituale ortodosso sottolinea insomma la responsabilità sociale delle religioni e la sempre maggiore interdipendenza che si evidenzia soprattutto in tempi di globalizzazione. In quest’ottica, afferma, «non c’è solidarietà senza dialogo» e «il dialogo è l’antidoto al fondamentalismo».
Il tema della conferenza, evidenzia Bartolomeo nel messaggio fatto pervenire tramite il metropolita di Francia, Emmanuel, ricorda in particolare lo stretto legame tra la necessità del dialogo tra le religioni e la solidarietà tra i popoli e le nazioni. Un aspetto già messo in luce, viene ricordato, dal santo e grande sinodo ortodosso che nel 2016 con «voce profetica» ha dichiarato come «il dialogo interreligioso onesto contribuisce allo sviluppo della fiducia reciproca e alla promozione della pace e della riconciliazione». Infatti, «la Chiesa si sforza di rendere “la pace dall’alto” più tangibilmente sentita sulla terra. La vera pace non si ottiene con la forza delle armi, ma solo attraverso l’amore che “non cerca il suo” ( 1 Corinzi , 13, 5). L’olio della fede deve essere usato per lenire e guarire le ferite altrui, non per riaccendere nuovi fuochi di o dio». Con chiarezza Bartolomeo sottolinea come proprio la parola «solidarietà» contenga «l’essenza stessa dell’etica sociale, riferendosi ai pilastri della libertà, dell’amore e della giustizia. Significa fermezza nella lotta per una società giusta, il rispetto della dignità umana oltre ogni divisione delle classi sociali». La convinzione è dunque che «il futuro dell’umanità dipenda dall’istituzione di una cultura della solidarietà». In questa prospettiva, si inserisce il ruolo oggi sempre più determinante delle religioni. Soprattutto a causa della globalizzazione, infatti, «le tradizioni religiose non sono più isolate» e sono «sempre più chiamate a lavorare insieme». Anche perché, aggiunge Bartolomeo, «le religioni hanno sviluppato un’impressionante tradizione di filantropia e solidarietà». Tanto che persino «i moderni avversari della religione sono stupiti dal potere sociale e dall’impatto della fede». In questo senso, «il dialogo interreligioso, la consapevolezza ambientale e la cultura della solidarietà sono responsabilità che dobbiamo non solo alla generazione attuale». Infatti, pure le generazioni future hanno «diritto a un mondo libero da fanatismo e violenza, incontaminato dall’inquinamento e dalla devastazione naturale, una società che sia luogo di solidarietà». Particolarmente importante è dunque proseguire e approfondire ulteriormente il dialogo con il mondo islamico. «Oggi vogliamo stare con i nostri amici musulmani — afferma Bartolomeo — per lo stesso motivo per cui siamo stati presenti all’Università di Al-Azhar, nell’aprile 2017, e vogliamo ripetere oggi: “Il dialogo interreligioso riconosce le differenze delle tradizioni religiose e promuove la pace, la coesistenza e la cooperazione tra persone e culture. Il dialogo interreligioso non significa negare la propria fede, piuttosto cambiare la propria mente o il proprio atteggiamento nei confronti dell’altro. Quindi può anche guarire e disperdere i pregiudizi e contribuire alla comprensione reciproca e alla risoluzione pacifica dei conflitti». Così, il dialogo interreligioso può «scacciare paura e sospetto» e rappresenta il vero antidoto al fondamentalismo. Mentre l’islam non equivale al terrorismo «perché il terrorismo è estraneo a qualsiasi religione». Il dialogo, secondo il patriarca ortodosso, è dunque «un gesto e una fonte di maggiore solidarietà». Esso «non minaccia la nostra identità particolare. Al contrario, la approfondisce e la arricchisce. Il dialogo resiste sia al fanatismo che al relativismo. Il dialogo è una possibilità di speranza e una sfida positiva».

© Osservatore Romano - 23 dicembre 2017