Quella grotta sacra che nei secoli si trasforma in cripta
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- Creato: 05 Gennaio 2013
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di FABRIZIO BISCONTI
Proprio quando si celebra l’anniversario della “svolta costantiniana” e dell’editto di tolleranza nei confronti della religio-ne cristiana con convegni, mostre e pubblicazioni, il pensiero corre, in que-sto periodo natalizio, all’intervento dei Costantinidi a Betlemme, dove, secondo le fonti e la tradizione, per volontà di Elena, fu costruita la grande basilica nel piccolo centro a cui alludeva Michea, nella celebre profezia: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te verrà colui che deve essere il dominatore di Israe-le» (5, 1).
E proprio a Betlemme Maria «diede alla luce il suo figlio primogeni-to, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Luca, 2, 6). Ebbene, già negli anni centrali delII se-colo, il martire Giustino, nel Dialogo con Tr i f o n e (capitolo 78), ribadisce il fatto che Giuseppe, dal momento che non poté prendere alloggio a Betlemme, oc-cupò una grotta dei dintorni e Origene, un secolo dopo, nelContra Celsum, fa riferimento alla diffusione dell’identifi-cazione della grotta della Natività, tanto che «anche gli estranei alla nostra fede conoscono il luogo della nascita di Ge-sù, che i cristiani venerano» (I, 51). Eusebio di Cesarea, rispettivamente nel XLIe nel X LV I I I libro della Vita di Costantino, ricorda l’edificazione di una basilica, proprio sulla grotta della Nati-vità. Il maestoso edificio di culto, noto al Pellegrino di Bordeaux, che lo visitò nel 333, fu consacrato — come si diceva in apertura — alla presenza di Elena, co-sì come era successo per la basilica eret-ta sul monte degli Olivi, pur essa situa-ta su una caverna dove il Cristo aveva ammaestrato gli apostoli. Il culto per le grotte sacre passa at-traverso la cultura giudaica e quella cri-stiana, tanto che una tradizione voleva che il corpo di Adamo fosse sepolto in una caverna del Golgota e un’altra indi-cava una grotta di Betlemme come luo-go della tumulazione di Davide. Grego-rio di Nissa, nell’ultimo scorcio del IV secolo, attribuisce alle grotte, agli antri o alle caverne un significato caratteriz-zato da oppositae qualitates: se, infatti, da un lato egli si attesta sulla valutazio-ne negativa legata alla peculiarità delle tenebre, dell’oscurità, del buio, già con-siderata da Platone e dal pensiero neo-platonico, dall’altro prende in conside-razione proprio la grotta di Betlemme che viene illuminata dalla luce del Cri-sto. Il fatto che i più importanti luoghi di culto della Terra Santa, ossia l’An à s t a s i s , il Golgota, Betlemme e il Monte degli Ulivi, si situino su antri-grotte può an-che rappresentare un suggestivo antefat-to architettonico per la genesi delle cripte e degli eremi rupestri che, pro-prio in Palestina, conoscono le prime ri-levanti manifestazioni. Ma torniamo alla basilica della Nati-vità, descritta fra il 382 e il 384 dalla pellegrina Egeria nel suo Diario di viag-gio, laddove ricorda che, entrando nell’edificio, non si vede altro che oro, gemme, teli di seta ricamati, candelabri, arredi preziosi e mosaici pavimentali. La testimonianza della pellegrina spagnola risponde perfettamente all’o rganizzazione architettonica del cantiere costanti-niano, che presentava cinque navate, con una desinenza absidale in forma di ottagono, che vuole alludere all’ogdoa-de, all’ottavo giorno, alla perfezione e che recupera un altro importante edifi-cio costantiniano, ossia la cattedrale di Antiochia, il famoso ottagono aureo, in quanto ricoperto di preziosi mosaici parietali a fondo oro. Il corpo ottagonale della basilica del-la Natività presentava una gradinata d’accesso a una piattaforma circolare protetta da una recinzione metallica, di cui sono rimasti i fori di incasso. Se gli archeologi del passato ritennero che tale organizzazione fosse funzionale a un’ipotetica cavità che permettesse di visionare la “sacra grotta” sottostante, il padre francescano Bellarmino Bagatti riconobbe nel singolare impianto la ba-se per un altare circondato da una serie di cancelli e sormontato da un ciborio. Il Bagatti e gli specialisti dello Stu-dium biblicum Franciscanumr i c o s t ru i ro n o lo sviluppo della basilica costantiniana, che proponeva l’edificio-tipo del tempo, con pianta longitudinale scandita da file di colonne e preceduta da un ampio quadriportico, mentre i pavimenti musi-vi, scoperti durante gli scavi che si pro-trassero dagli anni Trenta agli anni Cin-quanta del secolo scorso, mostrano ele-menti geometrici, vegetali e zoomorfi. Il santuario — forse già nel IV secolo — presenta due poli per la venerazione dei pellegrini: il luogo della nascita e quello del presepe. Al tempo di Giustiniano, il manufat-to ottagonale fu sostituito da tre absidi, mentre fu sopraelevato il pavimento e furono decorate a mosaico le pareti, poi asportati durante l’iconoclastia, e anche le fonti riferiscono che, per molto tem-po, si conservò un’adorazione dei Magi nell’area presbiteriale. Oggi, attorno all’edificio, sono sorti i conventi francescano, greco e armeno e due scale, situate sul coro, conducono alla grotta. Una stella argentea, posi-zionata nel coro, collocata nel XVIII secolo, laddove si riteneva fosse nato Ge-sù, fu asportata nel 1847 dagli ortodossi e poi ripo-sizionata proprio nel pun-to in cui, già nel medioe-vo, i pellegrini vedevano una stella marmorea, che rievocava l’astro seguito dai Magi, ai quali, peral-tro, è dedicato un altare all’interno della g ro t t a . Sin dall’antichità, altri piccoli memoriali costella-no l’h i n t e rl a n d di Betlem-me, come quello collocato a un miglio dalla città, ri-cordato come il Campo dei pastori, a memoria dell’annuncio che essi ri-cevettero dall’angelo (Lu-ca, 2, 8). Il sito, definito D eir-er-Ra’wat, presenta una grotta inglobata in due edifici di culto sovrapposti, dei quali uno riferibile, pre-sumibilmente, al IV-V secolo, presenta lacerti della decorazione musiva pavi-mentale. Nel luogo, chiamatoPoimè-nion, nacque un convento, già compro-messo al tempo dei crociati. Altri siti propongono memorie tarde e avvolte nell’affabulazione leggendaria: dal luogo di Beit-Sahour dove era un pozzo presso il quale si dissetarono Ma-ria e Giuseppe in viaggio per Betlemme, alla “grotta del latte”, dove, secondo la tradizione, la Madonna sostò per allattare il Bambino.
© Osservatore Romano - 6 gennaio 2013
Proprio quando si celebra l’anniversario della “svolta costantiniana” e dell’editto di tolleranza nei confronti della religio-ne cristiana con convegni, mostre e pubblicazioni, il pensiero corre, in que-sto periodo natalizio, all’intervento dei Costantinidi a Betlemme, dove, secondo le fonti e la tradizione, per volontà di Elena, fu costruita la grande basilica nel piccolo centro a cui alludeva Michea, nella celebre profezia: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te verrà colui che deve essere il dominatore di Israe-le» (5, 1).
E proprio a Betlemme Maria «diede alla luce il suo figlio primogeni-to, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Luca, 2, 6). Ebbene, già negli anni centrali delII se-colo, il martire Giustino, nel Dialogo con Tr i f o n e (capitolo 78), ribadisce il fatto che Giuseppe, dal momento che non poté prendere alloggio a Betlemme, oc-cupò una grotta dei dintorni e Origene, un secolo dopo, nelContra Celsum, fa riferimento alla diffusione dell’identifi-cazione della grotta della Natività, tanto che «anche gli estranei alla nostra fede conoscono il luogo della nascita di Ge-sù, che i cristiani venerano» (I, 51). Eusebio di Cesarea, rispettivamente nel XLIe nel X LV I I I libro della Vita di Costantino, ricorda l’edificazione di una basilica, proprio sulla grotta della Nati-vità. Il maestoso edificio di culto, noto al Pellegrino di Bordeaux, che lo visitò nel 333, fu consacrato — come si diceva in apertura — alla presenza di Elena, co-sì come era successo per la basilica eret-ta sul monte degli Olivi, pur essa situa-ta su una caverna dove il Cristo aveva ammaestrato gli apostoli. Il culto per le grotte sacre passa at-traverso la cultura giudaica e quella cri-stiana, tanto che una tradizione voleva che il corpo di Adamo fosse sepolto in una caverna del Golgota e un’altra indi-cava una grotta di Betlemme come luo-go della tumulazione di Davide. Grego-rio di Nissa, nell’ultimo scorcio del IV secolo, attribuisce alle grotte, agli antri o alle caverne un significato caratteriz-zato da oppositae qualitates: se, infatti, da un lato egli si attesta sulla valutazio-ne negativa legata alla peculiarità delle tenebre, dell’oscurità, del buio, già con-siderata da Platone e dal pensiero neo-platonico, dall’altro prende in conside-razione proprio la grotta di Betlemme che viene illuminata dalla luce del Cri-sto. Il fatto che i più importanti luoghi di culto della Terra Santa, ossia l’An à s t a s i s , il Golgota, Betlemme e il Monte degli Ulivi, si situino su antri-grotte può an-che rappresentare un suggestivo antefat-to architettonico per la genesi delle cripte e degli eremi rupestri che, pro-prio in Palestina, conoscono le prime ri-levanti manifestazioni. Ma torniamo alla basilica della Nati-vità, descritta fra il 382 e il 384 dalla pellegrina Egeria nel suo Diario di viag-gio, laddove ricorda che, entrando nell’edificio, non si vede altro che oro, gemme, teli di seta ricamati, candelabri, arredi preziosi e mosaici pavimentali. La testimonianza della pellegrina spagnola risponde perfettamente all’o rganizzazione architettonica del cantiere costanti-niano, che presentava cinque navate, con una desinenza absidale in forma di ottagono, che vuole alludere all’ogdoa-de, all’ottavo giorno, alla perfezione e che recupera un altro importante edifi-cio costantiniano, ossia la cattedrale di Antiochia, il famoso ottagono aureo, in quanto ricoperto di preziosi mosaici parietali a fondo oro. Il corpo ottagonale della basilica del-la Natività presentava una gradinata d’accesso a una piattaforma circolare protetta da una recinzione metallica, di cui sono rimasti i fori di incasso. Se gli archeologi del passato ritennero che tale organizzazione fosse funzionale a un’ipotetica cavità che permettesse di visionare la “sacra grotta” sottostante, il padre francescano Bellarmino Bagatti riconobbe nel singolare impianto la ba-se per un altare circondato da una serie di cancelli e sormontato da un ciborio. Il Bagatti e gli specialisti dello Stu-dium biblicum Franciscanumr i c o s t ru i ro n o lo sviluppo della basilica costantiniana, che proponeva l’edificio-tipo del tempo, con pianta longitudinale scandita da file di colonne e preceduta da un ampio quadriportico, mentre i pavimenti musi-vi, scoperti durante gli scavi che si pro-trassero dagli anni Trenta agli anni Cin-quanta del secolo scorso, mostrano ele-menti geometrici, vegetali e zoomorfi. Il santuario — forse già nel IV secolo — presenta due poli per la venerazione dei pellegrini: il luogo della nascita e quello del presepe. Al tempo di Giustiniano, il manufat-to ottagonale fu sostituito da tre absidi, mentre fu sopraelevato il pavimento e furono decorate a mosaico le pareti, poi asportati durante l’iconoclastia, e anche le fonti riferiscono che, per molto tem-po, si conservò un’adorazione dei Magi nell’area presbiteriale. Oggi, attorno all’edificio, sono sorti i conventi francescano, greco e armeno e due scale, situate sul coro, conducono alla grotta. Una stella argentea, posi-zionata nel coro, collocata nel XVIII secolo, laddove si riteneva fosse nato Ge-sù, fu asportata nel 1847 dagli ortodossi e poi ripo-sizionata proprio nel pun-to in cui, già nel medioe-vo, i pellegrini vedevano una stella marmorea, che rievocava l’astro seguito dai Magi, ai quali, peral-tro, è dedicato un altare all’interno della g ro t t a . Sin dall’antichità, altri piccoli memoriali costella-no l’h i n t e rl a n d di Betlem-me, come quello collocato a un miglio dalla città, ri-cordato come il Campo dei pastori, a memoria dell’annuncio che essi ri-cevettero dall’angelo (Lu-ca, 2, 8). Il sito, definito D eir-er-Ra’wat, presenta una grotta inglobata in due edifici di culto sovrapposti, dei quali uno riferibile, pre-sumibilmente, al IV-V secolo, presenta lacerti della decorazione musiva pavi-mentale. Nel luogo, chiamatoPoimè-nion, nacque un convento, già compro-messo al tempo dei crociati. Altri siti propongono memorie tarde e avvolte nell’affabulazione leggendaria: dal luogo di Beit-Sahour dove era un pozzo presso il quale si dissetarono Ma-ria e Giuseppe in viaggio per Betlemme, alla “grotta del latte”, dove, secondo la tradizione, la Madonna sostò per allattare il Bambino.
© Osservatore Romano - 6 gennaio 2013